Stufe e lotta allo smog: «Altri i veri inquinatori»
È, quello delle emissioni, il tema principe al via dell’edizione 2018 di «Progetto Fuoco» in Fiera a Verona. E le aziende produttrice di stufe suggeriscono di guardare altrove. «Non siamo noi i veri inquinatori dell’aria», dicono.
Fiduciosi dalla Cola: «Passo importante per far cre- scere una coscienza ecologica». Guardinghi da Thermorossi: «Spero che nessuno un domani ci chieda di arrivare fino a 6 stelle perché vorrebbe dire non poter più produrre macchine a biomasse: già c’è il problema a monte dei paragoni con ben altri tipi di combustioni». Stufe, caminetti e caldaie a riempirne gli stand, i grandi marchi veronesi e veneti nella produzione di calore ed energia da combustione della legna e pellet guardano così alla notizia di ieri nel primo giorno di «Progetto Fuoco» in Fiera – mostra numero uno in Italia per il settore, 800 espositori da 40 Paesi sino a domenica – e cioè il protocollo d’intesa col ministero dell’Ambiente siglato proprio in Fiera da Veneto, Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna insieme ad Aiel (Associazione italiana energie agroforestali) per definire l’abbassamento delle emissioni in atmosfera nel Bacino Padano: riduzione entro il 2030 del 70 per cento del pm10 e del benzopirene dagli impianti a biomasse, qualità certificata dei biocombustibili, divieto d’utilizzo di impianti a biomassa con 2 stelle, a partire dal 2020 l’obbligo di acquisto solo di prodotti a 4 stelle e rottamazione di 4 milioni e mezzo di vecchi impianti nei prossimi 12 anni. Tutti d’accordo, quei brand, con l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Roberto Marcato, quando avverte che «questo settore è una realtà del Pil del Veneto che dobbiamo aiutare: per ridurre il problema delle Pm10 nella pianura padana la “guerra al caminetto” non serve, serve semmai che il prossimo governo prenda in mano seriamente il tema delle polveri sottili». È, quello delle emissioni, il tema principe al via dell’edizione 2018 di «Progetto Fuoco». Riflette Giancarlo Fanton, direttore commerciale di Cola, sede ad Arcole: «Lavoriamo sul basso impatto ambientale già da 5-6 anni e speriamo che finiscano le “guerre” indiscriminate al camino. Il mercato sta crescendo in maniera incredibile. Per i prodotti italiani, specie in pellet, si apre spazio anche nell’Europa dell’est». Dice Andrea Santambrogio, direttore commerciale della vicentina Nordica: «È come le classi “euro” per le macchine, ci auguriamo che ora emerga con ancor più chiarezza la qualità dei prodotti. Siamo un business capace di creare ricchezza nel territorio. E negli ultimi anni le grandi aziende hanno già dato un’accelerazione per rendimento e livello di emissioni». Direttore tecnico di Thermorossi, ancora nel Vicentino, Fabio Rossi commenta: «Resta un problema a monte, perché non si può paragonare la combustione a biomassa alle emissioni di un autobus. Non si potrà mai arrivare a una certificazione a 6 stelle e spero nessun politico ce lo chieda, visto che già abbiamo le lobby del gas e del gpl a darci contro». Ragionamento simile da Mario Muraro, della veronese Klover: «C’è un mercato pieno di competitor, ma tanti non sanno quello che fanno, quindi la certificazione è fondamentale. Chiaro, abbiamo sottratto vendite a chi produce caldaie a gas, e così le richieste sulle emissioni si sono irrigidite. Oggi le emissioni sono bassissime: se le richieste dovessero irrigidirsi ancora di più, si finirebbe per complicare la vita a un settore importante».