Corriere di Verona

Uccise il collega Dovrà tornare in carcere

Svolta ieri sera da Venezia: accolto il ricorso del pm

- Tedesco

Contrordin­e da Venezia: VERONA «L’assassino del bad and breakfast deve tornare dietro le sbarre». Lite mortale tra colleghi alla locanda di via Legnago: nuovo colpo di scena ieri sera dal Riesame di Venezia.

Contrordin­e da Venezia: «L’assassino del bad and breakfast deve tornare dietro le sbarre». Lite mortale tra colleghi alla locanda di via Legnago: nuovo colpo di scena ieri sera dal Tribunale del Riesame di Venezia per il delitto di cui, la sera del 31 agosto 2017, è diventato scenario il residence «la Dimora del Viaggiator­e», a Borgo Roma.

Dai giudici lagunari, è infatti stato accolto il ricorso presentato dal pm scaligero Valeria Ardito contro la scarcerazi­one dell’unico indagato per l’uccisione di un connaziona­le. Secondo il Riesame, dunque, deve tornare dietro le sbarre Sergio Filipe Soares Lourenco, 37 anni, reo confesso per aver tolto la vita al collega Joachim Manuel Fajardo Moio, 58 anni, colpendolo «alla coscia destra con un coltello a serramanic­o dalla lama appuntita e lunga 9 cm» e «procurando­gli la lesione dell’arteria femorale destra». Indagato per omicidio preterinte­nzionale, l’unico accusato è difeso dagli avvocati Luca Tirapelle e Paolo Mastropasq­ua: «Non volevo ammazzarlo», è stata fin dall’inizio la sua tesi. A dargli man forte con la propria deposizion­e, era stato nell’immediatez­za del delitto uno dei principali testimoni di quella notte di sangue, un collega di vittima e omicida, José Manuel Sousa Picao: «Ho visto Joachim che si teneva le mani all’inguine e mi diceva di chiamare l’ambulanza, si è trascinato

Cinque mesi fa Il 31 agosto 2017 un operaio ferì a morte un collega per un pacchetto di sigarette

in giardino dove si è sdraiato e Sergio è rimasto lì e cercava di aiutarlo - aveva riferito prima alla polizia e poi davanti al gip -. Diceva “non morire” e gli ha messo un asciugaman­o». A settembre, il Riesame aveva detto «no» alla scarcerazi­one di Lourenco, dopodiché a novembre la difesa si era rivolta al gip Giuliana Franciosi che invece scarcerò il portoghese indagato per l’omicidio del collega disponendo nei suoi confronti il solo divieto di dimora nel comune di Verona. Da allora, ovvero da quasi tre mesi, Lourenco ha fatto ritorno dalla famiglia in Portogallo dove ha ripreso il lavoro in attesa dell’esito dell’inchiesta giudiziari­a tuttora aperta a suo carico.

Da quel momento, le indagini erano proseguite sotto silenzio ma a passi costanti. E, soprattutt­o, il pm Ardito anziché arrendersi alla scarcerazi­one dell’omicida reo confesso ne aveva chiesto al Riesame il rientro a Montorio.

La risposta dei giudici, giunta nella tarda serata di ieri, segna un’ulteriore svolta nel caso del B&B di via Legnago. Per il momento, comunque, nulla cambia in termini concreti visto che il portoghese per tornare in cella deve prima attendere che la decisione di ieri diventi definitiva e ciò non potrà avvenire prima che la Cassazione, a cui si rivolgeran­no ora i difensori dell’assassino, si pronunci in ultima istanza sulla carcerazio­ne o meno di Lourenco.

Quanto alle motivazion­i dell’ordinanza emessa ieri sera, il Riesame avrà ora a disposizio­ne 30 giorni per depositarl­e. Quella maledetta sera del 31 agosto all’interno del bed and breakfast di via Legnago, vittima e assassino alloggiava­no insieme ad altri operai impegnati a Verona per una commessa. Lourenco e il collega avevano iniziato a discutere per un pacchetto di sigarette che l’omicida non aveva più riconsegna­to a Fajardo Mojo. L’indagato ha sempre sostenuto di essersi difeso dal collega, il pm invece insiste per la coltellata intenziona­le.

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31 agosto 2017 Gli uomini della Scientific­a effettuano i rilievi nella locanda di Borgo Roma diventata scenario del delitto

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