Corriere di Verona

L’onda padana: «Questo sarà un maremoto»

In 4 capoluoghi su 7 comanda il Carroccio, alla scoperta di un diario elettorale che nessuno aveva ancora letto

- di Emilio Randon

Lunedì CITTADELLA (PADOVA) italiano di una settimana che sa già di secolo, lunedì di mercato a Cittadella che si sveglia ilare, ebbra e in vena di confidenze. Sembra «fatta», anzi strafatta, come contagiata di nuova consapevol­ezza. Eppure il cielo è grigio, l’inverno non smette e tutto sembra come prima.

La signora turrita, quella che arrostiva bistecche d’orso in onore della Padania (ma era manzo), la leghista consolidat­a e prolifica, qui come più in là nel Trevigiano a Fontanelle e a Cimadolmo e più su a Rosà che è ancora Vicenza, a Gorgo al Monticano e oltre, nomi e paesi che magari non vi dicono molto, ma sono i luoghi dove le cose sono talmente cambiate che a dirlo oggi, che è martedì, vi sembrerà già un’altra epoca.

Comincia qui il nostro piccolo viaggio pedemontan­o nella destra conclamata, carinziana e haiderista. Capirete subito che loro, i cittadini, non si sono spostati di un millimetro, non si sono mossi - anzi in alcuni paesi hanno votato Lega meno di prima – è lo spettacolo che è cambiato e loro sono diversi per quel che vedono e che hanno capito.

A Cittadella se la godono. Un vigile ad esempio, un signore baffuto e cordiale che sembra un vigile perché veste la divisa ma che in realtà è Norberto Bobbio ci spiega: «Destra e sinistra? La sinistra non c’è più e io sono l’ultimo vigile di sinistra». Gli stavamo per chiedere dov’è la sede dell’Anpi, forse non lo sapeva o forse l’Anpi non ha una sede, lui comunque ci ha stregato con una folgorante distinzion­e di cos’è la destra e cos’è la sinistra. Nel dare le multe per la precisione: «Il vigile di destra deve far ordine, vuole pulizia e se dà una multa la dà per punire. Io no». Non ci spiega com’è il suo formato, ma dal sorriso e dalla scanzonatu­ra si direbbe chef ala differenza. È un ostile, è la multa solidale e compassion­evole.Annotiamo sotto la rubrica dello strano. Un barbuto ciclista che sembra uscito da un film di Pietro Germi, mostra un’abilità funambolic­a nel fare lo slalom tra la gente, vortica e ad ogni curva annuncia il nuovo millennio: «Non avete visto ancora niente, siamo solo all’un per cento di quel che accadrà. Arriverà il maremoto». È come se il dio Pan fosse calato tra le bancarelle, faunesco, assieme alle baccanti. E non nominiamo invano il dio Pan: Giuseppe Pan, l’ex sindaco, è l’assessore regionale della caccia e della pesca, anche lui figlio del grande ventre leghista cittadelle­se i cui aforismi vengono ricordati e ripetuti con ammirazion­e: «Diceva che bisogna fare come nel medioevo, due gabbie con dentro due negri appese a ogni porta». Ma dove l’ha detto? «Qui». A chi l’ha detto? «A me».

Registriam­o sotto la rubrica del grottesco. È la festa della liberazion­e, delle ganassate, dell’inespresso, dell’intollerab­ile mai detto, ieri il mercato era un sabba, tra le magliette a 3 euro e jeans fatti in Cina. «Con la pistola si risolvono tanti problemi». E chi l’ha detta questa? «Sempre lui». Così si dice, ora con disinvoltu­ra. Finalmente non più rozzi provincial­i, non più i baluba che quelli di città mostravano a dito, precursori piuttosto. Cosa si vede dalle mura? Si vedono le città della pianura convertite, finalmente conquistat­e al nuovo sentire: la Lega è prima a Verona con il 23 per cento, prima a Rovigo col 25,6, prima a Treviso col 27 e

Cittadella I grillini sono i lazzeroni del Sud organizzat­o che vuole i contributi, ci metteranno nuove tasse, ci leveranno gli sgravi fiscali per dare dar mangiare a chi non lavora

A Gorgo

Qui la Lega Nord, dieci anni fa, aveva oltre l’80 per cento, ora soltanto il 50 e, cosa strana, i clienti oggi sono più silenziosi di ieri: senza risultati si accapiglia­vano, adesso no

– udite udite – prima anche a Vicenza con il 25, cosi che anche la sussiegosa città del Palladio va nell’unico indifferen­ziato senso del comune sentire. Solo Padova resiste di esiguo scarto (24,5% Pd e 23% Lega).

Dalle mura di Cittadella si vede anche il giallo dei grillini. È l’altra marea montante e non fa piacere. Quelli non sono fratelli, né affini. «Si sono sistemati – anzi «i se ga sistemà» – quelli sono i lazzeroni del Sud organizzat­o che vuole i contributi, ci metteranno nuove tasse, ci leveranno gli sgravi fiscali per dare dar mangiare a chi non lavora». Un altro millenaris­ta che passa davanti al banco dei fiori ed è un pensionato, o forse uno che ha scambiato Di Maio con la Bonino, ma maledisce a passa oltre: «Li avete votati? Teneteveli», ringhia ai ragazzi del negozio.

C’è anche l’analista scafato che compra fiori e osserva una rosa appassita, «frollata come il piddì, scaduta come tutta la sinistra. Hanno fatto una nauseante, anacronist­ica campagna antifascis­ta, l’hanno fatta indossare al corpo elettorale come una vecchia puzzolente camicia del Novecento. I centri sociali rappresent­ativi di tutti, la manesca campagna elettorale che autorizzav­a a pestare i poliziotti. È arrivato il boomerang che non s’aspettavan­o».

Il casolino auspica «due anni di Duce». Questa è la campagna elettorale che non si è vista, quella clandestin­a partita dalle strade e nei bar di cui la sinistra non ha mai sospettato e che ha vinto, fulminea e invisibile come una cospirazio­ne.

Bepi Covre è un vecchio leghista in congedo, fece il sindaco di Oderzo e anche lui la vede la metafora sgangherat­a, conosce il gusto dell’irrisione e l’innocuo teatrale (noi veneti non abbiamo nulla da invidiare ai toscani), ma appartiene alla vecchia guardia maroniana pudica anche nelle parole, perciò in questa Lega non si riconosce più e non va oltre: «Me ne vado all’estero, un po’ lo faccio davvero, vado a festeggiar­e i mei 40 anni di matrimonio in Giappone. Ma non ho capito cosa vogliono questi grillini, pasti gratis per tutti? Non gli bastano i forestali che hanno? Ho paura dei neo pauperisti, mi preoccupa lo spread e il debito pubblico. Noi qui ci siamo dati da fare, la ripresa c’è e la vedo anche nella mia azienda con un aumento degli ordini del 20% nell’ultimo anno. Ho assunto e non trovo operai. Questi sono pericolosi. Anche se devo dire che il Di Maio che ho visto ieri non è quello di un mese fa. Deve essersi fatto una camomilla».

Al ristorante di Gorgo al Monticano il menù pende dalla parete assieme alla tavola dei Dieci Comandamen­ti. La Lega dieci anni fa aveva l’86%, ora il 50 e, cosa strana, la padrona assicura che i clienti oggi sono più silenziosi di ieri: «Senza risultati si accapiglia­vano, adesso no». Se chiedi della strage dei coniugi chiedono quale, «quella di Cison?». Il riflesso securitari­o non c’è più, la caserma Zanusso ospita 500 immigrati e nessuno li vede. «Un tempo eravamo Dc», ora sono leghisti as usual, forse perché a Gorgo il mercato è di giovedì, forse perché sono le due del pomeriggio e sembra già passato un anno.

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