Corriere di Verona

RISATE A TEMPO CON CARLO & GIORGIO

Il 28 febbraio al Camploy il ritorno della coppia comica: sarà «Temporary show, lo spettacolo più breve del mondo». E i due protagonis­ti scherzano: «Prima di comprare il biglietto, vogliono sapere quanto staremo sul palco»

- Francesco Verni © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Dopo il debutto al Goldoni di Venezia con cinque giorni di tutto esaurito e i primi sold out in Veneto, il 28 febbraio la coppia comica formata da Carlo & Giorgio sarà al Teatro Camploy (ore 20.45, info boxofficel­ive.it) con il nuovo «Temporary show (lo spettacolo più breve del mondo».

A Verona avete portato altri spettacoli, che ricordi avete delle precedenti tournée?

Carlo Dalpaos: «Io ho un consiglio. Se proprio un veronese non fosse incuriosit­o a venire a vedere Carlo e Giorgio, almeno venga a dare un’occhiata al teatro Camploy che è davvero bellissimo, uno dei più belli d’Italia».

Giorgio Pustetto: «Ricordo la primissima volta. Quando in piazza Bra ho trovato due gruppi che si azzuffavan­o; quando chiesi chi fossero, mi risposero che erano dei Capuleti… questo può far riflettere anche su quanti anni posso avere». Quanto durerà «Lo spettacolo più breve del mondo»? Carlo: «Capisco sia una domanda ironica, ma purtroppo ci ha scritto più di qualcuno preoccupat­o da questo titolo. Ora ci chiediamo se sarebbe venuto qualcuno se avessimo intitolato lo show “lo spettacolo più brutto del mondo”».

Giorgio: «Prima di acquistare il biglietto volevano sapere quanto durerà, come se il minutaggio valesse o meno il prezzo. La durata è sempre relativa, anche un secondo può essere eterno se ci si annoia, due ore possono durare un istante se ci si diverte». Ma dopo il rodaggio dello

spettacolo insistono ancora?

C: «Dopo diverse repliche posso finalmente dire che la gente inizia a fidarsi».

Come mai avete scelto di portare in scena un «Temporary show»? C: «Perché siamo circondati

dai temporary shop e dalle cose che durano un battito di ciglia».

G: «Basta guardarsi attorno. A chi non è mai capitato di andare a comparsi una maglietta in un determinat­o negozio e scoprire che, per un mese, è un temporary shop che vende solo ciabatte infradito». Ma che cosa amate o odiate di questo mondo temporary? C: «Lo so che è il sintomo che stiamo diventando vecchi, ma odiamo tutto quel mondo in cui la velocità si porta via tutto». In questo mondo di corsa, il tempo diventa il bene più prezioso?

C: «Dovrebbe esserlo, ma anche qui entra in gioco la soggettivi­tà. C’è chi impiega benissimo il proprio tempo e chi lo butta via senza accorgerse­ne». G: «È una sottolinea­tura etica che va oltre le nostre capacità. Chi è cosciente di impiegare bene il proprio tempo? Chi lo stabilisce? Poi se c’è un tempo perso, si presuppone che ci sia un tempo trovato... come diceva il vecchio amico Marcel Proust». Ma c’è una cura a tutto questo «Temporary»?

G: «Bisogna assecondar­lo, farsi travolgere, se no si finisce solo per lottare contro i mulini a vento». Quale è il compliment­o più bello che vi hanno fatto per questo spettacolo? C: «Ci dicono che è veloce. Non è uno scherzo. Dicono che il ritmo dello spettacolo è serrato e cammina bene con le proprie gambe».

Che cosa ha portato di più al vostro spettacolo la regia di Paul Kargyokris? G: «Ha portato la sua esperienza. Ci ha regalato un po’ di consapevol­ezza in più dei nostri mezzi».

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Da Venezia con furore Carlo e Giorgio si sono conquistat­i un pubblico fedele anche a Verona

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