Bauli: l’impresa al centro della politica
Domani le Assise generali di Confindustria. «Non si torni indietro sulle riforme»
«La prima cosa da fare VERONA è di non tornare indietro sulle riforme». Michele Bauli, presidente di Confindustria Verona, è il padrone di casa alle Assise generali di Confindustria, che si terranno domani in Fiera. «Ci sono tutti gli elementi - anticipa - perché ne esca qualcosa di importante. Vogliamo difendere le misure che hanno fatto ripartire gli investimenti, ben tre miliardi nella sola nostra provincia». Sono attesi cinquemila imprenditori.
L’orizzonte Riforme, fatti passi avanti. Ora proseguire su questa strada Ci vuole la responsabilità di fare proposte serie, non promesse vane
Una politica fiscale che incentivi gli investimenti delle aziende è benvenuta
«La prima cosa da fare è di non tornare indietro sulle riforme».
Ci può essere qualcosa di peggiore della costosa inconcludenza a cui ci ha abituati la politica italiana? Sì: quando quella stessa politica riesce perfino a fare marcia indietro su quanto ha già fatto.
Lo sa bene Michele Bauli, presidente di Confindustria Verona e ultimo erede nella stanza dei bottoni della dinastia dell’omonima industria alimentare, alle prese con le Assise generali di Confindustria, che si terranno domani alla Fiera di Verona.
«Ci sono tutti gli elementi - anticipa Bauli - perché ne esca qualcosa di importante».
Presidente, quanti colleghi vi attendete domani in Fiera ?
«Gli ultimi numeri parlano di cinquemila imprenditori a Verona. Un bel numero…».
Un assaggio lo abbiamo avuto al Forex lo scorso fine settimana sempre a Verona. Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ha raccomandato di evitare i pifferai magici. E che prima di discutere, non si toccano Industria 4.0, il Jobs Act e la riforma delle pensioni. Lo confermerete domani?
«Sì. Io credo per prima cosa che non si possa tornare indietro sulle riforme. Abbiamo fatto passi in avanti, bisogna andare avanti su questa strada, non smantellare quello che si è fatto. E su debito e deficit ci vuole la responsabilità di fare proposte serie con un orizzonte anche economico, non promesse vane».
E poi cos’altro proporrete? A giudicare dai tavoli tematici previsti nel programma dei lavori, si direbbe scuola-giovani e semplificazioni-tasse. «La scuola assolutamente sì. E diciamo la formazione e la meritocrazia che ne derivano. Dobbiamo investire nel creare persone capaci. Anche perché è molto cambiata la gestione dell’azienda». E il fisco?
«Iperammortamento e Industria 4.0 hanno fatto ripartire gli investimenti. A Verona ne abbiamo calcolati per 3 miliardi di euro. Quelle leve sono importantissime tutt’ora. Una politica fiscale che incentivi gli investimenti delle aziende è benvenuta». Parlate di investimenti ed Europa. Tema tutt’altro che scontato, quest’ultima.
«Sì, la politica cerca di parlare contro l’Europa. Invece è importante per fare massa critica e competere in un mondo globale».
Discutete di impresa che cambia. Spesso, a forza di mettere al centro i vincoli esterni, si finisce per dimenticare che ci sono anche i compiti a casa da fare...
«L’azienda deve adeguarsi a tempi molto cambiati. Deve diventare veloce, capace di stare al passo con il mondo: la concorrenza ci salta in casa da tutto il globo. Di nuovo tornano i concetti di favorire gli investimenti, la formazione per far crescere capacità manageriali e meritocrazia». Ma vede un partito a cui vi sentite più vicini?
«Secondo me chi mette al centro l’azienda. Da troppo tempo in questo paese ha preso piede un atteggiamento anti-industriale». Ne vede qualcuno all’orizzonte?
«Bisogna guardare i progetti. Io ne sento lanciare di quelli che lasciano il tempo che trovano. Bisogna vedere chi fa proposte concrete entro i vincoli di gestione. Chiediamo questo, non promesse vane».
Ma lei crede che poi la politica le recepirà? Siamo perfino tornati al proporzionale...
«Vedo poco coraggio di proporre vere riforme. Confindustria aveva appoggiato il referendum del 4 dicembre sulla riforma costituzionale. Ma di riforme non si parla più».
Un’accusa che si sente fare però è che Confindustria abbia meno peso politico rispetto a un tempo.
«Confindustria usa le leve della diplomazia. In un mondo che grida fa meno notizia. Ma se guardiamo a Industria 4.0, è nata con un fortissimo appoggio di Confindustria». E in Veneto?
«Ricordo che il 15% delle imprese associate è in Veneto». Federico Nicoletti