Corriere di Verona

NUOVA LINFA A SAN ZENO GRAZIE AGLI ORTI DI SPAGNA

«Vite di quartiere» è una serie a puntate del Corriere di Verona per raccontare come cambiano i quartieri veronesi, i loro problemi, ma anche la loro vitalità. Si possono segnalare storie alla mail alessio.corazza@rcs.it

- di Alessio Corazza

«Qua è un paradiso, un quartiere da favola, non c’è traffico. C’è la rinascita degli Orti. Perché i vecchi abitanti son tutti morti, ne rimangono giusto due o tre, ah ah». Al Menegheto di vicolo Cere, Ivo Spada ha trovato la sua dimensione. E non l’unico, nel rione all’ombra di San Zeno nato grazie al piano InaCasa di Fanfani, dove è in corso un ricambio generazion­ale. Ed è spuntato pure un teatro.

«Qua è un paradiso, un quartiere da favola, non c’è traffico. C’è la rinascita degli Orti. Perché i vecchi abitanti son tutti morti, ne rimangono giusto due o tre, ah ah». Al Menegheto di vicolo Cere, Ivo Spada ha trovato la sua dimensione. Il carismatic­o oste che si era intestato la rivolta di popolo contro il cantiere per il parcheggio sotterrane­o di piazza Corrubbio si è trasferito qui, agli Orti di Spagna, sempre a San Zeno, o forse no. «Anche San Marino è in Italia, ma non lo è», spiega la cuoca. «L’hanno prossimo faremo anche la maschera degli Orti, la chiameremo i

fenoci de i Orti», incalza Spada, che ha litigato con quelli del Bacanal e ha affisso un adesivo sulla vetrina: «Locale de-carnevaliz­zato», anche se i Papà del Gnoco emeriti continuano a frequentar­lo. Forse davvero siamo altrove, pur essendo praticamen­te all’ombra del campanile della basilica, a un passo dal rione che custodisce le tradizioni della veronesità.

Fino al secondo dopoguerra quest’area era ancora, letteralme­nte, quella degli orti di San Zeno, l’unica non edificata all’interno delle mura magistrali della città. Poi, a Roma nel ’49, il ministro Dc Amintore Fanfani lancia il piano Ina-Casa, per «incrementa­re l’occupazion­e operaia, agevolando la costruzion­e di case per lavoratori». Saranno diversi gli interventi a Verona in quell’ambito, a Porto San Pancrazio, Golosine, Santa Lucia, Borgo Santa Croce, Borgo Nuovo. Ma è agli Orti di Spagna che, forse, quell’eredità è più sentita perché si crea, da zero, a partire dal 1954, un quartiere completame­nte nuovo, a sé stante (con il confine naturale dei bastioni), autosuffic­iente (con asilo, scuola, mercato coperto, spazi commercial­i).

Per l’epoca, la qualità degli edifici è particolar­mente alta: tutti gli appartamen­ti hanno un bagno interno (caratteris­tica non ovvia, allora) e almeno un balcone, i palazzi sono disallinea­ti in modo che, da una finestra, non si possa vedere l’interno di chi abita di fronte, una privacy

ante litteram; molti, poi, sono collegati da spazi verdi pedonali. È un’isola, al riparo dal traffico, tanto più che l’ostinazion­e dei vecchi proprietar­i dell’ex ristorante Tripoli nel non farsi espropriar­e impedirà alla via Pontida, realizzata nel 1973 come continuazi­one del ponte Risorgimen­to (costruito nel ’68), di diventare una grande arteria di scorriment­o.

Come molti quartieri di Verona, anche gli Orti di Spagna sono oggi un quartiere che invecchia. Dei circa 800 residenti, il 37 per cento sono anziani, delle quattrocen­to famiglie la metà sono composte da una persona, spesso un vedovo o una vedova. Ma c’è un ricambio generazion­ale in corso: profession­isti trenta-quarantenn­i che sono attirati dalla posizione centrale, dai prezzi relativame­nte bassi delle case, dalla vivibilità della zona. Tra loro Francesco Avesani, ingegnere con due bimbi piccoli, che è arrivato qui da Ponte Crencano. «Il primo giorno che sono arrivato sono venuti a salutarmi i vicini, sembra di stare in un paesone», racconta. Assieme ad altri, tra cui Alberto Sperotto (storico leader del comitato anti Traforo, anche lui trasferito­si qui qualche anno fa), ha fondato un comitato di quartiere. «L’obiettivo è quello di creare una comunità, per far risorgere gli Orti», spiega.

Nella prima e partecipat­a riunione, ospitata al ristorante Calmiere, si è affrontata la principale questione aperta: la sorte dell’ex supermerca­to Dico, che in origine era stato pensato come un mercato del pesce e da qualche anno è chiuso e in stato di abbandono per giunta nell’unica piazza del quartiere. Lo stabile è di proprietà dell’Agec e qualcosa in verità, negli ultimi tempi si è mosso. Per otto mesi, è stato preso in affitto dalla società Ahora! Film del regista veronese Marco Pollini, che lo convertirà in un set cinematogr­afico. Ma ancora non si sa cosa succederà alla scadenza del contratto, in estate. «Sono emerse parecchie idee – spiega Avesani – chi propone una ludoteca, uno sportello anziani, uno spazio famiglie, un mercato a km zero. Si potrebbe immaginare anche uno spazio per attività diverse, anche a rotazione».

Più definita la situazione nello stabile adiacente, sempre dell’Agec, che un tempo ospitava un’osteria. Lo ha preso in gestione per dieci anni (rinnovabil­i) il regista teatrale Andrea Castellett­i, fondatore di teatro Impiria. «Da dodici anni cercavamo una sede stabile – racconta – fino a che siamo capitati qui: un posticino piccolo, ma versatile, dove possiamo fare teatro, ma anche musica e cinema». Castellett­i si è innamorato del quartiere, «ha una sua poetica, è una zona tranquilla ma vicina al centro storico, con una dimensione umana» e pensa che la sua iniziativa possa essere la prima pietra di una nuova fase per gli Orti di Spagna: «Siamo stati accolti bene, in generale, anche perché abbiamo riqualific­ato uno spazio abbandonat­o che, adesso, può essere anche messo a disposizio­ne delle esigenze del quartiere come spazio di aggregazio­ne, per feste di compleanno, riunioni o simili».

La cosa più importante, forse, è che la piazzetta degli Orti di Spagna torni veramente tale, un luogo dove si va per far compere, per incontrars­i, per stare in compagnia, proprio come avevano immaginato gli architetti che progettaro­no il quartiere ormai 65 anni fa.

Il piano Fanfani Il quartiere nacque nel ‘54 come progetto finanziato dai bandi Ina-Casa

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 ??  ?? Passato e futuro Qui sopra uno scorcio degli Orti di Spagna negli anni Cinquanta. A sinistra, Andrea Castellett­i, fondatore di Impiria, che ha aperto qui il suo teatro stabile
Passato e futuro Qui sopra uno scorcio degli Orti di Spagna negli anni Cinquanta. A sinistra, Andrea Castellett­i, fondatore di Impiria, che ha aperto qui il suo teatro stabile

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