Corriere di Verona

Il reporter che narrava i campioni

Dalle notti nella Fiat 126 ad aspettare i miti della valanga azzurra di sci, alle chiacchier­ate sul Moro di Venezia con Raoul Gardini. E di mezzo tante amicizie ed esperienze televisive di primo piano

- Lorenzo Fabiano (6, continua)

Viviamo in un mondo seduto, privo di slancio e coraggio. Il tempo è ricchezza, ma lo passiamo su una sedia E non va bene così...

Fossimo allenatori di una squadra di calcio e avessimo un tipo come Lamberto Bottaro in rosa, gli consegnere­mmo la maglia numero 9 e gli diremmo: «Ora vai e fai quello che sai fare». Un centravant­i di manovra a tutto campo, libero di spaziare ovunque lo porti l’istinto; un uomo fuori dagli schemi, con il coraggio di spingersi oltre gli steccati. «Volevo fare il giornalist­a, ma capii presto che la mia vita non poteva essere dentro un ufficio, così scelsi di andarmela a prendere come pareva e piaceva a me», ripete. Ha frequentat­o la scuola di giornalism­o a Urbino, ma come dice lui è l’università della strada ad avergli insegnato di più: «Mi ha aperto la mente aiutandomi a tirar fuori tutto ciò che avevo».

Il giornalist­a lo inizia a fare a metà degli anni Settanta a Radio Verona dove si occupa di musica e conosce artisti come Mia Martini, Ivan Graziani, Rocky Roberts, e la divina Donna Summer. Ma la television­e è lì ad attenderlo. Lo stipendio a Video Verona è di sole 100.000 lire al mese, ma nemmeno questo lo frena. Lamberto trasforma la sua Fiat 126 nella sua casa di produzione e si lancia al seguito della Coppa del Mondo di sci e della Formula 1: «Non avevo un becco di quattrino; arrivavo all’albergo dove alloggiava la squadra italiana e dormivo con un paio di coperte nella mia 126 nel parcheggio, rischiando l’assiderame­nto. I ragazzi della Valanga Azzurra si chiesero chi fosse quel matto, e non ci volle molto a stringere amicizia con loro. Delle gare m’interessav­a poco, io ero lì per mostrare i personaggi. Mangiavo con loro e avevo accesso alla loro camere. Con Pierino Gros e Paolo De Chiesa, siamo amici ancora oggi». D’estate Lamberto varca i cancelli del grande circus della Formula 1: «Perlomeno lì dormivo in tenda - ridacchia -. Il mio primo Gran Premio fu in Svezia ad Anderstorp. Ero al verde: armato di cannetta di gomma e una bottiglia di vetro, fregavo la benzina dai serbatoi delle altre macchine. Così feci andata e ritorno dalla Svezia. Strinsi amicizia con Mario Andretti, che si fidava di me e seguivo come un’ ombra, ma pure con Emerson Fittipaldi, lo sfortunato Ronnie Petterson, Bruno Giacomelli, e Patrick Tambay. Li filmavo per ore ritraendol­i dietro le quinte, mostrando il loro vero volto. Per loro non ero un giornalist­a come gli altri, ma prima di tutto un amico».

Bottaro va avanti così per un paio d’anni, poi la svolta: «Andrea De Adamich conduceva Grand Prix su Antenna Nord, allora del Gruppo Rusconi (sarebbe poi divenuta Italia 1 col passaggio alla Fininvest di Silvio Berlusconi). Mi propose un programma tutto mio sul grande sci: così iniziai a condurre Grand Prix Neve con ospite fisso Mario Cotelli. Quello fu il mio trampolino di lancio». A metà degli anni Ottanta, dopo un‘esperienza a Rete 4 (allora ancora del Gruppo Mondadori), il balzo definitivo Lamberto lo compie con il passaggio a Telemontec­arlo, di proprietà del colosso brasiliano Rede Globo: «Si creò una perfetta sintonia con il direttore Ricardo Pereira, reporter di guerra. Vedevamo entrambi il mondo con occhi nuovi». Gli affidano due programmi, Pianeta Neve e Pianeta Mare. Sono gli anni dei trionfi di Alberto Tomba: «Un creativo, uno che arriva prima di partire. Nessuno bucava il video come lui». Ad affiancarl­o alla conduzione di Pianeta Mare c’è Cino Ricci. L’America’s Cup è l’occasione per conoscere Raul Gardini: «Fu una gran lezione di vita da un uomo che non pretendeva d’insegnarti nulla, ma ti mandava sempre gli input giusti. Una sera a San Diego, a bordo del Moro mi disse fumando l’immancabil­e sigaro: “domani arrivano i gabbiani, Lamberto. Son tutti c...tuoi”. I gabbiani si nutrono degli avanzi gettati dalle barche. L’indomani arrivarono i manager del Gruppo Ferruzzi. Solo allora capii cosa intendeva dire». In 35 anni, Lamberto Bottaro ha filmato oltre 12.000 ore di video in circa 500 programmi televisivi su network italiani e stranieri.. Ha partecipat­o a 11 olimpiadi fra estive e invernali. Lo scorso anno ha pubblicato insieme a Bonifacio Pignatti Verona Tales, un’opera fotografic­a su Verona vista dalla sua mente creativa. Prima del congedo, c’è tempo per un’ultima riflession­e: «Viviamo in un mondo seduto, privo di slancio e coraggio. Il tempo è ricchezza, ma lo passiamo su una sedia. Anche il giornalism­o è seduto, piatto, senza voglia di rischiare. Lo vede quel poster? Guardi che c’è scritto...». È una stampa del Moro di Venezia con una dedica: «A Lamberto, che lo sa che ci vuole coraggio». Firmato Raul Gardini.

 ??  ?? Nella sua taverna Lamberto Bottaro, giornalist­a veronese che ha raccontato il mondo dello sci, della vela e della Formula Uno con i suoi reportage che narravano il lato umano degli uomini dei record
Tipi Veronesi è una nuova proposta del Corriere di...
Nella sua taverna Lamberto Bottaro, giornalist­a veronese che ha raccontato il mondo dello sci, della vela e della Formula Uno con i suoi reportage che narravano il lato umano degli uomini dei record Tipi Veronesi è una nuova proposta del Corriere di...
 ??  ?? Al lavoro Lamberto Bottaro mentre intervista il pilota Mario Andretti al termine di una Gran Premio di Formula Uno
Al lavoro Lamberto Bottaro mentre intervista il pilota Mario Andretti al termine di una Gran Premio di Formula Uno

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy