Corriere di Verona

«È una questione di testa Contro il Genoa serve un Chievo sporco e cattivo»

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«Adesso è più una questione di testa». La testa del Chievo è uscita dalla sua comfort zone. Quella di un anno fa, quando dopo 23 partite i punti erano 29 e il vantaggio sulla terzultima +15. Quella di due anni fa, 27 gettoni e +8 sulla zona rossa. Si stava più comodi. Niente a che vedere coi 22 sassolini odierni, il +5 sulla Spal, solo Sassuolo (idem, 22) e Crotone (20) tra sé e i ferraresi, cioè la soglia del tetto che scotta. Si stava più comodi, sì, e la faccia era più rilassata. Dice Riccardo Meggiorini, 32 anni, contratto fino al 2020, quella fantasia e soprattutt­o quella tigna in pressing di cui l’attacco pandorato necessita: «Le facce di chi è già salvo le conosco: quelle che vedo nello spogliatoi­o, oggi, sono le facce di chi è in piena lottasalve­zza, lo sa, ma al contempo non ha paura».

Il Chievo non vince da due mesi e mezzo. Un po’ perché ha sbagliato quando non doveva, vedi Crotone e Benevento. Un po’ perché i 15 punti nelle prime dieci giornate avevano illuso che il giubbotto invernale fosse bello che pronto. Un po’ perché perdere bussole come Meggiorini, Castro, Inglese, Gamberini, chi prima e chi dopo, è costato caro. «Non vincere incide su morale e coraggio, t’innervosis­ce, ti porta a fare scelte affrettate in campo».

Le parole di Meggiorini prima del Genoa, domenica, snodo fondamenta­le per schiodarsi dalle sabbie mobili, sono le parole di chi sa d’essere dentro la bagarre. Cioè dentro un territorio pericoloso in cui bisogna procedere dosando autocritic­a e ragionevol­e ottimismo. L’autocritic­a di Meggiorini (che nel settembre 2016 salvò una ragazza dall’aggression­e del fidanzato e per quel gesto ha ricevuto ieri a Veronello l’ottavo «Premio Fair Play Panathlon Verona 1954 - Comune di Verona») è chiara: «Di errori ne abbiamo commessi». Il ragionevol­e ottimismo, altrettant­o: «La squadra c’è, in settimana lo vedi, zero dubbi. La rosa poi, in questi anni, è rimasta molto simile a se stessa e ha già superato momenti così. In più abbiamo un presidente che ci sta vicino: anche a inizio settimana ci ha parlato, insieme a mister Maran, invitandoc­i a stare sereni per essere più lucidi e non cadere nelle ansie».

Di ansie, quest’anno, Meggiorini ne ha assaggiate. Out i primi otto turni per recuperare dall’infortunio al crociato, rientrato bene soffiando il posto a Pucciarell­i, ricaduto in un problema muscolare che l’ha estromesso fra 18° e 21° turno. «Mai avuto così poca continuità nella mia carriera», ammette la punta veronese. Però, adesso, 10’ contro la Juve, 90’ contro l’Atalanta: «Più gioco e più andrà meglio». Più giocherann­o lui, Inglese e Castro, il quale fra tre giorni dovrebbe riapparire fra i convocati, e più il Chievo tornerà alla propria versione base: «È positivo che Inglese sia rientrato con l’Atalanta e che Castro stia rientrando in gruppo, la rosa inizia a essere più nutrita come prima e la qualità del lavoro si alza».

Ciò che conta è che il Chievo alzi la mano. «Sì, perché è ora che si vedrà quanto siamo tosti come giocatori e come persone». E ora vuol dire quel Genoa che ha messo la freccia toccando i 24 punti col blitz in casa Lazio. «Difficile prevedere che partita sarà», dribbla Meggiorini, lui che di partite in A ne conta 232: «Di sicuro dovrà essere un Chievo sporco e cattivo, più che bello». Sporco e cattivo, già.

Perché la bagarre è lì. Il Chievo c’è finito dentro. Uscendo dalla sua comfort zone e costringen­dosi a rimboccars­i le maniche, sporcarsi le mani, tornare a essere il Chievo degli inverni rigidi: quando la classifica non scalda più, fuoco e legna bisogna andarseli a procurare da soli.

Positivi i ritorni di Inglese e Castro, con loro la qualità del lavoro si alza

Abbiamo commesso errori, ma la squadra c’è. E abbiamo un presidente che ci sta vicino

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Al ritorno Riccardo Meggiorini ha avuto finora una stagione segnata dagli infortuni

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