Il crac delle banche «Quante complicità dal potere in Veneto»
Prime le operazioni «baciate», oggetto di indagine da parte delle Procure. Poi le vendite «scavalcate», ossia i vani tentativi dei soci delle banche venete di cedere le proprie azioni, superati da chi ha ricevuto trattamenti preferenziali. E infine le «porte girevoli», ovvero quel costume di passare da dipendenti di Banca d’Italia a dipendenti o consulenti delle banche venete oggetto delle ispezioni di Banca d’Italia. Gianni Dal Moro, deputato e candidato veronese del Pd, ha raccontato la sua esperienza di membro della Commissione di inchiesta sulle banche in un incontro pubblico, durante il quale ha presentato anche i risultati dell’indagine parlamentare. «Gli slogan “Prima di tutto i Veneti”, “Paroni a casa nostra” – ha sottolineato Dal Moro – non hanno potuto nascondere cosa stava succedendo veramente: il più grande crac finanziario d’Italia ha colpito proprio il Veneto attraverso Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, mettendo in ginocchio migliaia di famiglie e imprese venete. Ho riscontrato forti responsabilità che riguardano la classe dirigente della nostra regione prima che di Banca d’Italia e Consob». Ma non solo. Secondo l’onorevole Pd dalla Commissione sono emerse evidenti le evidenti lacune dei consigli di amministrazione, delle governance bancarie e degli organi di controllo interni che, con una gestione localistica, hanno evidenziato il malcostume e diverse anomalie. Così sarebbero prosperati fittizie formazioni di patrimonio, redditività di fantasia e prestiti fatti agli amici degli amici. «Tutto questo nel silenzio più assordante di una classe dirigente che applaudiva».