Amia in house? Per Tosi è un «harakiri»
È battaglia sul futuro dell’Amia. Dopo l’assemblea dei lavoratori che si è espressa per l’affidamento diretto (in house) del servizio da parte del Comune, dopo che l’amministrazione Tosi aveva invece previsto una gara tramite un project financing, arrivano due «avvertimenti», uno dallo stesso ex sindaco Flavio Tosi e l’altro da Michele Bertucco. Tosi auspica che «i dipendenti di Amia non si facciano incantare da pifferai magici, come purtroppo accadde nel 2016 quando i lavoratori di Fondazione Arena bocciarono per due voti il piano di risanamento». Secondo Tosi «il fenomeno ‘assemblea-Amia’, già sperimentato in Fondazione Arena, è noto con il nome di harakiri, perché se Amia scegliesse la strada ‘in house’, andrebbe incontro a una riduzione del fatturato, dovendo per contro sostenere i costi fissi e l’organico attuali, e sarebbe un disastro: i conti salterebbero e le tariffe aumenterebbero». Per Michele Bertucco, consigliere di Sinistra in Comune, «coi lavoratori Amia non bisogna diffondere illusioni: se si vuole restare in house c’è tanto lavoro da fare perché è la Regione che definisce il bacino dei rifiuti e il nostro capoluogo fa bacino a sé. Potrebbe essere persino necessario scorporare di nuovo Amia da Agsm: la situazione – conclude Bertucco - è quanto mai ingarbugliata e questa giunta sembra cercare solo di affrancarsi dal suo passato politico sotto l’ala di Tosi, ma non sa se saprà marcare una vera discontinuità, basti vedere come hanno cambiato idea sulla missione albanese».