«Fiera, la figlia di Toffali assunta per le pressioni dell’ex assessore»
«Contratto illecito»: le motivazioni dei 10 mesi a ex politico, Mantovani e Riello. «Non ci fu corruzione»
«Pur di compiacere VERONA l’(allora, ndr) assessore comunale Enrico Toffali, il dg e l’ex presidente dell’Ente Fiera Giovanni Mantovani ed Ettore Riello si determinavano a procedere all’assunzione della figlia di lui (Carlotta Toffali,
ndr) nonostante l’incompetenza dimostrata dalla medesima nello svolgimento delle mansioni assegnatele, dato emerso pacificamente».
A scriverlo è il Tribunale collegiale presieduto dal giudice Sandro Sperandio nelle 50 pagine in cui spiega perché tre mesi fa Mantovani, Riello e l’ex assessore Toffali sono stati condannati a 10 mesi a testa (pena sospesa) per l’assunzione a tempo determinato in Fiera della figlia di Toffali, Carlotta (assolta perché «non consapevole del trattamento di favore a lei riservato»).
Le motivazioni del processo «Parentopoli bis» sono appena state depositate e s’incentrano soprattutto sulle ragioni in base a cui, secondo i magistrati scaligeri, sussista per il contratto alla figlia di Toffali l’ipotesi di abuso d’ufficio: «...l’intenzionalità del vantaggio a Carlotta T.è l’effetto della volontà di favorirla specificamente, e la condotta degli incaricati di pubblico servizio si colora del requisito della consapevolezza della produzione di un ingiusto vantaggio patrimoniale al privato, per effetto della condotta istigatrice posta in essere dall’(ex, ndr) assessore Toffali». Tra le prove, campeggiano le intercettazioni telefoniche, come quella del 23 aprile 2013 in cui «Mantovani e Riello commentano le pressioni ricevute dal “rappresentante del Comune” per la questione del “cavallo stabile” (soprannome per Carlotta T, ndr)e Mantovani rappresenta a Riello che l’assessore insiste affinché la figlia venga assunta direttamente dall’Ente Fiere, sia pure con contratto a tempo determinato; entrambi gli interlocutori si dimostrano consapevoli del rischio connesso a un’assunzione del genere...». Come chiariscono gli stessi giudici nelle motivazioni, del resto, «la Fiera di Verona è ente pubblico, economico a partecipazione pubblica: orbene, dalla ampia istruttoria dibattimentale e dalla documentazione..., risulta che non abbia adottato idoneo regolamento per le assunzioni..., in violazione alla legge 133/2008»: da qui i 10 mesi a Mantovani, Riello e all’ex assessore, che «si è attivamente interessato alla situazione occupazionale della figlia a tal punto che in una telefonata Riello chiedeva a Mantovani “sei stato tartassato dal rappresentante del Comune per il cavallo stabile?”. Al che, Mantovani rispondeva “non ne posso più”...». Nessun reato invece per l’assunzione a tempo indeterminato del figlio dell’ex dirigente comunale ai Lavori Pubblici Luciano Ortolani, Giorgio: quest’ultimo «in qualità di stagista aveva ottenuto ottimi risultati , pertanto non stupisce la sua assunzione...È pur vero - aggiungono i giudici - che anche Giorgio O. è stato assunto in violazione della legge citata, ma aveva maturato tutti gli elementi giuridici e fattuali prodromici alla sua assunzione». Di conseguenza, è caduta l’ipotesi di corruzione contestata a Ortolani senior e a Mantovani per essersi, secondo il pm Valeria Ardito, accordati per velocizzare la pratica comunale per una serie di lavori in via Brigata Aosta (dove il secondo aveva proprietà) in cambio dell’assunzione del figlio del primo: anche perché, «l’assunzione avvenne in un momento precedente alla contestata sollecitazione».
Infine, la condanna a un anno e mezzo per truffa inflitta all’ex dirigente Ortolani per una serie di «favori personali» chiesti ad alcuni dipendenti comunali durante l’orario di lavoro: «L’istruttoria dibattimentale ha evidenziato senza dubbio come Ortolani abbia chiesto continuativamente ai suoi collaboratori una serie di prestazioni destinate a soddisfare sue esigenze personali». Per i giudici, «si è trattato di un errore non scusabile, considerata la molteplicità degli episodi e la qualifica di Ortolani, nonché la sua pluriennale esperienza» ed è «evidente che abbia usufruito lui esclusivamente di tutte le situazioni in modo sistematico, perciò truffaldino». Così è deciso, in attesa dei (già annunciati) ricorsi in appello.
L’ex dirigente comunale Ortolani fu autore di numerose condotte truffaldine