E Da Re adesso passa all’incasso: «Al Veneto spetta un ministro»
Il segretario agli eletti: «Fate i veneti». Gobbo: «Giorno storico»
Con questi risultati, la TREVISO Liga Veneta ora passa all’incasso: «Credo che possiamo aspirare ad avere un ministro veneto in un eventuale governo di centrodestra, perché possa portare le istanze del nostro territorio e spingere per conquistare l’obiettivo dell’autonomia». Gianantonio Da Re, il segretario nazionale, lo afferma con nitidezza e senza girarci tanto attorno, circondato dai colonnelli e dagli eletti mentre al K3, la sede trevigiana del Carroccio, si preparano i brindisi per un esito che tutti definiscono eccezionale. «Parlerò in modo paritetico con il segretario federale Salvini – assicura Da Re - vorrei ricordare che quando Maroni lasciò la carica qualcuno, qui in Veneto, si è speso per sostenere la sua candidatura, abbiamo creduto in lui». Insomma, al Quirinale ci vada Matteo, ma dal Veneto con la Lega più forte d’Italia un ministro deve arrivare.
Arrivano alla spicciolata i neo eletti, per le foto di rito e i complimenti a vicenda: tutti i trevigiani, da bravi padroni di casa, ma anche i vicentini Erika Stefani ed Eric Pretto, la rodigina Antonietta Giacometti, il veneziano Sergio Vallotto, il padovano Andrea Ostellari e molti altri. Da Re è uno che parla pane al pane e quando deve dare messaggi è più che schietto: «Nei collegi uninominali non abbiamo lasciato spazio agli avversari, ora chiedo un atto di fedeltà nei confronti dell’elettore: fate i veneti. Da oggi avete una grande responsabilità, che passa dalle mie mani e da quelle di Luca Zaia alle vostre. Ma sappiate che i sindaci rimarranno nei Comuni». Se per caso qualcuno avesse ipotizzato diversamente, meglio mettere le cose in chiaro.
Il segretario della grande vittoria non si tira indietro nel rimarcare che qualche polemica, nelle scorse settimane, c’è stata per le esclusioni dalle liste elettorali di alcuni esponenti di spicco (soprattutto nella Marca e nel Vicentino): «Le ritengo chiuse, erano tutte persone all’altezza dell’incarico ma non c’era spazio per tutti». Non si sofferma invece sugli alleati di Forza Italia o sui rivali del Pd e M5s: «Di problemi ne abbiamo già noi, non ci interessa occuparci di quelli degli altri».
Massimo Bitonci, il presidente della Lega e ri-eletto a Roma, accoglie la nuova classe politica, «amministratori e sindaci, persone capaci e preparate che ora dovranno fare squadra sul Veneto e per il Veneto».
È Bitonci a chiedere l’applauso per Toni Da Re, il cui autolavaggio era diventato una sede staccata del partito («ci rendiamo conto di quanto difficile sia stato il percorso e quanto abbia avuto ragione a tenere il pugno fermo»), e a rendere onore al padre fondatore, Gian Paolo Gobbo, l’ex segretario nazionale, che se ne sta seduto (in prima fila ovviamente) a guardare. Spetta a lui l’amarcord, condito da un grande entusiasmo: «Nel 1983 avevamo due parlamentari veneti, un senatore e un deputato – ha chiuso Gobbo -. Oggi solo qui a Treviso ne abbiamo sedici. È un risultato storico. E la cosa importante è che la Lega non sia cambiata, è sempre sé stessa, il simbolo è sempre lo stesso per il quale abbiamo combattuto le nostre battaglie».