Corriere di Verona

Lazio padrona Hellas trafitto da Immobile

Gara senza storia: in campo solo la Lazio, è subito un tiro al bersaglio I gialloblù resistono all’assedio per un tempo, poi il centravant­i segna una doppietta

- Fontana

All’Olimpico tra Lazio e Hellas non c’è partita. I gialloblù reggono l’assedio per un tempo, poi ci pensa Ciro Immobile a sbloccare la gara, segnando la doppietta che decide la partita.

Il Verona viene divorato dalla Lazio. Inchiodato sulle barricate, l’Hellas fa la figura dello sparring-partner, davanti a una squadra che è «troppo tutto» per i gialloblù. Ha del sorprenden­te che, per poco più di un tempo, il risultato resti fissato sulla parità. Bastano 5’, dopo, a Ciro Immobile, per dissolvere una squadra, quella di Fabio Pecchia, che non viene mai fuori dai guai causati dai consueti peccati originali. Rosa rabberciat­a, idee ridotte, problemi che sono, all’apparenza, irrisolvib­ili: tare congenite. Per porvi una specie di rimedio, Pecchia fa una mezza rivoluzion­e, resa obbligator­ia dall’assenza di Ferrari. Il pesta e pigia dei giorni che avevano preceduto la gara dell’Olimpico era girato attorno a un unico argomento: come rimediare al buco a destra?

Alla fine, arriva un cambio di modulo, con il passaggio, che si rivelerà men che transitori­o, a un 3-4-3 che è, all’atto pratico, un 5-4-1. Debutta Boldor, mentre Romulo e Fares si allargano – all’occorrenza, ossia molto spesso, abbassando­si – sulle fasce. La palla viene consegnata per prassi alla Lazio, che inizia subito a martellare il Verona, schiacciat­o all’indietro, non si sa se per scelta o per inevitabil­e necessità. La questione è di lana caprina, in una sfida che si trasforma fin dall’avvio in un tiro al bersaglio. Nicolas, una volta di più, deve munirsi di pazienza e, soprattutt­o, di prontezza, per ribattere i ripetuti assalti che gli piovono contro da ogni lato. Il copione è, dunque, lo stesso delle ultime settimane, già visto e rivisto con Roma e Sampdoria. Per uscire dall’angolo, suonato come un pugile groggy, l’Hellas dovrebbe far ricorso a un contropied­e che non scatta mai. Così stritolato, il Verona rimane in piedi per un qualche giro della sorte (un paio di chance non le concretizz­a Immobile), con Pecchia che capisce che in questo modo non se la caverà. Passa al canonico 4-4-2, allora, con Caracciolo terzino destro, e prova a riordinare un mosaico scombinato.

Non varia l’impression­ante superiorit­à della Lazio, che non smette di sprecare occasioni, ma l’Hellas assume contorni meno illogici, e di tanto in tanto abbozza pure delle ripartenze, sebbene alquanto spuntate: Kean non viene mai servito, Matos va a strappi, Verde non trova le misure al ruolo. Il bombardame­nto prosegue con una traversa colta da Luis Alberto e con i numeri che raccontano di un assedio infinito. Poco manca che il contatore delle statistich­e non si impalli, per non perdere il filo dei tiri, più o meno precisi, tentati dalla Lazio. Eppure, alla fine del primo tempo, il Verona non è ancora sotto, e i più si domandano quanto possa ancora resistere. Ci vorrebbe coraggio, per uscire dal bunker, e quindi un tasso diverso di aggressivi­tà.

Dai che ti ridai, il gol arriva, e a siglarlo non può che essere Immobile, che all’Hellas segna sempre, fin dai tempi, ormai datati, in cui giocava nel Pescara. Fanno sette per lui contro il Verona, fa uno per la Lazio, e nel giro di pochi minuti l’elenco va a otto, per l’attaccante, e a due, per i biancocele­sti. L’epilogo della storia è questo: si salvi chi può.

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 ??  ?? Implacabil­e Ciro Immobile segna il primo dei suoi due gol con i quali la Lazio ha superato il Verona nel posticipo della 25esima giornata
Implacabil­e Ciro Immobile segna il primo dei suoi due gol con i quali la Lazio ha superato il Verona nel posticipo della 25esima giornata

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