Katia, campionessa del porta a porta grazie al Bimby
Tra i primi agli Oscar della vendita. «Costa caro? Lo piazzo a tanti, anche a preti e calciatori»
«Non l’hai mai provato? Passo io da te, mi bastano un tavolo, anche piccolo, e quattro ingredienti: in meno di mezz’ora avremo cucinato un menù completo».
Katia Marcomini ha una voce gentile e affabile, ma un po’ affannata: sta rispondendo al telefono mentre è ferma nella sua auto, anzi, nel suo «ufficio a quattro ruote», come dice lei. Sta terminando gli ultimi giri di lavoro, le ultime visite a domicilio ai clienti con cui ha fissato un appuntamento per una dimostrazione sulle funzionalità del Bimby, il celebre - e costoso - robot da cucina che promette miracoli gastronomici anche sulle tavole dei cuochi più inesperti. Non ci sono dubbi: Katia, 44 anni, originaria di Sant’Ambrogio di Valpolicella, nel suo lavoro è davvero brava. Di più, è una delle migliori.
A confermarlo è Univendita, associazione che affilia venditori porta a porta: nel 2017 l’ente ha promosso un premio per eleggere il professionista più persuasivo d’Italia. Gli Oscar della Vendita 2017 hanno visto sfidarsi 11 fra i piu` abili piazzisti di tutto lo Stivale premiati al termine di una gara che consisteva nella dimostrazione e vendita di un oggetto uguale per tutti. Tra i nomi dei primi sei classificati c’è anche il suo, unico in tutto il Veneto.
«La sfida era davvero difficile: convincere una signora, del tutto digiuna di calcio, ad acquistare un pallone ufficiale della Serie A. Io ho puntato tutto sulla qualità del prodotto», ricorda Katia, che è stata segnalata per la partecipazione al premio, tra migliaia di candidati, dall’azienda produttrice di Bimby, la tedesca Vorwerk, con cui ha iniziato a collaborare per caso, otto anni fa, accompagnando un’amica a una dimostrazione. Un’impresa ancora più complicata per chi, come lei, è specializzata su un solo articolo.
«Rifiuto molte commesse perché non riesco a vendere nulla che non mi convinca rivela - del resto, il segreto del mestiere è proprio riuscire a stabilire un rapporto di fiducia con i clienti: se sei sincero con loro, li convinci».
E Katia lo è davvero, profondamente convinta dell’utilità di ciò che propone. «Sì, è un prodotto molto costoso - ammette - ma quando vado a casa della gente e mostro ciò che si può fare, rispondono tutti che il prezzo è persino troppo basso».
È con questo candore che è riuscita a persuadere un parco clienti tra il più insospettabile. A portarsi a casa l’elettrodomestico dopo un pomeriggio insieme a lei non sono solo signore borghesi, disposte a spendere ben più del necessario per un robot da cucina («Al contrario, chi è benestante non si mette ai fornelli, va al ristorante»), ma anche scuole materne, parrocchie, sacerdoti, addirittura chef.
Nel suo carnet c’è persino l’intera rubrica dei calciatori di Hellas e Chievo: «Certo, perché abitano da soli - chiarisce - difficilmente i single hanno il tempo di cucinare e il Bimby in pochi minuti impasta, trita e cuoce… fa tutto. Ti faccio vedere?».