Le verità di Setti «Ecco perché non esonero Pecchia»
Hellas, il presidente in video risponde ai tifosi
Tutte le verità di Maurizio Setti. Il presidente del Verona risponde ai tifosi gialloblù che, dopo che venerdì, in una lunga lettera diffusa via web, aveva espresso la disponibilità a un confronto aperto, hanno inviato al patron dell’Hellas centinaia di mail.
Un messaggio-fiume, quello trasmesso da Setti (oltre 50’) per rispondere agli interrogativi posti dai sostenitori del Verona. A partire dal fatto tecnico, con il sostegno a Fabio Pecchia: «Non lo esonero perché ho una testa e decido io. Ci ha portato in Serie A, la squadra più forte è quella che arriva all’obiettivo e noi ce l’abbiamo fatta. Non è mai facile essere promossi. Pecchia è un grande professionista, ha in mano il gruppo. Quando sento parlare di lui come un allenatore senza attributi, non riesco a comprendere: è un lavoratore, pensa sempre e soltanto al campo. Il Verona è neopromosso, ha un budget risicato, ci sta che si soffra, che si cerchi la salvezza all’ultima giornata. I giocatori sono tutti con l’allenatore. Abbiamo perso dei punti nel girone d’andata, ma siamo lì. E non è una soluzione andare sul mercato per prendere un nuovo tecnico tanto per prendere. Pensiamo a stare uniti».
Restano tante spine, più o meno recenti, da chiarire. Come il caso Pazzini: «Pecchia gli ha rivolto un discorso molto chiaro. Gli ha detto che in A serve correre molto di più, che doveva dare una mano a una squadra che, rispetto alla B, non poteva più pensare di essere sempre nella metà campo avversaria, perché è così che va per chi insegue la salvezza. Pazzini non è stato un problema né per Pecchia, né per Fusco, né per Setti. Si tratta di un ragazzo di valore, una persona affabile, ma per le caratteristiche di questo Verona è emerso che non aveva determinate attitudini. A gennaio è arrivata un’offerta che è stata accettata, ma lo stipendio glielo paghiamo quasi per intero noi».
Gennaio, già, e quel mercato che ha fatto storcere il naso ai più. Spiega Setti: «Sono state fatte delle scelte giuste, puntando su giocatori propedeutici alle idee dell’allenatore, sul piano tattico e fisico. Bessa ha espresso la volontà di andare via davanti a me e ai suoi compagni. L’abbiamo assecondato. Bruno Zuculini ha avuto l’opportunità di andare al River Plate, che è come dire la Juventus dell’Argentina, e per noi è stato un investimento che ha portato risorse».
Setti si sofferma anche su ferite del passato più o meno recente: il divorzio con Sogliano («Con lui siamo arrivati a 38 milioni di monte ingaggi, più dieci di gestione: troppi) e quello con Toni («Per me è come un figlio, ha agito d’istinto andando via, forse ora farebbe ragionamenti diversi») fino al caso Albertazzi («Gli abbiamo proposto molte soluzioni, non ne ha accettata nessuna. Un comportamento che non va bene per noi»): I temi caldi, però, riguardano la gestione societaria, a partire dalla collocazione della sede della controllante del club, la Falco, in Lussemburgo, su cui Setti dice: «Ne abbiamo parlato ovunque, dalla Procura Federale, alla Finanza, davanti alle banche e alla Covisoc. Tutti questi enti hanno verificato che l’unico proprietario della Falco è Maurizio Setti. Ho società in Olanda, in Germania, in Polonia, in Cina, in Belgio e ce ne ho pure in Lussemburgo. Chi c’è dietro? Andate a veder dove volete, ma sono sempre io il titolare. La Falco fa parte del mio gruppo».
Quanto al futuro, il presidente dell’Hellas nega recisamente che ci siano arrivate concrete proposte d’acquisto per il Verona: «Mai nessuno si è avvicinato all’Hellas. Ho sempre chiesto a grandi imprenditori veronesi di farlo, ma non è mai accaduto. Il Verona è un bene personale, non una public company, ma ha anche una grande ricaduta collettiva. Il calcio si fa con il fatturato. Se l’Hellas non fa 50, 60 o 70 milioni di introiti la Serie B sarà sempre un rischio».
Siamo una neopromossa, il budget è risicato Ci sta che si possa soffrire
Ho chiesto ai grandi imprenditori veronesi di aiutarmi, nessuno l’ha fatto