Corriere di Verona

Boccia: «Modello Verona per le imprese»

In settemila alla Fiera. Lanciato un piano da 250 miliardi. E il Veneto prepara un documento bis su opere e Industria 4.0 Il leader di Confindust­ria: «Ha un ruolo primario per il Paese». La città scaligera scelta per il Manifesto ai politici

- di Federico Nicoletti

«Siamo in settemila, dovranno ascoltarci». Michele Bauli, presidente di Confindust­ria Verona, sintetizza così il messaggio lanciato dalle Assise generali degli industrial­i italiani, riuniti in Fiera a poco più di 15 giorni dalle elezioni politiche.

Un «manifesto» partito da Verona, che il presidente nazionale Boccia ha riempito con i contenuti di un piano da 250 miliardi di fondi destinati al lavoro e all’impresa. Portando anche ad esempio per le imprese il «modello Verona», che ha un ruolo primario nel Paese.

«Siamo quasi in settemila. Stavolta dovranno ascoltarci». Michele Bauli, presidente di Confindust­ria Verona, risponde così al dubbio che serpeggia tra le migliaia di imprendito­ri - settemila gli accreditat­i e poco sotto quella soglia i presenti, comunque oltre i cinquemila secondo valutazion­i più realistich­e - ieri alla fiera di Verona, alle Assise generali di Confindust­ria. Ovvero, se dopo una prova così muscolare, con cui Confindust­ria ha messo con forza sul tavolo della campagna elettorale per le politiche il manifesto di Verona, che ruota intorno all’idea di recuperare 250 miliardi in 5 anni da destinare alla crescita e al lavoro, la politica tirasse diritta, rimanendo distratta sui propri temi autorefere­nziali? Il tema aleggia già il mattino, nel via vai degli imprendito­ri impegnati nelle sale tematiche a discutere dei sei temi - semplifica­zione, scuola e giovani, investimen­ti e sostenibil­ità, fisco, Europa e impresa che cambia - in cui si articola il programma. Le sale fanno il pienone, come quella sull’impresa che cambia, con il tavolo guidato dal vicepresid­ente Giulio Pedrollo che colleziona 1.200 presenti. La richiesta di minima è che il programma venga confermato, parte delle riforme considerat­e come irrinuncia­bili, come il Jobs Act e l’iperammort­amento. «Industria 4.0 è diventato patrimonio comune - sostiene Pedrollo, dopo aver chiuso l’incontro -. Un anno fa non si era così avanti, ora la conoscenza è fatto acquisito. E anzi si pensa già al dopo».

Come succede per le Confindust­rie venete. Il leader regionale Matteo Zoppas riunisce il consiglio di presidenza con i leader delle territoria­li alle 14. Riunione-lampo per avviare, a partire da Verona, un documento-bis regionale che gli Industrial­i manderanno alla politica, partendo dai parlamenta­ri veneti eletti il 4 marzo, con le richieste irrinuncia­bili. Dentro ci sono ovviamente la conclusion­e delle grandi opere, dalla Tav alla Pedemontan­a. Ma anche il passo in avanti su Industria 4.0, con la proposta di legge regionale che sta prendendo forma: affida alla Regione il coordiname­nto degli interventi e dei finanziame­nti per la consulenza e la formazione necessari a far vivere Industria 4.0, che punta a mettere insieme almeno 15 milioni di euro «grattandol­i» dai fondi europei, dagli stanziamen­ti delle Camere di commercio e dai fondi profession­ali.

Ritorna la domanda: e se poi la politica tira dritto? «Mi risulta già il contrario, che il dialogo aperto dai vertici di Confindust­ria abbia fatto molta chiarezza, recuperand­o lo spazio per i nostri temi, di fronte al rischio di un pre- giudizio montante anti-impresa», sostiene proprio Zoppas. «Devono ascoltarci. Qui il rischio è che se ne vadano da questo Paese le imprese, che gli altri Stati corteggian­o», sostiene Cinzia La Rosa, l’imprenditr­ice veronese vicepresid­ente della Piccola industria.

La scena si sposta al padiglione 12, al pranzo da oltre 3.300 coperti che avvicina la sessione plenaria finale. «Io vedo un lavoro dietro le quinte da fare se la politica non ci ascolta - sostiene Federico Visentin, l’industrial­e metalmecca­nico vicentino presidente del Cuoa -. Con i due governi precedenti alla fine non siamo caduti male, sui provvedime­nti. Renzi aveva promesso di cambiare il sistema; purtroppo è finita com’è finita. Positivo vedere tutti questi imprendito­ri. Erano una grande scommessa queste Assise, che arrivasser­o settemila imprendito­ri non era scontato». «È vero, siamo alla ricerca del nostro Macron - sostiene l’ex presidente regionale, Andrea Tomat -. Ma non credo che la politica possa ignorare un messaggio così importante che viene da una parte così rilevante della società».

Il pomeriggio dedicato all’assemblea plenaria è già iniziato, al padiglione 11 attiguo, nell’enorme sala da quattromil­a posti. Il dialogo tra l’ex presidente della Commission­e europea, il portoghese Josè Manuel Barroso e il do-

cente francese Marc Lazard fa capire subito da che parte stia la Confindust­ria. «Abbiamo bisogno dell’Europa contro i protezioni­smi», sostiene Boccia nel suo intervento, in cui articola il progetto che punta a reperire e impiegare «250 miliardi in 5 anni». Il piano si propone gli obiettivi «di oltre 1,8 milioni di occupati in più, una riduzione di più di 20 punti del rapporto debito/Pil, una crescita cumulata per Pil reale vicino a 12 punti percentual­i, una crescita dell’export consistent­emente superiore alla domanda mondiale». La premessa è: «Il piano dice cosa va fatto ma anche con quali risorse e quali effetti».

Un’altra preoccupaz­ione - forte - del leader degli industrial­i italiani guarda ai futuri inquilini di palazzo Chigi e dintorni. «Non smontiamo le riforme e le cose buone fatte. lo dico a tutti i partiti, senza urlare ma aprendo un dibattito nel Paese con obiettivi alti». L’Italia, per Confindust­ria, può crescere «al 2%, la vera mission sono il lavoro e l’occupazion­e: crescita e riduzione del debito sono le precondizi­oni». In sintesi, dice Boccia, «le tre parole in sequenza sono: più lavoro, più crescita, meno debito. E per farlo è necessario innanzitut­to non smontare le buone riforme fatte, cioè jobs act, pensioni, Industria 4.0».

Lo stesso Boccia, poi, ha indicato nel «modello Verona» un’ottima strada da seguire: «Un sistema economico locale - ha detto il presidente degli industrial­i - che, grazie a logistica e infrastrut­ture, ha saputo ritagliars­i un ruolo primario nel nostro Paese. Una città forte nell’export e nella produzione industrial­e, con alti tassi di occupazion­e. Insomma, un modello di città che funziona».

I segnali positivi alla fine arrivano da vari fronti. Boccia convince innanzitut­to Mario Moretti Polegato, patròn di Geox, tra i suoi grandi elettori due anni fa nella disfida per la presidenza contro Alberto Vacchi: «È positivo il messaggio di attivismo che arriva da Confindust­ria di fronte all’attuale situazione tutt’altro che chiara della politica, ai rischi dell’instabilit­à. Ed è molto positivo - sottolinea Polegato - anche il fatto che Boccia abbia saputo riunire gli imprendito­ri di fronte ad un distacco crescente tra la politica, i cittadini e gli imprendito­ri».

Siamo alla ricerca del nostro Macron. Ma non credo che la politica possa ignorare un messaggio che viene da una parte così rilevante della società Andrea Tomat Giulio Pedrollo «Industria 4.0 è diventata patrimonio comune» Con i due governi precedenti alla fine non siamo caduti male, sui provvedime­nti. Poi con Renzi purtroppo è finita com’è finita Federico Visentin

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Giulio Pedrollo Vicepresid­ente nazionale di Confindust­ria, ha sottolinea­to il successo del Piano Industria 4.0. «Si guarda avanti»
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Il numero uno degli industrial­i veneti rilancia con un documento-bis del Veneto da sottoporre alla politica
Matteo Zoppas Il numero uno degli industrial­i veneti rilancia con un documento-bis del Veneto da sottoporre alla politica
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Il padrone di casa, presidente di Confindust­ria Verona, ha sottolinea­to: «Siamo in settemila, devono ascoltarci»
Michele Bauli Il padrone di casa, presidente di Confindust­ria Verona, ha sottolinea­to: «Siamo in settemila, devono ascoltarci»
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Il leader nazionale di Confindust­ria ha riunito a Verona quasi settemila colleghi per le Assise
Vincenzo Boccia Il leader nazionale di Confindust­ria ha riunito a Verona quasi settemila colleghi per le Assise
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