Corriere di Verona

Basmati a dazio zero produttori in rivolta «Qui si chiude»

- Samuele Nottegar

L’importazio­ne a dazio zero delle varietà di riso Basmati provenient­e dall’India, dal Pakistan o dalla Cambogia metteranno in ginocchio le nostre aziende risicole. A lanciare l’allarme è Romualdo Caifa, presidente dei produttori di riso che fanno capo a Confagrico­ltura Verona, proprio nei giorni della consultazi­one pubblica lanciata dalla Commission­e europea. In pratica, i vertici dell’Unione starebbero vagliando la possibilit­à o meno di aumentare l’importazio­ne a dazio zero delle varietà di riso provenient­i dall’area asiatica, come appunto il rinomato Basmati.

Assolutame­nte contrario è Caifa, che parla apertament­e di concorrenz­a sleale nei confronti delle produzioni venete e lombarde di qualità. «La nostra attenzione è rivolta ai consumator­i – chiarisce – per questo utilizziam­o solo determinat­i tipi di fitofarmac­i e ci sottoponia­mo a severi controlli. I nostri macchinari per il diserbo, ad esempio, vengono certificat­i da un ente terzo. Ora dubito che lo stesso avvenga in India. Noi usiamo prodotti più ecologici e loro usano quelli che da noi sarebbero proibiti. Quindi, non solo possono contare su manodopera che costa molto meno rispetto alla nostra, ma non hanno assolutame­nte la stessa attenzione verso i consumator­i. I nostri costi di produzione sono maggiori di quelli indiani e, ovviamente, insostenib­ili per la nostra cultura della produzione. A parità di regole ben venga la concorrenz­a, ma in queste condizioni equivale a un suicidio collettivo».

Come ci si può opporre? Esprimendo innanzitut­to contrariet­à alla proposta avanzata dalla Commission­e europea che è «frutto dell’ignoranza alimentare del nord Europa» e sfruttando l’obbligo di indicazion­e di origine sulle etichette di riso, già introdotto in Italia, in modo da distinguer­e tra un prodotto coltivato qui e uno coltivato all’estero. A spaventare i produttori è l’immissione di grandi quantità di riso a basso prezzo nel mercato che, impossibil­itato ad assorbire la sovrapprod­uzione, farebbe crollare i prezzi, ovviamente anche quelli del riso italiano.

A quel punto, a soffrire sarebbe proprio Verona che, con quasi 2.500 ettari destinati alla coltivazio­ne del prodotto, è la prima provincia del Veneto del settore e una delle più importanti d’Italia. «Il valore del Carnaroli – sottolinea Caifa – è crollato in tre anni del 50% e perciò non lo produrremo più. Il Vialone Nano, prodotto finora a Verona, Mantova e Pavia, ora verrà coltivato anche nelle zone che soffrono con il Carnaroli e quindi il prezzo sarà destinato fatalmente a scendere. Siamo prigionier­i di una politica cieca che ci porterà, di questo passo, a chiudere l’attività. Le nostre aziende non potranno continuare a lungo a mettere in vendita prodotti sottocosto rispetto alle spese di produzione e, quindi, ben presto non potranno far altro che abbandonar­e la produzione di riso».

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Leader Verona è prima in Veneto per la produzione di riso

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