L’onda padana: «Questo sarà un maremoto»
In 4 capoluoghi su 7 comanda il Carroccio, alla scoperta di un diario elettorale che nessuno aveva ancora letto
Lunedì CITTADELLA (PADOVA) italiano di una settimana che sa già di secolo, lunedì di mercato a Cittadella che si sveglia ilare, ebbra e in vena di confidenze. Sembra «fatta», anzi strafatta, come contagiata di nuova consapevolezza. Eppure il cielo è grigio, l’inverno non smette e tutto sembra come prima.
La signora turrita, quella che arrostiva bistecche d’orso in onore della Padania (ma era manzo), la leghista consolidata e prolifica, qui come più in là nel Trevigiano a Fontanelle e a Cimadolmo e più su a Rosà che è ancora Vicenza, a Gorgo al Monticano e oltre, nomi e paesi che magari non vi dicono molto, ma sono i luoghi dove le cose sono talmente cambiate che a dirlo oggi, che è martedì, vi sembrerà già un’altra epoca.
Comincia qui il nostro piccolo viaggio pedemontano nella destra conclamata, carinziana e haiderista. Capirete subito che loro, i cittadini, non si sono spostati di un millimetro, non si sono mossi - anzi in alcuni paesi hanno votato Lega meno di prima – è lo spettacolo che è cambiato e loro sono diversi per quel che vedono e che hanno capito.
A Cittadella se la godono. Un vigile ad esempio, un signore baffuto e cordiale che sembra un vigile perché veste la divisa ma che in realtà è Norberto Bobbio ci spiega: «Destra e sinistra? La sinistra non c’è più e io sono l’ultimo vigile di sinistra». Gli stavamo per chiedere dov’è la sede dell’Anpi, forse non lo sapeva o forse l’Anpi non ha una sede, lui comunque ci ha stregato con una folgorante distinzione di cos’è la destra e cos’è la sinistra. Nel dare le multe per la precisione: «Il vigile di destra deve far ordine, vuole pulizia e se dà una multa la dà per punire. Io no». Non ci spiega com’è il suo formato, ma dal sorriso e dalla scanzonatura si direbbe chef ala differenza. È un ostile, è la multa solidale e compassionevole.Annotiamo sotto la rubrica dello strano. Un barbuto ciclista che sembra uscito da un film di Pietro Germi, mostra un’abilità funambolica nel fare lo slalom tra la gente, vortica e ad ogni curva annuncia il nuovo millennio: «Non avete visto ancora niente, siamo solo all’un per cento di quel che accadrà. Arriverà il maremoto». È come se il dio Pan fosse calato tra le bancarelle, faunesco, assieme alle baccanti. E non nominiamo invano il dio Pan: Giuseppe Pan, l’ex sindaco, è l’assessore regionale della caccia e della pesca, anche lui figlio del grande ventre leghista cittadellese i cui aforismi vengono ricordati e ripetuti con ammirazione: «Diceva che bisogna fare come nel medioevo, due gabbie con dentro due negri appese a ogni porta». Ma dove l’ha detto? «Qui». A chi l’ha detto? «A me».
Registriamo sotto la rubrica del grottesco. È la festa della liberazione, delle ganassate, dell’inespresso, dell’intollerabile mai detto, ieri il mercato era un sabba, tra le magliette a 3 euro e jeans fatti in Cina. «Con la pistola si risolvono tanti problemi». E chi l’ha detta questa? «Sempre lui». Così si dice, ora con disinvoltura. Finalmente non più rozzi provinciali, non più i baluba che quelli di città mostravano a dito, precursori piuttosto. Cosa si vede dalle mura? Si vedono le città della pianura convertite, finalmente conquistate al nuovo sentire: la Lega è prima a Verona con il 23 per cento, prima a Rovigo col 25,6, prima a Treviso col 27 e
Cittadella I grillini sono i lazzeroni del Sud organizzato che vuole i contributi, ci metteranno nuove tasse, ci leveranno gli sgravi fiscali per dare dar mangiare a chi non lavora
A Gorgo
Qui la Lega Nord, dieci anni fa, aveva oltre l’80 per cento, ora soltanto il 50 e, cosa strana, i clienti oggi sono più silenziosi di ieri: senza risultati si accapigliavano, adesso no
– udite udite – prima anche a Vicenza con il 25, cosi che anche la sussiegosa città del Palladio va nell’unico indifferenziato senso del comune sentire. Solo Padova resiste di esiguo scarto (24,5% Pd e 23% Lega).
Dalle mura di Cittadella si vede anche il giallo dei grillini. È l’altra marea montante e non fa piacere. Quelli non sono fratelli, né affini. «Si sono sistemati – anzi «i se ga sistemà» – quelli sono i lazzeroni del Sud organizzato che vuole i contributi, ci metteranno nuove tasse, ci leveranno gli sgravi fiscali per dare dar mangiare a chi non lavora». Un altro millenarista che passa davanti al banco dei fiori ed è un pensionato, o forse uno che ha scambiato Di Maio con la Bonino, ma maledisce a passa oltre: «Li avete votati? Teneteveli», ringhia ai ragazzi del negozio.
C’è anche l’analista scafato che compra fiori e osserva una rosa appassita, «frollata come il piddì, scaduta come tutta la sinistra. Hanno fatto una nauseante, anacronistica campagna antifascista, l’hanno fatta indossare al corpo elettorale come una vecchia puzzolente camicia del Novecento. I centri sociali rappresentativi di tutti, la manesca campagna elettorale che autorizzava a pestare i poliziotti. È arrivato il boomerang che non s’aspettavano».
Il casolino auspica «due anni di Duce». Questa è la campagna elettorale che non si è vista, quella clandestina partita dalle strade e nei bar di cui la sinistra non ha mai sospettato e che ha vinto, fulminea e invisibile come una cospirazione.
Bepi Covre è un vecchio leghista in congedo, fece il sindaco di Oderzo e anche lui la vede la metafora sgangherata, conosce il gusto dell’irrisione e l’innocuo teatrale (noi veneti non abbiamo nulla da invidiare ai toscani), ma appartiene alla vecchia guardia maroniana pudica anche nelle parole, perciò in questa Lega non si riconosce più e non va oltre: «Me ne vado all’estero, un po’ lo faccio davvero, vado a festeggiare i mei 40 anni di matrimonio in Giappone. Ma non ho capito cosa vogliono questi grillini, pasti gratis per tutti? Non gli bastano i forestali che hanno? Ho paura dei neo pauperisti, mi preoccupa lo spread e il debito pubblico. Noi qui ci siamo dati da fare, la ripresa c’è e la vedo anche nella mia azienda con un aumento degli ordini del 20% nell’ultimo anno. Ho assunto e non trovo operai. Questi sono pericolosi. Anche se devo dire che il Di Maio che ho visto ieri non è quello di un mese fa. Deve essersi fatto una camomilla».
Al ristorante di Gorgo al Monticano il menù pende dalla parete assieme alla tavola dei Dieci Comandamenti. La Lega dieci anni fa aveva l’86%, ora il 50 e, cosa strana, la padrona assicura che i clienti oggi sono più silenziosi di ieri: «Senza risultati si accapigliavano, adesso no». Se chiedi della strage dei coniugi chiedono quale, «quella di Cison?». Il riflesso securitario non c’è più, la caserma Zanusso ospita 500 immigrati e nessuno li vede. «Un tempo eravamo Dc», ora sono leghisti as usual, forse perché a Gorgo il mercato è di giovedì, forse perché sono le due del pomeriggio e sembra già passato un anno.