«La gente ha preferito i simboli alle persone»
Solo poco più di 4 mila voti a Verona città. «Meglio della media nazionale, ma è una magra consolazione»
Una debacle. Inattesa (in queste dimensioni) e perciò ancor più dolorosa. Flavio Tosi ha ricevuto domenica dai veronesi la «botta» più dura della sua lunga carriera politica. Il primo paragone politico va fatto col 23,65 ottenuto nel Comune capoluogo un anno fa dalle sue truppe, nel primo turno elettorale a sostegno di Patrizia Bisinella. Furono, quelli di allora, oltre 26 mila consensi. Cinque anni prima, nel 2012, erano stati oltre 41 mila. Mentre domenica scorsa, i voti certificati da Palazzo Barbieri sono stati solo 4.197.
Un decimo rispetto alla sua seconda elezione a sindaco (quando già aveva rotto col centrodestra «classico») e meno di un sesto rispetto a un anno fa. Uno schianto che fa rumore come la caduta di un baobab nella foresta. Lui è uomo dalle risorse notevoli, che ha saputo uscire spesso da situazioni difficili: le vecchie baruffe con Umberto Bossi, una delle quali clamorosa sotto la statua di Vittorio Emanuele, alla fine degli anni ‘90, oppure l’espulsione dalla Lega, oppure il mancato accordo, che pure era stato siglato, con Matteo Salvini e Bobo Maroni, sulla spartizione dei ruoli nazionali. Ma stavolta sarà davvero dura, mentre tanti amici lo hanno già abbandonato ed altri, già in queste ore, cominciano a guardarsi attorno, alla ricerca di approdi politici diversi. Lui mantiene la maschera di sempre: inalterabile, un mezzo sorriso sulle labbra, l’invito a non esagerare perché «mica è morto qualcuno». Ma l’uppercut è arrivato, ed è stato di quelli che fanno male. «Di sicuro – dice abbiamo preso meno di quanto sperassimo. Ma la spiegazione mi pare tutta politica, legata a una scelta che non è stata solo veronese, da parte degli elettori. Perché questo – sottolinea - è stato un voto legato a un trend nazionale, che è stato fortissimamente politico».
In che senso?
«Nel senso che noi speravamo che le persone che avevamo messo in lista, per il loro legame col territorio, per il fatto di essere conosciute o per aver ottenuto anche di recente risultati positivi in alcune regioni d’Italia, potessero alla fine davvero spostare qualche punto percentuale».
E invece?
«Invece, chiunque fosse il candidato che si sono ritrovati sulla scheda, gli elettori hanno scelto il simbolo: poteva essere un candidato veronese oppure uno paracadutato da chissà dove, poteva essere esperto o inesperto, noto od ignoto, il nome non ha spostato nulla di nulla, perché la gente stavolta ha sempre e comunque votato Grillo, Salvini, Berlusconi, attraverso il relativo simbolo».
A Verona non vi è andata affatto bene…
«No, questo mi pare sia chiaro. Abbiamo ottenuto un risultato leggermente superiore alla media nazionale di Noi con l’Italia, ma è una magra consolazione».
E adesso?
«Adesso mi pare che il vero problema, per tutti coloro che hanno un minimo di senso di responsabilità, sia quello della ingovernabilità del Paese: qui non ci sono i numeri neppure per le larghe intese, che in una situazione del genere poteva essere una soluzione logica. E allora si rischia di tornare a votare tra pochissimo».
A Verona cosa farete?
«A Verona per noi non cambia nulla: all’opposizione eravamo e all’opposizione restiamo. Pe il resto, abbiamo già in programma riunioni sia a livello nazionale che a livelli locale per decidere il da farsi».
Tra i suoi, qui in città, la delusione è palpabile...
«Ne ho sentito alcuni, con altri mi incontrò rapidamente nei prossimi giorni. Mah… La politica è fatta così. Ne parleremo a breve».
Ultima domanda: secondo lei, da oggi, la giunta Sboarina è più forte?
«Il dato più evidente, anche a Verona, è la grande vittoria ottenuta della Lega. Questo cambierà inevitabilmente i rapporti interni, il peso degli assessorati, il modo anche di prendere le decisioni. Quanto al sindaco, nel corso di questa campagna elettorale, sia pure senza apparire troppo, ha sostanzialmente lavorato per Fratelli d’Italia, che non ha peraltro ottenuto un risultato eclatante. Crescerà quindi nettamente il peso politico del Carroccio, a Palazzo Barbieri, questo è sicuro. Poi si vedrà».
Fedelissimi in fuga? Ho sentito alcuni dei miei fedelissimi, con altri mi incontrò rapidamente nei prossimi giorni. Mah… La politica è fatta così. Ne parleremo a breve