CRESCITA, LA NUOVA FRONTIERA
Certo, nelle Assise generali di Confindustria, a Verona, si parlerà di politica e ai politici. Il «Progetto Italia» che verrà lanciato da Vincenzo Boccia davanti a cinquemila imprenditori diffida delle promesse mirabolanti dei partiti, chiede continuità al percorso delle riforme, difende il ruolo dell’Europa. L’obiettivo è riportare i temi dell’impresa all’interno di una campagna elettorale che guarda a tutto tranne che ai problemi di chi lavora e di chi produce. Ma l’appuntamento di Verona ha un secondo côté, persino più importante. Confindustria è consapevole della necessità di un nuovo modello di sviluppo. Ecco allora il «Manifesto per l’impresa che cambia». Dieci punti con due parole d’ordine chiare e forti: sostenibilità e responsabilità sociale. Ovvero, l’altra faccia dell’innovazione, da affiancare allo switch tecnologico di Industria 4.0, per rendere più competitivo il Sistema Italia. Pare proprio che gli imprenditori vogliano andare oltre alle solite lamentazioni e rivendicazioni (meno tasse, meno burocrazia, più infrastrutture...) per concentrarsi sulla questione chiave: come alzare il valore aggiunto dei prodotti e conquistare i mercati planetari. In questa ottica, la scelta di una città del Nordest come sede delle Assise generali, momento di confronto che mancava da sette anni (ultima volta a Bergamo, nel 2011), appare ancora più importante.
Perché è qui che si sta mettendo a punto la via italiana a Industria 4.0, non con grandi investimenti ma con soluzioni tecnologiche creative e su misura per le piccole aziende. E perché se la nuova frontiera della crescita passa per il rispetto del territorio e l’attenzione alle esigenze della comunità in cui si opera, il Nordest può essere un punto di riferimento e svolgere un ruolo trainante. Gestione sostenibile dell’impresa, secondo il Manifesto elaborato da Confindustria, significa molte cose: riduzione dell’impatto ambientale, risparmio energetico, welfare aziendale, ma soprattutto sviluppo di prodotti e servizi in grado di rispondere a bisogni sociali emergenti. Il Veneto può mostrare una straordinaria varietà di «buone pratiche»: il welfare aziendale della Pedrollo di San Bonifacio, il legame virtuoso tra la Luxottica e Agordo, la gestione del personale «stile Apple» della Texa di Monastier. Non basta. Interi settori, come il mobile e il tessile, oggi sono all’avanguardia nella cosiddetta economia circolare, l’economia delle Tre R: riduci, riusa, ricicla. C’è da sperare che la svolta verso la sostenibilità e la responsabilità sociale si traduca in scelte concrete di politica industriale.