Il mito di Jackson rivive sul palco con il suo sosia
Raccoglie successi in tutto il mondo con un tribute show di oltre due ore Balletti, cori, musiche: rinasce, in copia perfetta, la magia del re del pop
Quando l’originale non c’è più, il replicante riempie un vuoto affettivo. Se l’originale è un gruppo il rito del copia-incolla è officiato dalla cover band: Beatles, Pink Floyd, Nirvana, Genesis… ogni giorno c’è un tributo in qualche parte del mondo. Se l’originale è un artista, e uno solo, ci pensa l’«impersonator», cioè la personificazione dell’idolo, che si tratti di Frank Sinatra o Elvis Presley, l’importante è avvicinarsi, fedelmente e rispettosamente, al maestro. Il sito internet «MJVibe», pochi giorni fa, lanciava un sondaggio: chi è il miglior «impersonator» di Michael Jackson? Sotto quel titolo, ottantacinque artisti sparsi per il mondo, tutti in lizza, tutti riconosciuti come personificazioni dalla qualità certificata. E tra i primi nomi in cima all’elenco quello dello spagnolo Sergio Cortès, dappertutto fra i più popolari, lui ch’è in tour in Italia e dopo il Brancaccio di Roma fa tappa adesso al Teatro Nuovo di Verona: sabato 3 marzo, ore 21, «Michael Jackson Live Tribute Show» (biglietti in prevendita a partire da 25.50 euro), uno spettacolo «di oltre due ore – annunciano dal Nuovo – per rivivere i magici momenti di una storia immortale». Storia che passa per «Smooth Criminal», «Billie Jean», «Wanna Be Startin’ Something», «Bad», «Remember the time», «Thriller». Storia che passa per il «moon walking». Perché riprodurre Michael Jackson significa lavorare sul timbro vocale ma anche su un’estetica di movenze, presenza scenica, carisma da palco.
«Nel 1987 un giornalista mi vide per strada e proprio per la mia somiglianza mi propose di partecipare a un reportage su Michael Jackson», ha raccontato Cortès, 46enne di Barcellona, ballerino e cantante, famiglia di otto fratelli: «Dopo la pubblicazione del reportage mi sono state offerte varie collaborazioni e ho accettato volentieri perché mi piace ballare e cantare, la mia voce è molto simile alla sua e adoro le sue canzoni». Era il 25 giugno 2009, Michael Jackson ucciso da un’overdose di farmaci, a 50 anni, 15 dischi fra il ’64 e il 2009, l’etichetta di re del pop, una vita da personaggio totale nell’arte. «L’idea di questo spettacolo è nata nel 2010, era passato un anno dalla morte di Michael e io, da grande fan, mi continuavo a ripetere: come faremo adesso? Eravamo tutti orfani». L’idea, allora: non un tributo come tanti altri, ma fedeltà totale ad arrangiamenti, movimenti di danza, luci, con band live e corpo di ballo. «Ci siamo basati sulle scalette dei concerti e sulle coreografie che faceva Michael nei suoi tour – sottolineava Cortès prima della data romana del gennaio scorso – cercando di essere fedeli nei minimi particolari e rispettosi della sua arte, inserendo anche qualche brano nuovo degli album postumi, che lui non ha mai eseguito dal vivo. Sarà una sorpresa per i fan italiani».