Vaccini, rischiano l’esclusione 419 bambini di materne e nidi
Sono gli inadempienti nelle scuole comunali
Sono 419 i bambini che frequentano le scuole materne e i nidi d’infanzia comunali, non ancora sottoposti a tutte le vaccinazioni previste dal decreto Lorenzin. E il primo dato reale che arriva da delle scuole: il numero impatta per circa il 10% sul totale. E c’è ancora meno di un mese di tempo per mettersi in regola. Una situazione che fa ipotizzare a Palazzo Barbieri una richiesta di chiarimenti, coinvolgendo anche gli altri sindaci del Veronese, al ministro della Sanità.
Se in Veneto se ne contano cinquantamila, a Verona sono almeno 419. Includendo nel novero «solo» le scuole comunali, che rappresentano una parte, importante, ma pur sempre una parte, delle materne e dei nidi d’infanzia. Stando alla legge Lorenzin si tratta di quelle scuole che, non rientrando nell’obbligo, prevedono l’allontanamento dei bambini che non sono in regola con i vaccini previsti dal decreto (nelle altre, nella fattispecie alle elementari, è prevista una sanzione). Si tratta del primo dato, diffuso dall’assessore all’Istruzione, Stefano Bertacco, che arriva da una serie di scuole (31, nella fattispecie) e non da stime di ambienti sanitari, ed è una buona cartina di tornasole, per avere un’idea della percentuale di famiglie che da qui a un mese (la scadenza per mettersi in regola è fissata, infatti, al 20 marzo) rischiano di venire contattate per chiarire la loro posizione.
Alle materne se ne contano 205, mentre 1853 risultano correttamente vaccinati. Si parla, dunque, del 10%, un dato più o meno in linea con quella che è la copertura storica vaccinale in città (dall’88 al 90%). Nei nidi sono 214, a fronte di 812 vaccinati. Un bel po’, insomma. Secondo Bertacco, «almeno una parte di loro si metterà in regola in tempo, ma il problema resterà». E che accadrà, allora? In linea teorica, l’anno educativo, per questi alunni dovrebbe concludersi con un paio di mesi d’anticipo. Ma c’è chi (l’esempio più celebre è stato quello della sindaca di Roma, Virginia Raggi) chiede al ministro di prevedere delle proroghe.
Un’iniziativa analoga potrebbe arrivare anche dai sindaci veronesi, non solo dall’amministrazione del capoluogo. A farlo sapere è sempre Bertacco che, avendo anche la delega ai Servizi sociali rappresenta la città in sede di Conferenza dei sindaci dell’Usl 9. «Parlerò con Grazia Manzato (sindaco di Sommacampagna e referente per l’area Ovest, ndr) e con Flavio Pasini (di Nogara, referente per la Bassa) e vedremo il da farsi - afferma Bertacco - una lettera al ministro non è da escludere, anche solo per chiarire i termini con cui operare». Avendo in gestione delle scuole, infatti, il Comune di Verona è tra i pochi enti che dovranno stabilire che fare (nella stessa situazione si troveranno le scuole Fism). E già lo scorso agosto, quando si tratto di applicare i primi dettami della legge (con la consegna di un’autocertificazione in cui la famiglia faceva sapere di avere almeno preso appuntamento con l’Usl) ci sono stati dei malcontenti, con un paio di genitori all0ntanati. «Le scuole - conclude Bertacco - non hanno il potere di attuare iniziative repressive, una legge del genere fa minacce che non è in grado di mettere in pratica, creando confusione e imbarazzo».
Pronti allo scontro finale anche «no vax» e «free vax», che a settembre avevano scelto la strategia dell’attesa. «Ci saranno diversi casi limite preconizza Mattia Marchi, portavoce del Corvelva, il comitato veneto per la libertà di vaccinazione - e non tutti saranno per opposizione ai vaccini. Specie sul Garda, infatti, gli ambulatori delle Usl sono molto indietro con gli appuntamenti e non ce la faranno per marzo. Una prova di come questa legge fosse insostenibile. Voglio vedere se cacceranno i bambini da scuola solo per questo».