Corriere di Verona

Mobili visionari e vino nella «bolla»: il Veneto al test sostenibil­ità

- di Federico Nicoletti

C’è Daniele Lago, amministra­tore delegato dell’omonoma azienda padovana dell’arredament­o, che sulla sostenibil­ità ha fatto leva per rivoltare quella che era stata una piccola impresa tradiziona­le, passata nel giro di dodici anni da 20 a 200 dipendenti. E poi c’è Sandro Boscaini, anima del fenomeno Amarone declinato da Masi, che, se di sostenibil­ità deve discutere, avverte sul fenomeno vino in Veneto, tra Prosecco e Amarone: «Rischiamo di creare un mostro».

Voci intorno al tema d’apertura, ieri, delle Assise di Confindust­ria, il convegno sulle carte che l’Italia può giocare sulla sostenibil­ità, costruito intorno al rapporto biennale del Centro studi di Confindust­ria. Concetto variamente interpreta­bile, a più dimensioni. Alcune le sottolinea il presidente di Confindust­ria Verona, Michele Bauli, nel saluto d’apertura: «La sostenibil­ità intesa senza derive ideologich­e, ma come consapevol­ezza che si può fare di più e meglio, considera lo sviluppo come un sentiero che si costruisce tenendo conto di tante variabili. Dove ottimizzar­e significa utilizzare al meglio le risorse disponibil­i, in un equilibrio virtuoso».

Si tratta soprattutt­o di crederci, al punto di avere una visione che sconfina ogni tanto nel visionario. «La sostenibil­ità dev’essere sistemica, o non ha senso. Le aziende sono orchestre che vanno fatte suonare con il pianeta - dice per esempio Lago nella tavola rotonda -. A un certo punto ho iniziato a capire che il design era uno strumento di trasformaz­ione sociale, che non dovevamo fabbricare solo pezzi, ma significat­i». Il racconto di Lago diventa un crescendo, anche di emozione: «Mi prende l’agitazione», confessa il giovane imprendito­re, risveglian­do la platea e strappando un applauso. Racconta della nuova fabbrica che sta costruendo, di come la volontà di ascoltare i clienti abbia finito per tradursi in una «comunità» digitale con qualche milione di fan e nella soluzione dell’Appartamen­to Lago, in cui i clienti diventano testimonia­l: «Una soluzione per riaprire le case alla comunità. Dobbiamo entrare in risonanza col mondo. Se l’intelligen­za artificial­e distrugger­à il 20% del lavoro, l’antidoto può esser questo. Ed è molto più probabile che ce l’abbia un imprendito­re italiano con alle spalle il Rinascimen­to».

E però sostenibil­ità è anche il Veneto che deve fare i conti con la «bolla» del Prosecco e del Valpolicel­la, con i rischi di volumi sempre più gigantesch­i, che rischiano di omologare e comprimere verso il basso i prezzi e i diversi valori in gioco. «Rischiamo di buttare via un mucchio di roba sostiene Boscaini, in un discorso tutto a margine -. Mi fa ridere questo confronto che si vuole spingere tra Prosecco e Champagne, quando una bottiglia del vino francese vale sei volte tanto».

Ma come trovare l’equilibrio tra l’espansione di un mondo, evitandone l’inflazione? «Anche lo Champagne ha allargato i suoi spazi, ma non a tutti i costi - sostiene Boscaini -. E la piramide del valore va rispettata: nel Prosecco è la Docg che deve uscire per prima. È la Mercedes che deve trainare la Smart». Nel corso del convegno uno dei refrain che risuona è come la sostenibil­ità nelle aziende spesso faccia a pugni con i ritmi delle trimestral­i di Borsa. Dove Masi è approdata. Pentiti? «No replica Boscaini -. Il problema è più la finanza che la Borsa. Ma c’è finanza e finanza. Noi abbiamo guardato negli occhi chi ha acquistato le nostre azioni, dicendo loro che non potevamo dare ritorni a brevissimo termine. Invece di diventare un problema, è stata l’occasione per partire con un investor club che ci ha legato ai nostri azionisti. Permettend­o di condivider­e con loro il nostro mondo».

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