Rimborsi, nuovo fronte in consiglio regionale
Rimborsi, sotto accusa anche i consiglieri. Benedetti e Cozzolino restano nel limbo
Terremoto M5S. L’europarlamentare VENEZIA trevigiano David Borrelli, dopo il clamoroso addio al movimento, tesse la tela del nuovo partito. Un ex socio della rete Confapri: «Presto un incontro». Ma l’industriale Massimo Colomban si smarca. Intanto sulla questione dei imborsi, spunta anche il caso dei consiglieri regionali veneti, mentre i due parlamentari finiti nella bufera, Silvia Benedetti ed Emanuele Cozzolino, restano nel limbo: non si sa se saranno colpiti dall’espulsione.
Sospesi nel limbo. Senza sapere che ne sarà di loro. Silvia Benedetti ed Emanuele Cozzolino, i due parlamentari veneti coinvolti nell’affaire rimborsi (mancati), ricandidati alle elezioni del 4 marzo, attendono di conoscere il loro destino dai vertici del Movimento Cinque Stelle. Ma non sono già stati espulsi? Non esattamente.
Il «capo politico» Luigi Di Maio, infatti, mercoledì è ricorso ad una formula ambigua: «I parlamentari coinvolti si sono di fatto autoesclusi». Ma che vuol dire? Né Benedetti né Cozzolino intendono «autoescludersi» da nulla. Perché «non ho rubato un centesimo di soldi pubblici e non ho fatto alcuna furbata per intascarmi nulla», si difende Benedetti, e perché «ho ripianato tutto», le fa eco Cozzolino che nel suo
post su Facebook si dice «pronto a fare un passo indietro, se mi verrà chiesto». Insomma, l’addio al Movimento dev’essere imposto. Come? Potrebbero essere espulsi ma i precedenti, proprio tra i Cinque Stelle, dimostrano che per cacciare qualcuno ci vogliono motivazioni solide, sennò si rischia di perdere in tribunale. Potrebbe essere negato loro l’uso del simbolo, che però adesso a quale delle tre associazioni pentastellate appartiene? Movimento5stelle. it, Beppegrillo.it o Blogdellestelle. it? I due hanno sospeso la campagna elettorale in attesa di spiegazioni ma intanto restano in lista, come previsto dalla legge, e con buone chance d’essere eletti. Se così fosse, si dimetteranno lasciando il posto al primo dei non eletti? Nel Movimento non ci crede nessuno: «Andranno nel Misto». E davvero conviene perdere due parlamentari per 23 mila euro su 165 mila (Benedetti) e 13 mila euro su 179 mila (Cozzolino)? Sebbene Di Maio insista sulla linea dura della «pulizia», si sta facendo strada nel M5s l’ipotesi di perdonare gli ammanchi di lieve entità, usando come discrimine «la mala fede». «Se le persone coinvolte hanno da obiettare possono farlo, se ne occuperanno i probiviri» ha detto lo stesso Di Maio. Insomma, non è finita.
Nel frattempo i Cinque Stelle veneti provano a spostare l’attenzione annunciando per sabato una manifestazione a Montebello Vicentino, davanti alla casa di Gianni Zonin, l’ex presidente Bpvi; David Borrelli continua ad essere irreperibile (non è possibile neppure lasciare un messaggio in segreteria, spazio esaurito), preferendo trincerarsi dietro post su Facebook («Non solo non ho affari in Argentina, ma non ci metto piede dal 1997! - ha scritto ieri - e non ho mai chiesto di fare il terzo mandato né di farmi trovare un posto da dirigente a Bruxelles»); Riccardo Fraccaro, il veneto ora più alto in grado nelle gerarchie pentastellate (originario di Riese Pio X, nel Trevigiano, trentino d’adozione ed elezione, è uno dei cinque componenti dello «Staff» di Di Maio), che siede tra i probiviri, si rifiuta di rilasciare qualunque commento.
Le Iene annunciano «nuovi casi», e non si sa se nel mezzo ci siano altri veneti, intanto si apre un nuovo fronte in Regione, dove i consiglieri, proprio come i parlamentari, vengono accusati di non aver restituito il dovuto: 244 mila euro ad essere precisi. A puntare il dito è Luciano Claut, tra i fondatori del M5s a Venezia, assessore a Mira nella giunta pentastellata di Alvise Maniero, che ha deciso di andarsene alla vigilia delle Parlamentarie, dopo che la sua candidatura al Senato era stata esclusa senza un perché. I numeri tratti da tirendiconto.it, secondo Claut, non tornano: «Nel programma elettorale per le Regionali si legge l’impegno a restituire la metà dei rimborsi spese, 4.500 al mese esentasse a testa, che significa una restituzione al 31 dicembre 2017 di 67.500 da parte di ciascun consigliere, per un totale di 337.500 euro. Una cifra molto lontana da quella riportata nel sito che è di 182 mila euro».Il programma M5s del 2015 mette in effetti al primissimo posto il taglio dei costi della politica: indennità di carica da ridurre del 30% e diaria da dimezzare, appunto a 2.250 euro. Un impegno elettorale che il gruppo al Ferro Fini ritiene assolto con una proposta di legge presentata e in attesa di discussione mentre attualmente gli eletti si attengono a quanto previsto dal regolamento del Movimento, che impone di rendicontare tutto – i famigerati scontrini – e restituire le eccedenze. Che fino ad oggi ammontano, appunto, a 182mila euro. Questione chiusa? Nient’affatto. Le chat sono incandescenti e i veleni feroci. Niente male per quello che per i sondaggi sarà il primo partito del Veneto.
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