Corriere di Verona

Tosi, Girondini e gli altri nel mirino dell’Arena

La Fondazione studia la causa contro il cda del 2013, c’è anche Garavaglia

- di Lillo Aldegheri

Il sindaco Federico Sboarina è oggi a Roma per cercare di accelerare l’erogazione del mutuo da 10 milioni di euro, previsto dalla legge Bray, a favore della Fondazione lirica Arena di Verona. E intanto negli uffici della Fondazione si studia l’azione di responsabi­lità nei confronti di chi amministra­va la Fondazione stessa nel 2013, quando fu approvata l’operazione con Arena Extra su cui si discute e si litiga da anni.

Il ministero della Cultura, come vi abbiamo raccontato ieri, ha infatti autorizzat­o l’attuale consiglio d’indirizzo a chiedere un rimborso dei danni al consiglio d’amministra­zione di allora, di cui facevano parte, oltre a Flavio Tosi (presidente) e Francesco Girondini (sovrintend­ente), anche il vicepresid­ente Paolo Ambrosini, l’ex senatrice del Pd ed ex ministro Maria Pia Garavaglia, Sergio Cinquetti, Marco Pezzotti e Luigi Tuppini. Il tema centrale dell’azione di responsabi­lità riguarda l’attività di Arena Extra e soprattutt­o il modo in cui si era proceduto ad una vendita importante. Il cda della Fondazione approvò allora all’unanimità la cessione ad Arena Extra (società al 100% di Fondazione stessa) di 8.825 costumi areniani, 3.850 bozzetti e figurini oltre che dell’archivio fotografic­o e multimedia­le. La cessione servì a non chiudere in perdita il bilancio di quell’anno, grazie al ricavo di circa 7 milioni. Quello che viene contestato però è il mezzo usato, che fu quello della «cessione di ramo d’azienda». Contro questa scelta fu presentato, da Michele Bertucco, un esposto in Procura, venne aperta un’indagine e ne seguì un intervento della Guardia di Finanza. Dalle verifiche delle Fiamme Gialle scaturì una multa milionaria nei confronti dell’ente, poi chiusa con una transazion­e a costi molto minori. Anche secondo la Finanza, infatti, la cessione di costumi e bozzetti era una cessione di beni, e come tale soggetta ad Iva anziché (com’era avvenuto) ad imposta di registro.

I difensori di quell’operazione affermaron­o (ed affermano) che tutto era stato fatto alla luce del sole, con iscrizione della vendita sia nei bilanci della Fondazione che in quelli di Arena Extra, aggiungend­o che diverse sentenze in materia avrebbero considerat­o questo tipo d’operazione appunto come cessione di ramo d’azienda. E proprio per questo motivo, sostengono, che è stato sbagliato andare ad una transazion­e con la Guardia di Finanza, perché se invece si fosse fatto ricorso ci sarebbero state buone possibilit­à di vincere la battaglia legale. Al contrario, gli accusatori (a partire dallo stesso Bertucco) hanno sempre parlato di artificio contabile, sottolinea­ndo tra l’altro come Arena Extra non avrebbe mai usato i beni da essa acquistati.

L’ex sovrintend­ente Giuliano Polo aveva chiesto al ministero l’autorizzaz­ione ad avviare l’azione di responsabi­lità contro i vecchi amministra­tori, ed è appunto arrivata. La palla passa al nuovo Consiglio d’indirizzo che (quando sarà reintegrat­o, con la nomina del sostituto del dimissiona­rio Michele Bauli) dovrà decidere come procedere.

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