Asse a sinistra tra Vicenza, Padova e Treviso
Spazi vietati all’estrema destra, Manildo segue Variati e Giordani Critica Donazzan. Cortei a Vicenza
Nasce l’asse veneta dei sindaci «No fascio». Comuni dem che stanno votando delibere per vietare gli spazi pubblici all’estrema destra. Il caso lo ha sollevato Achille Variati (Vicenza) con la formula «prima giura, poi manifesta». Ma anche Sergio Giordani (Padova) e Giovanni Manildo (Treviso) lo seguiranno. È scontro con gli esponenti della destra, come l’assessore regionale Elena Donazzan. Verona in controdenza: in consiglio arriverà la mozioni «anti-centri sociali».
«È un passo da fare». Alla fine arriva Giovanni Manildo a rinforzare l’asse veneta dei sindaci «No fascio» che sta scrivendo e votando delibere e mozioni per vietare gli spazi pubblici all’estrema destra legata ai principi mussoliniani. Veti figli di Macerata, che crescono sugli echi dei pestaggi di Torino e di Milano. Il caso lo ha sollevato cinque giorni fa Achille Variati, con la formula «prima giura, poi manifesta» (ripudio del fascismo per ottenere la concessione degli spazi pubblici), o delibera-Anpi come la si vuole chiamare, che presto sarà sottoposta al voto del consiglio comunale di Vicenza. Proprio nella città berica, ieri, la suggestione della paura si è coltivata per alcune ore prima del possibile incrocio Forza Nuova-centri sociali . Ma ben prima di Variati si erano mossi diversi comuni veneti di centro-sinistra, ora raggiunti anche dalle intenzioni di Treviso e di Bassano.
«Un atto triste ma necessario – spiega il sindaco di Treviso – l’apologia di fascismo è già un reato, è brutto che una comunità abbia bisogno di formalizzarlo ulteriormente. Ma è un provvedimento da prendere e da evidenziare. Ne parlerò nel corso della prossima giunta e in consiglio comunale». Al lavoro anche Bassano: «I capigruppo stanno già lavorando sulla mozione» avverte il sindaco Riccardo Poletto. Il sindaco del comune veneziano di Cavarzere Henri Tommasi è stato fra i primi a dire no ai fasci, nel 2017: «Una decisione preventiva, un rafforzativo del divieto di ricostituzione del Partito Fascista che già c’è, ma che noi abbiamo voluto sottolineare». Idem a Mira, dove l’amministrazione di Marco Dori ha provveduto fin da inizio anno ad allontanare tentazioni nazi dagli spazi pubblici, con modifica del regolamento per le concessioni. Poco più in là, a Cadoneghe, Michele Schiavo ha pure già applicato il divieto, dispensando i primi no: «Abbiamo approvato la delibera a novembre e dopo poche settimane abbiamo negato uno spazio pubblico ad alcuni attivisti. Pericoli reali? Forse nel nostro territorio no, ma è sempre meglio ribadire alcuni principi». I sindaci dichiarano di non aver preso decisioni collettive, ma di aver avuto qualche confronto sul tema, a margine di qualche summit di partito, agendo poi per affinità. «Attenzione però – avverte il sindaco di Padova Sergio Giordani – fino al 4 marzo abbiamo le mani legate: non si può vietare di manifestare ai candidati, di qualsiasi parte essi siano. Dopo tale data, fino alla prossima elezione, possiamo intervenire: io ho già la delibera pronta per vietare la concessione di sale pubbliche ai partiti che si rifanno al fascismo».
Ma non mancano le reazioni. Infuriata Elena Donazzan, assessore regionale all’Istruzione (Forza Italia): «Sono atti illiberali, fuori dal tempo, questi sindaci distorcono la realtà – tuona l’assessore -. La violenza di questi tempi è tutta dalla parte anti-fascista e lo dimostra la cronaca, fra bombe carta con i chiodi e carabinieri picchiati». Contiene proprio queste testimonianze la lettera che Donazzan sta mandando ai primi cittadini veneti che stanno approvando il documento sulle piazze off limits: «Questi sindaci pensino bene a cosa stanno facendo: se ci sa- ranno violenze in Veneto, ne saranno responsabili. Si è già innescata una caccia alle streghe e una lista di proscrizione in diverse città». Ignorerà il divieto anche Piero Puschiavo, di Progetto Nazionale: «Nessuno di noi firmerà questo documento , è contro la Costituzione e non ha senso – spiega -. Per essere anti-fascisti, si presuppone che ci sia il Fascismo, cosa che oggi non c’è. Ci solo movimenti che si ispirano, ed è un’altra cosa. Questo clima sovietico è pericoloso». Che il clima si stia surriscaldando sembra essere un dato di fatto, fra le scritte contro Forza Nuova a Vicenza, gli atti intimidatori verso FdI a San Donà di Piave e la pizzeria negata a Casa Pound a Schio.
In controtendenza, Verona: l’unica mozione che arriverà in consiglio comunale sarà quella per vietare le manifestazioni di estrema sinistra, a prima firma di Paolo Rossi («Battiti per Verona»): «Una mozione che ha l’appoggio trasversale – spiega – e che riflette sul rischio di dare spazi o patrocini a manifestazioni di estrema sinistra potenzialmente sovversivi. Il messaggio che vogliamo dare è: a Verona non c’è spazio per gruppi violenti».
Manildo Brutto che si sia costretti a ribadire e formalizza re il concetto
Verona controcorrente Pronta una mozione per vietare le piazze all’estrema sinistra