L’imprenditore in corsa con Di Maio: «Sì, il fondo del M5S mi ha aiutato ma la politica è estranea»
L’ex socio di Confapri: «La mia? Una domanda tra tante»
Marco Nardin, 41 anni, VENEZIA titolare delle Grafiche Nardin di Cavallino Treporti, Venezia, ex presidente nazionale dei Giovani di Confartigianato (per due mandati), tra i fondatori del think tank group di Confapri, la creatura associativa di Massimo Colomban, oggi è candidato al Senato nel collegio uninominale di Venezia per i colori del Movimento Cinque Stelle.
Nardin, lei è sempre stato molto vicino all’europarlamentare (ex) pentastellato David Borrelli. Dicono nel Movimento che sia stato lui a farla mettere in lista in queste elezioni. Non è che è coinvolto pure lei nel nuovo partito «vicino agli imprenditori e ai risparmiatori» che Borrelli vuol creare dopo l’abbandono del Movimento?
«Ci avrei scommesso che mi avreste chiamato per chiedermelo. E a lei rispondo come ho risposto a tutti quelli che in queste ore me l’hanno domandato, pensando sapessi chissà cosa: non ne ho la minima idea di che stia facendo David perché non sono riuscito a sentirlo, non ci ho parlato».
Non è il solo. L’addio di Borrelli la preoccupa in vista della corsa al parlamento?
«Leggo quel che scrivono i giornali, non so nulla di più, ma no, non sono preoccupato. Io vado avanti per la mia strada, mi candido per rappresentare le istanze delle imprese in parlamento e spero di farcela».
Da uomo d’impresa, non la imbarazzano queste polemiche sui mancati rimborsi dei parlamentari a Cinque Stelle? Alcuni potrebbero essere i suoi futuri vicini di scranno... «E perché mai dovrebbero imbarazzarmi?».
Colomban le ha definite «vicende miserabili», «cronache di un partito qualunque». E si è detto intristito.
«Io, al contrario, la vedo in modo positivo: la vicenda di questi giorni ha permesso di far sapere a tutta Italia che gli eletti del Movimento Cinque Stelle hanno restituito 23 milioni di euro. Soldi che si sarebbero legittimamente potuti tenere in tasca, visto che parliamo del loro stipendio, e che invece sono stati destinati al Fondo di garanzia per il microcredito che sta aiutando migliaia di imprese. Io stesso conosco moltissime aziende che si sono rivolte a questo Fondo, trovando una sponde preziosa». Una di queste è la sua, la Grafiche Nardin.
«Certamente. Ma è ora di finirla con questa disinformazione mirata, basta. Anzi guardi, cogliamo la palla al balzo per fare un po’ di chiarezza». Glielo chiedevo per quello.
«Il Fondo non dà soldi all’impresa ma presta una garanzia quando l’impresa chiede un finanziamento alla banca. Quest’ultima, come si sa, chiede all’imprenditore garanzie personali, sì, insomma, lo tartassa, e poi, se non le ritiene sufficienti, si rivolge a dei fondi pubblici o ai confidi per ottenere ulteriori coperture. È accaduto con me e con migliaia di altre imprese».
A quanto ammontava la garanzia che le è stata concessa? Si parla di 120 mila euro.
«Guardi, io so che come garanzia di quel mutuo c’è il mio capannone, principalmente. Il Fondo, che non dà mai copertura totale, partecipa per una cifra molto esigua».
Ma lei non crede sia un conflitto d’interessi che un imprenditore vicino al Movimento Cinque Stelle, che poi si candida pure col Movimento Cinque Stelle, acceda con la sua azienda ad un fondo pubblico che è in parte finanziato dal Movimento Cinque Stelle? Il Movimento Cinque Stelle, a ruoli invertiti col Pd o Forza Italia, avrebbe scatenato l’inferno, no?
«Assolutamente no perché non c’è alcun rapporto diretto tra l’azienda e il Fondo, tutto è mediato dalla banca, secondo un preciso iter stabilito dalla legge. Ripeto: basta con questa disinformazione mirata».
Quindi esclude che rapporti consolidati con membri di vertice del Movimento possano aiutare un’impresa ad ottenere le garanzie richieste al Fondo, magari a discapito di altre?
«Certo che lo escludo, scherziamo? Viene valutato il merito creditizio dell’impresa, non l’eventuale simpatia politica del suo proprietario».
Il meccanismo, insomma, funziona. Un domani, se sarà eletto, ne diventerà un ingranaggio anche lei, visto che se siederà in Senato dovrà restituire, come gli altri Cinque Stelle, parte del suo stipendio.
«E sarò felicissimo di farlo, glielo assicuro. Qualunque iniziativa vada nella direzione di aiutare le imprese trova e troverà sempre il mio appoggio. Di più: mi farò parte diligente per convincere tutti i parlamentari, e non solo quelli del Movimento Cinque Stelle, a versare una quota del loro stipendio al Fondo per il microcredito. Se lo facessero tutti, sa quante imprese si potrebbero aiutare?».
Sempre che i bonifici vadano a buon fine.
Marco Nardin Non c’è alcun rapporto tra l’azienda e il fondo, si occupa di tutto la banca