Leone alla carriera a Jarrett Il pianista senza confini che ha sposato classica e jazz
«Le note mi arrivano come un vapore sottile, come vapore acqueo. E io cerco di coglierne la forma prima che svaniscano nell’aria». In questo pensiero sta tutta la filosofia musicale di Keith Jarrett. Filosofia che la Biennale di Venezia ha voluto premiare facendo del pianista e compositore americano il Leone d’oro alla carriera per la Musica 2018. Il Leone d’argento sarà consegnato invece al francoargentino Sebastian Rivas, fra i più originali autori della sua generazione. Lo ha stabilito il Consiglio di Amministrazione della Biennale di Venezia, presieduto da Paolo Baratta, facendo propria la proposta del direttore del Settore Musica Ivan Fedele.
Jarrett riceverà il Leone d’oro alla carriera il 29 settembre, nel 62esimo Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale di Venezia che si svolgerà dal 28 settembre al 7 ottobre. In questa occasione il compositore di Allentown sarà protagonista al pianoforte di una delle sue leggendarie improvvisazioni che hanno contribuito a ridefinire la scrittura pianistica. La più famosa resta «The Köln Concert», il disco di jazz solo più venduto di sempre (siamo intorno alle 4milioni di copie), registrazione di un live all’opera di Colonia nel 1975. «Acclamato unanimemente come uno dei più importanti pianisti nel campo dell’improvvisazione e del jazz, Keith Jarrett è un artista che si è cimentato con straordinario talento e creatività in diversi generi musicali – recita la motivazione del premio tra i quali la musica classica, componendo partiture raffinate e graffianti. La sua sterminata discografia è la testimonianza di un’arte senza confini e di una personalità unica nel campo del jazz, il cui approccio e la cifra stilistica così personali ne fanno un maestro universale della storia della musica».
Nato l’8 maggio 1945 ad Allentown, in Pennsylvania, Jarrett inizia a suonare il pianoforte all’età di tre anni. Fin dall’infanzia compone musica, e non è ancora adolescente quando inizia a girare gli States come musicista professionista. Gli studi lo portano al Berklee College of Music all’inizio degli anni Sessanta, trasferendosi poi a New York, dove suona con il batterista Art Blakey prima di finire, nel 1969, alla corte di Miles Davis, con il quale esordisce all’organo per passare poi al piano elettrico. In seguito il lavoro del pianista statunitense segue altre direttive, finendo per esplorare ambiti jazz contemporanei, improvvisazioni e ritorni agli standard, eseguiti in compagnia di un trio costituito con il bassista Peacock e il batterista DeJohnette.