Hellas, restare in A come vincere al lotto E dice no a Malagò
Tra gli otto contro il presidente Coni
Se l’Hellas restasse in Serie A staccherebbe qualcosa di molto simile a un biglietto vincente della lotteria. Un concetto che vale sempre, ma che ancora di più lo sarà alla fine di questa stagione, dopo che i diritti televisivi domestici per il triennio 2018-2021 son ostati assegnati( manca soltanto il parere favorevole dell’Antitrust) all’ intermediario spagnolo Mediapro. Tra mercato estero e interno, sul piatto ci sono 1421 milioni di euro, senza tenere conto dei pacchetti che riguardano Coppa Italia, Supercoppa italiana e highlights, in fase di aggiudicazione. Mai la A ha raggiunto picchi del genere, e mai rimanerci ha avuto un valore tanto essenziale.
Per il Verona, che è in una situazione complicatisssima di classifica, la salvezza è un punto nodale per la programmazione futura. Ottenerla vorrebbe dire poter riprendere a investire, dopo che nelle ultime annate, dopo la retrocessione del 2016, la società ha operato soprattutto tagliando i costi e, quanto al calciomercato, anche nell’ultima sessione, a gennaio, ha operato in entrata a zero euro. Rispetto a quanto riconosciuto con la ripartizione degli introiti prodotti dai diritti tv quest’anno, l’eventuale crescita – perlomeno in base a quella che è la prima stima che è stata effettuata dal portale specializzato www.calcioefinanza.it –sarebbe imponente: L’Hellas salirebbe dai 27.6 milioni percepiti ora a 43.6 milioni (dovesse invece retrocedere in serie B, ci sarebbe sempre il «paracadute», nella migliore delle ipotesi da 25 milioni di euro). Un balzo enorme, pari a 16 milioni di differenza e a una maggiorazione degli introiti superiore al 58 percento, con un impatto evidente sul fatturato.
Uno scatto determinato non soltanto dalla maxi-offerta di Mediapro, ma anche dalla variazione dei criteri adottati per la ripartizione, determinata dalla modifica alla legge Melandri, il corpus normativo che fa da guida nel settore, con, in particolare, la fetta da dividere in parti uguali che salirà al 50 percento dell’intera «torta», dal 30 percento precedente. La svolta è stata dettata dal ministro dello Sport, Luca Lotti: «Abbiamo riorganizzato la legge Melandri – la sua spiegazione – inserendo una modifica per la redistribuzione dei diritti tv, in modo da assegnare maggiori risorse alle società più piccole rendere il campionato più bello e interessante».
La partita s’intreccia con un altro tavolo caldo della politica del calcio italiano, ovvero la conduzione della Lega di Serie A. L’Hellas, in questo senso, nelle scorse ore, ha richiesto, insieme ad altri sette club (Lazio, Milan, Napoli, Torino, Atalanta, Genoa e Udinese) la convocazione di un’assemblea, che è stata fissata per il 14 febbraio, per discutere della vicenda, in contrasto con la decisione di affidare l’incarico di commissario al presidente del Coni, Giovanni Malagò.