Corriere di Verona

Tav Brescia-Verona, un altro intoppo

Gli oppositori all’opera parlano di «ritiro del progetto», il ministero smentisce: «Solo integrazio­ni al Cipe». Ma i tempi si dilatano ancora

- Pietro Gorlani Annamaria Schiano

Un annuncio dei No VERONA Tav che sembra una specie di bomba sull’opera, una smentita del ministero alcune ore dopo, e praticamen­te una certezza: c’è l’ennesimo intoppo nell’annoso iter procedural­e dell’alta velocità ferroviari­a Brescia-Verona. Il progetto, che era sul tavolo della Corte dei Conti per la sua approvazio­ne definitiva, è tornato al ministero delle Infrastrut­ture. «Si sono rese necessarie piccole rettifiche che non ci risultano sostanzial­i» riferisce al Corriere un funzionari­o del Cipe (Comitato interminis­teriale per la programmaz­ione economica), che non entra nel dettaglio delle modifiche e di eventuali aumenti dei costi. Il Ministero delle Infrastrut­ture, in una nota ufficiale precisa «di non aver richiesto modifiche progettual­i» ma «finalizzat­e a completare al meglio l’istruttori­a ed a fornire tutti gli elementi che consentano, quanto prima, la regolare registrazi­one della stessa delibera relativa al progetto da parte della Corte dei Conti». Ora sarà il Cipe ad inviare l’istruttori­a alla magistratu­ra contabile, che già una prima volta aveva chiesto integrazio­ni. Tutto nasce, ieri, da una nota dei comitati degli oppositori, in cui si afferma che «il ministero delle Infrastrut­ture ha ritirato il progetto». Si accoda rapidament­e Francesca Businarolo, deputata grillina uscente (e ricandidat­a): «Il ministro delle infrastrut­ture Graziano Delrio aveva assicurato che i lavori per la Tav Brescia–Verona sarebbero partiti entro il 2017. Oggi si apprende del nuovo passaggio, che porterà ad ulteriori ritardi. Per fortuna, perché la Tav, come abbiamo sempre denunciato, è un’opera inutile e costosa, ad altissimo rischio corruzione. Speriamo che si possa intervenir­e prima che sia troppo tardi». L’auspicio, ovviamente, è quello di uno stop definitivo. Una scelta che sarebbe «di buon senso» anche per l’avvocato veronese Fausto Scappini, difensore di una sessantina di comitati ambientali­sti e di privati cittadini. Dopo aver perso la prima causa al Tar del Lazio, ieri ha discusso in Consiglio di Stato il ricorso contro il progetto. Scappini insiste nell’affermare che «il progetto è stato ritirato dalla Corte dei Conti e che stanno attendendo indicazion­i dal ministero per le modifiche». Appare certo, comunque, che slitterà per l’ennesima volta l’avvio dei cantieri: secondo l’ultimo aggiorname­nto avrebbero dovuto iniziare in questo primo scorcio del 2018. La tempistica ora è nelle mani della Corte dei Conti: l’iter medio di approvazio­ne di un progetto è di otto mesi. Vero è che il tracciato Tav, con relativi costi, è già stato vagliato e le nuove piccole modifiche potrebbero richiedere tempi relativame­nte stretti. Resta il fatto che le elezioni del 4 marzo, la scelta (forse) di un nuovo ministro e le indicazion­i del nuovo esecutivo potrebbero essere elemento di ulteriore ritardo. Molto probabile che il primo cantiere, la galleria di Lonato nel Bresciano, non prenda inizio prima dell’estate. Il progetto rimane nella sostanza quello approvato il 10 luglio 2017 dal Cipe (2,5 miliardi di costo): primo lotto da Calcinato in provincia di Brescia fino alle porte di Verona, 43 chilometri per 1,9 miliardi di spesa.

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Una delle manifestaz­ioni contro la tratta Brescia-Verona della Tav
In trincea Una delle manifestaz­ioni contro la tratta Brescia-Verona della Tav

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