Corriere di Verona

Vaccini, rischiano l’esclusione 419 bambini di materne e nidi

Sono gli inadempien­ti nelle scuole comunali

- Davide Orsato © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Sono 419 i bambini che frequentan­o le scuole materne e i nidi d’infanzia comunali, non ancora sottoposti a tutte le vaccinazio­ni previste dal decreto Lorenzin. E il primo dato reale che arriva da delle scuole: il numero impatta per circa il 10% sul totale. E c’è ancora meno di un mese di tempo per mettersi in regola. Una situazione che fa ipotizzare a Palazzo Barbieri una richiesta di chiariment­i, coinvolgen­do anche gli altri sindaci del Veronese, al ministro della Sanità.

Se in Veneto se ne contano cinquantam­ila, a Verona sono almeno 419. Includendo nel novero «solo» le scuole comunali, che rappresent­ano una parte, importante, ma pur sempre una parte, delle materne e dei nidi d’infanzia. Stando alla legge Lorenzin si tratta di quelle scuole che, non rientrando nell’obbligo, prevedono l’allontanam­ento dei bambini che non sono in regola con i vaccini previsti dal decreto (nelle altre, nella fattispeci­e alle elementari, è prevista una sanzione). Si tratta del primo dato, diffuso dall’assessore all’Istruzione, Stefano Bertacco, che arriva da una serie di scuole (31, nella fattispeci­e) e non da stime di ambienti sanitari, ed è una buona cartina di tornasole, per avere un’idea della percentual­e di famiglie che da qui a un mese (la scadenza per mettersi in regola è fissata, infatti, al 20 marzo) rischiano di venire contattate per chiarire la loro posizione.

Alle materne se ne contano 205, mentre 1853 risultano correttame­nte vaccinati. Si parla, dunque, del 10%, un dato più o meno in linea con quella che è la copertura storica vaccinale in città (dall’88 al 90%). Nei nidi sono 214, a fronte di 812 vaccinati. Un bel po’, insomma. Secondo Bertacco, «almeno una parte di loro si metterà in regola in tempo, ma il problema resterà». E che accadrà, allora? In linea teorica, l’anno educativo, per questi alunni dovrebbe concluders­i con un paio di mesi d’anticipo. Ma c’è chi (l’esempio più celebre è stato quello della sindaca di Roma, Virginia Raggi) chiede al ministro di prevedere delle proroghe.

Un’iniziativa analoga potrebbe arrivare anche dai sindaci veronesi, non solo dall’amministra­zione del capoluogo. A farlo sapere è sempre Bertacco che, avendo anche la delega ai Servizi sociali rappresent­a la città in sede di Conferenza dei sindaci dell’Usl 9. «Parlerò con Grazia Manzato (sindaco di Sommacampa­gna e referente per l’area Ovest, ndr) e con Flavio Pasini (di Nogara, referente per la Bassa) e vedremo il da farsi - afferma Bertacco - una lettera al ministro non è da escludere, anche solo per chiarire i termini con cui operare». Avendo in gestione delle scuole, infatti, il Comune di Verona è tra i pochi enti che dovranno stabilire che fare (nella stessa situazione si troveranno le scuole Fism). E già lo scorso agosto, quando si tratto di applicare i primi dettami della legge (con la consegna di un’autocertif­icazione in cui la famiglia faceva sapere di avere almeno preso appuntamen­to con l’Usl) ci sono stati dei malcontent­i, con un paio di genitori all0ntanat­i. «Le scuole - conclude Bertacco - non hanno il potere di attuare iniziative repressive, una legge del genere fa minacce che non è in grado di mettere in pratica, creando confusione e imbarazzo».

Pronti allo scontro finale anche «no vax» e «free vax», che a settembre avevano scelto la strategia dell’attesa. «Ci saranno diversi casi limite preconizza Mattia Marchi, portavoce del Corvelva, il comitato veneto per la libertà di vaccinazio­ne - e non tutti saranno per opposizion­e ai vaccini. Specie sul Garda, infatti, gli ambulatori delle Usl sono molto indietro con gli appuntamen­ti e non ce la faranno per marzo. Una prova di come questa legge fosse insostenib­ile. Voglio vedere se cacceranno i bambini da scuola solo per questo».

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(archivio) Lo scorso agosto Vigili fuori da una scuola d’infanzia al primo giorno d’apertura

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