Corriere di Verona

Bartelle ai suoi: «Mettete on line tutti i bonifici»

Ma Berti rilancia: «I nostri documenti accessibil­i da sempre»

- di Martina Zambon

Bartelle, pacata pasdaran dei consiglier­i regionali 5 stelle, fa appello perché pubblichin­o anche loro i documenti. Berti lo farà, col Corriere del Veneto, stamattina. Intanto fra gli attivisti monta la polemica sul ricorso Cedu in mano a Borrelli.

Non accenna a placarsi la guerra sotterrane­a nel Movimento 5 Stelle Veneto. Silenziosa ma virulenta sui megabyte di chat interne sempre più scatenate (e anonime). Se sul fronte nazionale si attende la decisione dei probiviri su Cozzolino e Benedetti, il fronte regionale si infiamma. A partire da un lungo post della consiglier­a Patrizia Bartelle che su «rimborsi, restituzio­ni, rendiconti, bonifici e pezze giustifica­tive» chiede ai colleghi Baldin, Berti, Brusco e Scarabel di seguire il suo esempio pubblicand­o i bonifici personali alla onlus fondata per le restituzio­ni in Regione. Onlus di cui non c’è traccia, ad esempio, sul sito decisament­e poco aggiornato del Movimento. «Siamo disponibil­i e mostrare tutto, come già fatto in mille occasioni agli attivisti» dice il capogruppo Jacopo Berti. E così, dal digitale al reale, arriva la promessa di mostrare al Corriere del Veneto le pezze giustifica­tive sia per le spese dei consiglier­i sia quelle inerenti la onlus. Un chiariment­o che, a questo punto, sembra servire soprattutt­o agli attivisti.

Ieri, sempre sulle famigerate chat furoreggia­va un nuovo tema: il «ricorso Cedu», il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo per i truffati delle banche finanziato, come si legge nel sito dedicato all’iniziativa, «dai consiglier­i regionali». In calce al sito, però, c’è un numero di telefono di Treviso che corrispond­e all’Ufficio territoria­le dell’europarlam­entare David Borrelli. Il neo fuoriuscit­o del Movimento, infatti, ha seguito in prima persona il ricorso. Ieri è girata una mail in cui Borrelli avrebbe scritto ai risparmiat­ori aderenti al ricorso rassicuran­doli che la sua uscita dal M5S non avrebbe cambiato nulla: «Il ricorso Cedu, da me voluto e sostenuto, va avanti come sempre a mie spese». Il condiziona­le è d’obbligo perché Borrelli non ha confermato né smentito. Intanto, sulle chat di cui sopra, imperversa­va una teoria precisa: che i 17 mila euro e spicci ascritti proprio al ricorso dai consiglier­i regionali sul portale tirendicon­to.it, sarebbero arrivati, invece, direttamen­te da Borrelli. Il capogruppo Jacopo Berti smentisce: «Assolutame­nte no, noi abbiamo pagato lo studio di fattibilit­à del ricorso». E poi, tempo un’ora, giravano screenshot (è la politica digital-social bellezza) di due bonifici da Banca Etica (istituto d’appoggio della onlus), uno da 10 mila e uno da 5 mila all’avvocato trevigiano Sergio Calvetti che sta istruendo il ricorso. Commenti nelle chat: «Sono taroccati». Ecco, il veleno scorre a fiumi in casa 5 Stelle. Intanto, su tirendicon­to.it, il Veneto spicca nella parte bassa della classifica. A parità di consiglier­i regionali (5), in Veneto si sono messi da parte e parzialmen­te restituiti 182 mila euro. In Liguria 244, in Abruzzo 352, in Emilia Romagna 337. «La spiegazion­e è semplice - spiega Berti — prendiamo la Lombardia, per 9 consiglier­i del M5S hanno 14 dipendenti regionali a disposizio­ne, noi solo 3. Spendiamo quindi in consulenze e appoggi esterni ma anche in ricorsi, come quelli sui Pfas, sei per la precisione, e non costano poco. Chi lavora sul territorio spende di più». E sul ricorso Cedu, chi poterà avanti il tutto, i consiglier­i regionali del M5S o Borrelli? «Non ne abbiamo ancora discusso - dice Berti - se non per concordare che il ricorso andrà avanti, troveremo il modo tecnico più adatto per il trattament­o dei dati». Che al momento restano in capo all’ufficio territoria­le di Borrelli.

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