Rapina al Venice Club: bandito in carcere, s’indaga su altri colpi
Saranno le VERONA indagini a dover appurare se si sia trattato di un caso isolato o se, dietro all’arresto del rapinatore entrato in azione martedì sera in una sala slot in zona Stadio, vi sia l’autore di alcuni degli ultimi «colpi» messi a segno nelle ultime settimane in città. A meno che l’uomo, nel corso della convalida in programma questa mattina di fronte al gip Paola Vacca, decida di raccontare qualcosa. Al momento resta accusato del blitz tentato martedì verso le 20, all’interno del Venice Club di via Vitruvio. Una serata letteralmente «disastrosa» per lui. Prima i problemi con la pistola che si era portato in tasca, poi la reazione inaspettata del dipendente della sala, tutt’altro che rassegnato a recitare la parte della vittima designata. Il rapinatore è entrato dalla porta d’ingresso fingendosi un normale cliente, poi all’improvviso ha estratto una pistola scacciacani e l’ha puntata contro il dipendente cinese. L’uomo avrebbe «scarrellato» più volte, facendo cadere a terra almeno cinque bossoli. Ma non ha esploso nemmeno un colpo. E quando il dipendente si è reso conto che quell’arma era innocua, è passato al contrattacco. Si è lanciato contro il malvivente a mani nude e l’ha spinto fuori dal locale, in strada. Quest’ultimo ha provato anche a dileguarsi, ma a quel punto il dipendente cinese l’ha inseguito per il secondo round. Ne è nata così una breve colluttazione, nel corso della quale il rapinatore ha lasciato a terra la pistola, ormai priva del caricatore. Nel frattempo, avvisati da alcuni residenti, gli agenti delle volanti erano già sul posto e sono riusciti a immobilizzare definitivamente il bandito, arrestandolo poi su disposizione del pm di turno Giovanni Pietro Pascucci. La pistola è poi stata recuperata direttamente in strada e gli agenti della scientifica si sono recati sul posto per tutti i rilievi e per acquisire i filmati del circuito interno di videosorveglianza del locale.