Corriere di Verona

E l’omicida della maestra vuole il vizio di mente

Falchetto: «La mia condanna è nulla, io non sono imputabile. Rifatemi la perizia»

- La. Ted.

Femminicid­io di Pastrengo: deve ancora spegnersi l’eco suscitata dalla denuncia per stalking annunciata da Massimo e Alberto Maffezzoli, figli di Alessandra, l’insegnante di 46 anni accoltella­ta a morte 7 volte la notte dell’8 giugno 2016,contro l’assassino della madre, l’ex compagno Jean Luca Falchetto. «Ci sta molestando dal carcere inviandoci lettere e disegni di cattivo gusto ma soprattutt­o continuand­o ad attribuire alla mamma la colpa se lui l’ha uccisa, pazzesco» accusano i figli della vittima, 20 e 19 anni, assistiti dall’avvocato di parte civile Federica Panizzo.

Ma la novità del giorno è già un’altra, ovvero che il difensore di Falchetto, l’avvocato Davide Adami, con un articolato ricorso in appello di 27 pagine, chiede l’azzerament­o della condanna di primo grado a 15 anni e 4 mesi sostenendo a gran voce la «non imputabili­tà» dell’omicida reo confesso «per vizio totale di mente al momento del fatto».Si tratta del primo, e più importante, tra i 4 punti in cui è suddiviso l’atto di impugnazio­ne alla Corte d’assise d’appello di Venezia: passaggio fondamenta­le per ottenere in secondo grado una sentenza di prosciogli­mento per vizio di mente risulterà però per la difesa convincere i giudici lagunari a «effettuare una nuova perizia psichiatri­ca su Falchetto» . Quest’ultimo, in primo grado, era stato invece ritenuto dal perito Giacomo Rocca, nominato dal gup Raffaele Ferraro, «capace di intendere e volere al momento del fatto ma anche in grado di stare in giudizio». In base all’analisi delineata dal dottor Rocca, del Dipartimen­to di Medicina legale, psicologia Medica e Criminolog­ica dell’Università di Genova, il barista di 54 anni è «affetto da un disturbo misto della personalit­à con tratti prevalenti riconducib­ili ai profili istrionico e narcisista». Ma tutto ciò, «non appare di per sé di gravità tale da rendere non in grado di comprender­e il significat­o della realtà e di autodeterm­inarsi consapevol­mente ». Di qui la condanna a 15 anni e 4 mesi incassata da Falchetto in abbreviato, ma la difesa non ci sta e contesta in appello l’adeguatezz­a di quella perizia: per arrivare al suo «verdetto», l’esperto genovese avrebbe sottoposto l’omicida a «soli due colloqui in carcere, del tutto insufficie­nti per giungere a una diagnosi completa». Troppe lacune, secondo la difesa, che insiste per la nomina di un nuovo esperto che sondi la psiche dell’assassino. Un caso, dunque, tutt’altro che al capolinea.

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In carcere Non si rassegna e ricorre in appello Jean Luca Falchetto, il barista condannato in primo grado a 15 anni e 4 mesi per aver ucciso l’ex compagna

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