Vezir: «Non ho fatto a pezzi Khadija»
Uccisa e smembrata, il fratello dell’assassino al gip: «Ho solo trasportato i suoi resti»
Protesta la sua «assoluta innocenza» Vezir Ajdinaj e, dal carcere di San Vittore dove si trova rinchiuso da domenica, si difende dalle pesanti accuse che hanno indotto il pm Pietro Pascucci a chiederne l’arresto e il gip Paola Vacca a ordinarlo: «Non ho partecipato alla distruzione del cadavere di Khadija Bencheikh, non ho aiutato mio fratello Agim a fare a pezzi la sua convivente... Non ho preso parte alla mattanza, è tutto falso».
«Non è vero, state sbagliando». Protesta la sua «assoluta innocenza» Vezir Ajdinaj e, dal carcere di San Vittore dove si trova rinchiuso da domenica, si difende dalle pesanti accuse che hanno indotto il pm Pietro Pascucci a chiederne l’arresto e il gip Paola Vacca a ordinarlo: «Non ho partecipato alla distruzione del cadavere di Khadija Bencheikh, non ho aiutato mio fratello Agim a fare a pezzi la sua convivente... Non ho preso parte alla mattanza, è tutto falso» ha dichiarato in presenza del suo difensore Antonio Buondonno davanti al gip del Tribunale di Milano che lo ha interrogato per rogatoria. Ma la convinzione di carabinieri e procura è che invece due mesi fa l’incensurato albanese di 54 anni Vezir, una vita da pendolare tra la moglie a Verona e la compagna (con due figli) a Milano, avrebbe rivestito un ruolo determinante nell’atroce esecuzione della marocchina di 46 anni che conviveva con Agim, 51 anni, in una palazzina di piazzale Olimpia: per l’accusa, fu ammazzata dal compagno con un batticarne, massacrata in casa da colpi violentissimi a testa e torace. In una seconda fase, secondo gli inquirenti, il corpo esanime della donna sarebbe stato trascinato in bagno, denudato, fatto a pezzi da entrambi i fratelli, Agim e Vezir giunto appositamente quel giorno da Milano, infine nascosto nei sacchi dell’immondizia ritrovati qualche giorno dopo a Valeggio. A gennaio, il film dell’orrore costato la vita e il sorriso a Khadija aveva portato in cella il convivente reo confesso per omicidio volontario, vilipendio e occultamento di cadavere. Ma Arma e procura erano certi che Agim, affetto da Parkinson, non avesse potuto smembrare da solo il corpo senza vita della donna: di qui, i due mesi di pedinamenti e riscontri sfociati nelle ultime ore nell’arresto di Vezir per il duplice sospetto di aver sezionato con Agim il cadavere e di averlo aiutato a trasportarlo. Da Milano, però, il fratello maggiore dell’assassino non ci sta: «Ero arrivato a Verona per festeggiare il Capodanno con i miei fratelli Agim e Alfred (da domenica scorsa indagato a piede libero per il solo occultamento, ovvero il trasporto, del cadavere in concorso, ndr) - ha detto Vezir -. Ho solo aiutato Agim a caricare in auto quei sacchi dei rifiuti senza sapere cosa contenessero. Me l’ha rivelato mentre eravamo in viaggio verso Valeggio, io mi sono arrabbiato con Agim per ciò che aveva commesso ma ormai, a quel punto, non potevo fare a meno di aiutarlo a trasportarli e abbandonarli in un campo».