L’ex sindaco Varolo accusato di falso e truffa al Comune
Quando annunciò le sue «irrevocabili dimissioni» da primo cittadino di Pastrengo, la notizia colse un po’ tutti di sorpresa. «Ho bisogno di aria nuova», dichiarò Alberto Varolo durante la seduta del proprio addio al consiglio comunale. Era l’inizio del dicembre 2015 e il suo mandato si interruppe anticipatamente dopo due anni in carica. Seguirono il commissariamento e le nuove elezioni.
Da ieri, Varolo risulta imputato in qualità di ex sindaco di Pastrengo delle ipotesi di reato di falso e truffa ai danni di quello era il suo stesso Comune. In programma, risultava l’udienza preliminare che lo vedeva chiamato a difendersi dalla doppia contestazione accusatoria unitamente a un avvocato: si tratta del legale Donato Tozzi. Quest’ultimo è finito nel mirino del pm, che ne ha chiesto il rinvio a giudizio al pari di Varolo, per i medesimi reati di truffa e falso.
Stando all’ipotesi cardine alla base dell’inchiesta, sarebbe stato disposto il pagamento all’avvocato Tozzi, che aveva ricevuto l’incarico di fornire prestazioni legali (una sorta di «supporto legale», si leggeva nell’atto di conferimento dell’incarico) per l’ente pubblico, di consulenze che nei fatti non sarebbero state effettuate. Arrecando in questo modo un danno economico, se trovasse conferma l’ipotesi accusatoria, alle casse dell’amministrazione comunale di Pastrengo. Pare inoltre che ad attivare la magistratura scaligera riguardo a tale vicenda, inducendo il pm ad avviare un’inchiesta, non sia stato un esposto delle minoranze o di un privato, bensì del commissario chiamato a reggere le sorti del Comune fino allo svolgimento delle amministrative dopo le dimissioni a sorpresa di Varolo. Fin qui, le tesi dell’accusa: ieri, in aula,entrambi gli imputati hanno chiesto e ottenuto dal giudice per l’udienza preliminare Gorra di essere giudicati con il rito abbreviato (che in caso di condanna garantisce lo sconto di un terzo sull’ammontare della pena finale).