Bartelle ai suoi: «Mettete on line tutti i bonifici»
Ma Berti rilancia: «I nostri documenti accessibili da sempre»
Bartelle, pacata pasdaran dei consiglieri regionali 5 stelle, fa appello perché pubblichino anche loro i documenti. Berti lo farà, col Corriere del Veneto, stamattina. Intanto fra gli attivisti monta la polemica sul ricorso Cedu in mano a Borrelli.
Non accenna a placarsi la guerra sotterranea nel Movimento 5 Stelle Veneto. Silenziosa ma virulenta sui megabyte di chat interne sempre più scatenate (e anonime). Se sul fronte nazionale si attende la decisione dei probiviri su Cozzolino e Benedetti, il fronte regionale si infiamma. A partire da un lungo post della consigliera Patrizia Bartelle che su «rimborsi, restituzioni, rendiconti, bonifici e pezze giustificative» chiede ai colleghi Baldin, Berti, Brusco e Scarabel di seguire il suo esempio pubblicando i bonifici personali alla onlus fondata per le restituzioni in Regione. Onlus di cui non c’è traccia, ad esempio, sul sito decisamente poco aggiornato del Movimento. «Siamo disponibili e mostrare tutto, come già fatto in mille occasioni agli attivisti» dice il capogruppo Jacopo Berti. E così, dal digitale al reale, arriva la promessa di mostrare al Corriere del Veneto le pezze giustificative sia per le spese dei consiglieri sia quelle inerenti la onlus. Un chiarimento che, a questo punto, sembra servire soprattutto agli attivisti.
Ieri, sempre sulle famigerate chat furoreggiava un nuovo tema: il «ricorso Cedu», il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo per i truffati delle banche finanziato, come si legge nel sito dedicato all’iniziativa, «dai consiglieri regionali». In calce al sito, però, c’è un numero di telefono di Treviso che corrisponde all’Ufficio territoriale dell’europarlamentare David Borrelli. Il neo fuoriuscito del Movimento, infatti, ha seguito in prima persona il ricorso. Ieri è girata una mail in cui Borrelli avrebbe scritto ai risparmiatori aderenti al ricorso rassicurandoli che la sua uscita dal M5S non avrebbe cambiato nulla: «Il ricorso Cedu, da me voluto e sostenuto, va avanti come sempre a mie spese». Il condizionale è d’obbligo perché Borrelli non ha confermato né smentito. Intanto, sulle chat di cui sopra, imperversava una teoria precisa: che i 17 mila euro e spicci ascritti proprio al ricorso dai consiglieri regionali sul portale tirendiconto.it, sarebbero arrivati, invece, direttamente da Borrelli. Il capogruppo Jacopo Berti smentisce: «Assolutamente no, noi abbiamo pagato lo studio di fattibilità del ricorso». E poi, tempo un’ora, giravano screenshot (è la politica digital-social bellezza) di due bonifici da Banca Etica (istituto d’appoggio della onlus), uno da 10 mila e uno da 5 mila all’avvocato trevigiano Sergio Calvetti che sta istruendo il ricorso. Commenti nelle chat: «Sono taroccati». Ecco, il veleno scorre a fiumi in casa 5 Stelle. Intanto, su tirendiconto.it, il Veneto spicca nella parte bassa della classifica. A parità di consiglieri regionali (5), in Veneto si sono messi da parte e parzialmente restituiti 182 mila euro. In Liguria 244, in Abruzzo 352, in Emilia Romagna 337. «La spiegazione è semplice - spiega Berti — prendiamo la Lombardia, per 9 consiglieri del M5S hanno 14 dipendenti regionali a disposizione, noi solo 3. Spendiamo quindi in consulenze e appoggi esterni ma anche in ricorsi, come quelli sui Pfas, sei per la precisione, e non costano poco. Chi lavora sul territorio spende di più». E sul ricorso Cedu, chi poterà avanti il tutto, i consiglieri regionali del M5S o Borrelli? «Non ne abbiamo ancora discusso - dice Berti - se non per concordare che il ricorso andrà avanti, troveremo il modo tecnico più adatto per il trattamento dei dati». Che al momento restano in capo all’ufficio territoriale di Borrelli.