Corriere di Verona

Il medico pestato: «Mi era già capitato»

Il dottor Tosi: «Ho male ovunque, io e i miei colleghi lavoriamo in stato di rischio»

- Laura Tedesco

«Come sto? Ho male ovunque, ma almeno sono a casa... ». Il day after del dottor Davide Tosi, 55 anni, pestato mercoledì pomeriggio durante il turno di guardia al pronto soccorso di Legnago, è stato «all’insegna dei controlli medici. I pugni che ho subìto sono stati tanti e violenti. Dovrò sottopormi ad accertamen­ti oculistici e maxillofac­ciali». Per lui «non è stata la prima aggression­e, io e i miei colleghi lavoriamo perennemen­te in uno stato di rischio».

«Come sto? Ho male LEGNAGO ovunque, ma almeno sono a casa... ». Il day after del dottor Davide Tosi, 55 anni, pestato mercoledì pomeriggio durante il turno di guardia al pronto soccorso di Legnago, è stato «all’insegna dei controlli medici. I pugni che ho subìto sono stati tanti e violenti. Dovrò sottopormi ad accertamen­ti oculistici e maxillofac­ciali». Cosa ricorda del pestaggio?

«È stato improvviso e inaspettat­o. Quel paziente ha iniziato a colpirmi senza motivo, non era stato in alcun modo provocato. Non c’erano state discussion­i che lasciasser­o prevedere qualcosa di simile. Doveva essere sottoposto per la seconda volta alla misurazion­e della pressione viste la sua grave obesità e l’esito molto elevato della precedente misurazion­e, tutto qui». Quando ha iniziato a colpirla?

«L’infermiera era andata a prendere il manometro per obesi, io guardavo il pc quando lui, da dietro, mi ha sferrato il primo pugno. Volevo uscire dalla porta, ma era bloccata. I pugni continuava­no e sono caduto. Ero a terra e lui mi colpiva ancora. È stata l’infermiera a salvarmi».

Il suo aggressore (Matteo Querzoli, 38 anni, di Castagnaro) è stato posto ai domiciliar­i.

«L’idea che mi sono fatto è che si tratta di una persona abituata all’uso della violenza. Per quell’uomo è normale».

A proposito di violenza: per lei è stata la prima aggression­e subìta lavorando? «Niente affatto, ero già stato colpito l’anno scorso a Bovolone e da quando lavoro al pronto soccorso di Legnago, ovvero dal 2005, ho subìto altre almeno due aggression­i. Ma guardi che lo stesso si può dire dei miei colleghi».

Si spieghi meglio.

«Al pronto soccorso gli operatori sono perennemen­te in uno stato di rischio.Non esiste alcun filtraggio, non sappiamo mai chi ci troviamo di fronte. Nel settore pubblico non si può rifiutare nessuno e questo ci espone a una situazione

di ordinario pericolo». Può farci alcuni esempi?

«Le minacce verbali sono all’ordine del giorno. Si rivolgono a noi con frasi come “Ti aspetto fuori, me la paghi”. E poi c’è chi non si limita alle parole e ti afferra per il colletto.Queste sono le situazioni più leggere, quando ti trovi di fronte a persone arrabbiate che pretendono una prestazion­e. E la vogliono all’istante. Ma c’è anche di peggio». Cioè?

«Da noi arriva di tutto, dal drogato all’ubriaco, a chi è affetto da problemi psichiatri­ci. Sono i più imprevedib­ili. Voi della stampa venite a conoscenza del 10% degli episodi più gravi, a Legnago altri colleghi sono stati picchiati, alcune colleghe molestate e minacciate. Non abbiamo possibilit­à di difesa, lo diciamo alle forze dell’ordine ma finisce lì. E noi restiamo in pericolo». Con che spirito tornerà al lavoro una volta guarito?

«Amo questa profession­e e non mi tiro mai indietro». Parola di vero medico.

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Al Mater Salutis Il dottor Davide Tosi è stato pestato al pronto soccorso

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