Uccise madre e sorella: ridotta la pena
Tolto l’ergastolo in appello a Filip: sconterà 30 anni. Decisivo il ruolo della fidanzata
«Prima ho sgozzato mia madre e poi ho strangolato la mia sorellina perché aveva sentito tutto... ». Sconterà 30 anni di reclusione anziché l’ergastolo: condannato in primo grado al carcere a vita senza attenuanti, ieri l’Appello ha ridotto la pena ad Andrei Filip, 22 anni, romeno, reo confesso di entrambi i delitti che nel 2016 sconvolsero Albaredo d’Adige. «È una sentenza storica » non nasconde la propria soddisfazione il difensore Roberto Rigoni Stern.
«Prima ho sgozzato VERONA mia madre e poi ho strangolato la mia sorellina perché aveva sentito tutto... ». Sconterà 30 anni di reclusione anziché l’ergastolo: condannato in primo grado al carcere a vita senza attenuanti, ieri la Corte d’assise d’appello di Venezia ha ridotto la pena ad Andrei Filip, 22 anni, romeno, reo confesso di entrambi i delitti che nel 2016 sconvolsero Albaredo d’Adige.
«È una sentenza storica non nasconde la propria soddisfazione il difensore Roberto Rigoni Stern -. Sono riuscito a ottenere le generiche per l’imputato, nonostante l’accusa avesse insistito per la conferma del “fine pena mai”». A pesare sull’esito del processo di secondo grado, è stata anche la condanna della fidanzatina del killer, Loredana N., minorenne al momento dei crimini: 14 anni e 8 mesi, lo scorso dicembre, la pena inflitta dal gup del Tribunale dei Minori di Venezia Maria Teresa Rossi, che l’ha riconosciuta corresponsabile del solo omicidio della madre di Filip. Per ora comunque la ragazza, nel frattempo diventata maggiorenne, rimane libera in Romania in attesa dell’appello. Tutt’altra situazione invece per Andrei, in cella a Vicenza dopo il forzato trasferimento da Montorio dov’era diventato bersaglio di intimidazioni dagli altri detenuti come sempre accade per questi crimini.
Mai, per Filip, una lacrima o un pentimento da quella maledetta sera del 13 febbraio 2016 sfociata nel sangue, quando la prima cosa che aveva fatto dopo il duplice assassinio nella casa di Albaredo d’Adige, era stato il prelievo di 200 euro con il bancomat della madre. Quindi era rientrato e, con un coltellaccio, aveva fatto a pezzi i corpi di Mirela (con la complicità della fidanzata) e della sorellina, li aveva inseriti in tre borse che aveva poi gettato nell’Adige dal ponte che collega Albaredo a Ronco ripetendo per tre volte il percorso.
«Due sono gli aspetti sui quali mi sono concentrato davanti alla Corte d’assise d’appello - spiega il suo ’avvocato Rigoni Stern -, il vizio parziale di mente per il quale ho chiesta la rinnovazione della perizia psichiatrica e le circostanze generiche». Disco rosso dai giudici sulla prima richiesta, mentre il procuratore Antonio De Lorenzi si è opposto anche alla concessione delle generiche, insistendo invece per la conferma in toto dell’ergastolo inflitto a Verona dal gup Laura Donati. E invece, contrariamente a quanto sollecitato dal pg nella requisitoria, con il verdetto di ieri i magistrati hanno acconsentito alle generiche, riducendo il conto per Filip a 30 anni. «È stato tutto opera mia, la mia fidanzata mi ha solo passato il coltello», aveva tentato nel 2016 di accollarsi ogni colpa scagionando la fidanzata, con la freddezza di chi narra la trama di un libro.Tanto che il perito del giudice, il medico legale genovese Giacomo Rocca, lo aveva descritto come «lucido e in grado di intendere e di volere al momento dei fatti». Lettura a cui la difesa si è sempre opposta, premendo per le generiche «anche in virtù del coinvolgimento della fidanzata nella determinazione dell’evento omicidiario di Mirela e nel trasporto dei cadaveri per gettarli nel fiume».