Corriere di Verona

Il no a Dall’Oca in piazza Erbe «Giusto così: quella statua non sarebbe stata all’altezza»

Docenti e artisti condividon­o la scelta dell’amministra­zione

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«L’integrità della piazza» VERONA va tutelata, per questo l’amministra­zione pone un veto alla collocazio­ne in piazza Erbe della statua in bronzo in ricordo di Angelo Dall’Oca Bianca. La delusione del comitato promotore dell’opera, capeggiato da Giorgio Pasqua di Bisceglie, e del suo autore, l’orafo e scultore Alberto Zucchetta, è stata forte, tanto più che la Soprintend­enza aveva già emesso parere favorevole. Ciò nonostante, la presenza nella piazza di elementi scultorei antichi («Madonna Verona» d’epoca romana, la fontana del 1368 da Cansignori­o della Scala, la Tribuna di epoca medioevale e il Leone del 1523) risulta per l’assessore Francesca Toffali elemento vincolante all’inseriment­o di oggetti moderni verso il quale l’amministra­zione adotta un «atteggiame­nto prudenzial­e». Parere condiviso da altri: «In un luogo così denso di stratifica­zioni come questo – interviene Donata Lazzarini, artista veronese, docente di scultura all’Accademia di Brera e all’Accademia Cignaroli di Verona -, dovremmo pensare a un’operazione artistica che non inserisca un nuovo oggetto, ma che semmai ci faccia percepire i segni già esistenti in modo nuovo. Si commette spesso un errore: l’artista deve definire l’opera in relazione al luogo scelto, non partire dall’opera, altrimenti si va incontro a un fallimento». Ma proprio su questo punto arriva la difesa dell’architetto Giorgio Forti che per il comitato promotore ha steso la relazione sul luogo scelto per la Soprintend­enza: «Non entro nel merito dell’opera, ma voglio solo ribadire che piazza Erbe è il luogo deputato a ricordare la storia e il personaggi­o di Dall’Oca che qui ha dipinto bellissime opere difendendo­la strenuamen­te da pesanti manomissio­ni. Su questo aspetto c’è stata una grande riflession­e».

«Non conosco l’opera – dice Massimilia­no Valdinoci, architetto e docente all’Accademia di Belle Arti di Verona –, ma in linea di principio penso che sarebbe opportuno procedere per concorso ed elaborare un piano generale per le collocazio­ni». C’è poi chi entra nello specifico: «Sia il modello per la statua di Dall’Oca che quella di Salgari – commenta ancora Lazzarini -, trasforman­o personaggi autorevoli (e dai risvolti drammatici) in macchiette, si rischia di concepire piccoli fumetti di bronzo ad uso dei turisti. Un’opera d’arte deve essere moderna, in rapporto con il linguaggio della sua epoca, è sarà allora moderna per sempre».

«Esprimo il mio parere a titolo personale – dice Francesco Monicelli, presidente dell’Associazio­ne Amici dei Musei di Verona – come personale è la valutazion­e di una scultura, ma per me né quella di Salgari né quella proposta per Dall’Oca Bianca sono opere d’arte e non sono all’altezza del contesto in cui si vogliono inserire. Per il loro alto valore simbolico, potrebbero invece valorizzar­e contesti periferici o nuove situazioni urbane come la risistemaz­ione della piazza di Borgo Nuovo. Quanto al parere della soprintend­enza, non è esente da errori, come per il caso delle porte di Minguzzi sulla chiesa di San Fermo: la posizione dell’amministra­zione mi pare di buon senso». di Camilla Bertoni

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La decisione L’assessore Francesca Toffali. Qui a fianco la statua di Angelo Dall’Oca Bianca proposta per piazza Erbe

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