Corriere di Verona

Christoph, Monica, Gisele premiate parole d’amore

A Verona premiate le tre lettere vincitrici di «Cara Giulietta»: gli autori vengono da Germania, Brasile e Spagna. Le storie: il desiderio per una donna inafferrab­ile, un’unione sfumata a sei mesi dal matrimonio, un sentimento nato dalla musica

- Matteo Sorio

Dalla Germania, Christoph Hartwig. Dalla Spagna, Monica Gomez Delgado. Dal Brasile, Gisele Fialho Mota. La 25esima edizione di «Cara Giulietta» ha premiato ieri le loro tre lettere, giudicate dal Club di Giulietta come le più intense tra le migliaia e migliaia ricevute anche quest’anno.

Il desiderio per una donna inafferrab­ile. Una storia nata da un violino e dal coraggio di farsi avanti, così, dal niente. Un’altra, storia, che comincia da un rifiuto a pochi mesi dalle nozze, un «no» dove doveva esserci un «sì», per imparare a essere meno compiacent­i e più forti. Dalla Germania, Christoph Hartwig. Dalla Spagna, Monica Gomez Delgado. Dal Brasile, Gisele Fialho Mota.

La 25esima edizione di «Cara Giulietta» ha premiato ieri le loro tre lettere, giudicate dal Club di Giulietta come le più intense tra le migliaia e migliaia ricevute anche quest’anno.

Storie che camminano. Storie viventi che alla Casa di Giulietta hanno raccontato a voce, dopo averlo fatto scrivendo, i propri moti del cuore. «La giuria composta dalle “Segretarie di Giulietta”, che da anni si occupano di questo straordina­rio fenomeno epistolare dando una risposta personale a ogni messaggio, ha scelto queste tre missive come le più belle», così l’annuncio del Club, come da tradizione, ricordando il collegamen­to tra «Cara Giulietta» e il premio letterario internazio­nale «Scrivere per Amore» (oggi in partnershi­p con la Fondazione Pordenonel­egge.it). Tre lettere, dunque. Quella di Hartwig, 30enne tedesco, cuoco nella città di Chemnitz, passione per la pittura (dipinge tele astratte) e la fisica («mi aiuta a capire il mondo») era «una dichiarazi­one d’amore per una donna reale, una vecchia amica di scuola, una storia senza possibilit­à». Uno dei passaggi: «Un angelo della notte, una pantera, inafferrab­ile nel suo essere. Un lago tranquillo sul cui fondo ribollono braci. Occhi scuri e vellutati, labbra rosse come il

sangue, la sua pelle bianca… lei era sempliceme­nte lì con la sua presenza che fa male al cuore e al corpo. Una prigione del pensiero…”».

C’è tanto di quel che può scatenare una musica, invece, nella missiva della 28enne brasiliana Gisele Fialho Mota, biologa che l’anno scorso ha lasciato Brasile, famiglia e lavoro per trasferirs­i qui a Verona, dove abita il suo Antonio, violinista dei Virtuosi Italiani, conosciuto grazie a un concerto durante un viaggio a Venezia: «I nostri sguardi e forse anche i nostri cuori si incrociaro­no per la prima volta a quel concerto .... Così decisi di contattare il maestro che aveva suonato come solista quella sera. Da allora ci sono stati momenti preziosi, conversazi­oni a diecimila chilometri di distanza e un anno della nostra vita tra lacrime e abbracci d’addio all’aeroporto». E infine Monica Delgado Gomez, 32 anni, spagnola di Cordova, laurea in amministra­zione aziendale. Doveva sposarsi. Ha scoperto invece di essere «una di quelle che escono per combattere il drago anziché aspettare il cavaliere che le salvi». E così, alla fine, «tu vai a sapere come, io che non mi sono mai ritenuta una persona coraggiosa, non so dove ho trovato la forza di lasciarlo a 6 mesi dalle nozze. Sì, ho lasciato una persona che ho amato con tutto il cuore perché sapevo che sarei stata infelice. Da allora la mia vita è cambiata, mi sento più forte: sì, voglio proprio essere felice».

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Da sinistra Gisele Fialho Mota, Monica Gomez Delgado e Christoph Hartwig (Sartori)
Frontiere Da sinistra Gisele Fialho Mota, Monica Gomez Delgado e Christoph Hartwig (Sartori)
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