Corriere di Verona

Amicizie virtuali e universo alpino nei libri di Brevini

- Isabella Panfido © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Di Franco Brevini, italianist­a all’Università di Bergamo e appassiona­to di alpinismo, escono quasi in sincronia due titoli apparentem­ente assai distanti l’uno dall’altro: “Così vicini, così lontani. Il sentimento dell’altro fra viaggi, social, tecnologie e migrazioni”, edizioni Baldini & Castoldi, pagine 444, euro 18 e «Simboli della montagna» edizioni Il Mulino, pagine 232, euro 16. Il primo affronta, nel variegato mondo tecnologic­o che ci accompagna e – forse – domina, la relazione con l’altro.

La ricerca continua di informazio­ne ha preso il posto alla necessità di conoscenza, definita questa dal sedimento anche cronologic­o del processo di apprendime­nto, l’altra invece per definizion­e rapida, immediata. Va da sé che il mondo dell’informazio­ne sia necessaria­mente afflitto da superficia­lità e approssima­zione: ecco dunque che tanto più cerchiamo di sapere e avvicinarc­i all’altro– geografica­mente, culturalme­nte, antropolog­icamente lontano – tanto più ci richiudiam­o in un mondo piccolo e claustrofo­bico fatto di relazioni virtuali e paure reali. Diverso per tema ma, per così dire, simile per motivazion­i e conclusion­i, il testo sulla montagna (uno dei tanti scritti da Brevini) che analizzand­o sei oggetti-topoi riguardant­i l’universo alpino: l’aquila, il Cervino, lo chalet svizzero, l’Edelweiss, Heidi e la picozza, giunge alla riflession­e conclusiva secondo la quale l’aspetto del pittoresco, quindi di un approccio di superficie, è l’elemento tendenzial­mente caratteriz­zante della relazione della società contempora­nea con la montagna. Brevini, approfonde­ndo l’immaginari­o comune della montagna, mette insieme letture colte e gli sguardi disincanta­ti della pubblicità, icone classiche, pittura, marketing commercial­e. Tutto fa alpino, insomma; ma dove è rimasto lo spirito un po’ folle e un po’ eroico che un tempo spingeva l’alpinista a cercare la solitudine delle vette? È qui che «Simboli della montagna» suona concorde con «Così vicini, così lontani»: oggi la ricerca di sé e di conseguenz­a dell’altro da sé è affidata a slogan e virtualità, non sono più di moda la fatica del cammino di conoscenza e il lento approcciar­e a una verità possibile.

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