Litta, 150 «pazienti fantasma»: operate saltando la prassi e le priorità
Il lavoro degli ispettori regionali continua sul fronte Pietro Litta, il chirurgo della Clinica ostetrica licenziato dall’Azienda ospedaliera di Padova e indagato per peculato dalla Procura dopo aver preso 250 euro in nero per una visita all’inviata di «Petrolio» e averle chiesto 2mila euro per saltare le liste d’attesa. L’episodio era avvenuto prima di Natale nella clinica «Città Giardino» di Padova, con cui l’Azienda ospedaliera aveva una convenzione, ora sospesa. Gli ispettori stanno controllando tutte le prestazioni effettuate in regime di intra moenia, in reparto e in clinica, dal ginecologo. E non si capisce dove siano state visitate 150 pazienti operate da Litta nel 2017. Nelle loro cartelle cliniche lo specialista scrive di averle viste alla «CittàGiardino», ma non si trovano le fatture relative al pagamento delle parcelle. Altro nero? E se sì, la clinica sapeva? E soprattutto: come hanno fatto queste signore a entrare nelle liste operatorie senza un referto che ne accertasse diagnosi e priorità? La prassi prevede che sia lo specialista di riferimento ad attestare la necessità di intervento chirurgico per un paziente e a inserirlo nelle liste informatizzate. E’ tutto tracciato: diagnosi, luogo e ora della visita, ticket o parcella intera, codice di priorità a seconda del quadro clinico. Eppure il referto delle 150 pazienti non si trova. E nemmeno, per qualcuna, il motivo alla base del passaggio da una priorità minore a una maggiore, per legge possibile solo se il malato peggiora. Altro «salto delle liste» dietro pagamento?
E c’è una terza anomalia: il conto per operarsi in privato è salato anche perchè in sala accanto al chirurgo prescelto ce ne dev’essere un secondo, che va pagato. Gli ispettori hanno appurato che molto spesso Litta operava da solo e talvolta si faceva affiancare da uno specializzando.