Amia, i lavoratori e il timore per A2A Ipotesi «discesa in campo» dei bresciani. Sboarina: «Verso una soluzione»
C’è uno spettro che si aggira tra i corridoi di Amia: si chiama A2A. È la multiutily, una delle più importanti nel settore, che ha sede a Brescia: secondo i rumors sarebbe la principale candidata - anzi, si starebbe già attrezzando - per partecipare alla gara per la raccolta e smaltimento rifiuti. Sempre «se», ovviamente, la gara ci sarà. Ulteriori rassicurazioni sono arrivate ieri dalla politica nel corso dell’assemblea sindacale che si è tenuta in azienda, scandito dal ritornello «Non vogliamo finire in A2A». per l’appunto. E, ormai alla vigilia delle politiche, il clima era quello delle larghe intese. Il sindaco Federico Sboarina, i consiglieri di maggioranza (Mauro Bonato, peraltro dipendente di Amia, Massimo Paci e il presidente del consiglio comunale Ciro Maschio), quelli di opposizione, come Elisa La Paglia e Michele Bertucco (non presente ma apertamente ringraziato dai colleghi di centrodestra «per la collaborazione») tutti sono d’accordo su un punto fondamentale: «La gestione deve essere affidata ad Amia in house», ovvero direttamente. Da cestinare, insomma, il project voluto (e ancora difeso) dai tosiani. «Così come abbiamo fatto con l’Arsenale - ha detto Sboarina davanti ai dipendenti di Amia approfondiremo dal punto di vista tecnico le eventuali vie percorribili. Non sono venuto a promettervi niente, ma faremo fino in fondo ciò che ci compete nella massima trasparenza». Il sindaco ha difeso anche la «trasferta albanese»: «A Tirana è riconosciuta la professionalità dell’Amia nella pulizia della città, merito vostro che contribuite al buon nome dell’azienda». Secondo i sindacati, «se il bando va a una ditta esterna - come afferma il delegato dell’Rsu Gabriele Maurino - potranno chiederci di spostarci ovunque. I tagli paventati? Ci si può espandere in altri comuni, siamo sotto la quota». Molte le accuse all’ex dg di Agsm, Gian Pietro Cigolini, che negli ultimi giorni ha difeso il project: «Restituisca la macchina aziendale» ha detto La Paglia. E Bonato: «Agsm è riuscita a perdere la gara per l’illuminazione pubblica, andata per un anno a una ditta romana. Per Amia sono in ballo quindici anni, il futuro intero dell’azienda».