Cambio sesso, il centro che spacca la maggioranza
Regione, Finco (Liga) contro la delibera che attiva il polo di Abano: «Perversioni»
«Per la prima volta la maggioranza del Consiglio va contro Zaia e la sua giunta». Sintetizza così Piero Ruzzante, del gruppo Misto, il voto con cui ieri pomeriggio il Consiglio regionale ha approvato tre mozioni contrarie al centro per il «cambio di sesso». Una discussione accesa che affonda le sue radici nella delibera della Giunta dell’ottobre scorso, quando Palazzo Balbi assegnò al Policlinico di Abano un finanziamento da 200 mila euro annui per il triennio tra il 2018 e il 2020 con lo scopo di avviare il centro di riferimento regionale per il cambio di sesso.
Una decisione che fece parlare, e sparlare, fin da subito, con Lega e Centro destra Veneto che hanno alzato le barricate già a poche settimane di distanza dalla delibera. Ieri in Consiglio le mozioni che riguardavano il centro di Abano erano tre: se Giovanna Negro (Il Veneto del Fare - Flavio Tosi - Noi con l’Italia) chiedeva di investire una somma analoga a quella prevista per il polo sanitario dei Colli, vale a dire 200 mila euro, per la procreazione medicalmente assistita («Nel mio modus operandi la famiglia tradizionale è la priorità», ha detto la relatrice), Stefano Casali, Fabiano Barbisan e Andrea Bassi (Centro destra Veneto) puntavano a ritirare il finanziamento da 600 mila euro per la rettificazione del sesso. «Come una persona cambia casa o una macchina a proprie spese ha spiegato in aula Casali -, allo stesso modo lo potrebbe fare per cambiare sesso. In un periodo di ristrettezze investire somme tali per un cambiamento di idee non è giusto. Diverso il discorso per patologie come l’ermafroditismo, delle quali invece la Regione deve farsi carico». La terza mozione, presentata da Nicola Finco, chiedeva di modificare la delibera per finanziare le fasce più deboli della società. «Di fronte alla crisi demografica - ha chiarito Finco - la priorità è aiutare le politiche per la natalità, e non queste che ritengo perversioni».
Dichiarazioni che hanno infiammato il dibattito, con i M5s di Patrizia Bartelle che si sono astenuti dalla votazione, rimarcando però che la Giunta aveva votato la delibera senza passare per la commissione. Un appunto condiviso anche da Stefano Fracasso (Pd) che però ha votato contro le tre mozioni, così come il collega di schieramento Claudio Sinigaglia. «La maggioranza sembra non aver capito che Abano era entrata nel gotha della sanità - ha specificato ancora Ruzzante - e che erano state già avviate collaborazioni con Belgrado, città che insieme a Londra rappresenta un’autorità nel campo. Zaia aveva parlato di un risultato eccellente nel segno della qualità e modernità. La notizia è che io oggi la penso come Zaia».