Corriere di Verona

Lo sconcerto azzurro «Rischiamo di essere ininfluent­i». Brunetta «No, siamo decisivi»

Lo spaesament­o dei berlusconi­ani dopo l’onda leghista «Valiamo un terzo». Casellati: «Ha vinto la coalizione»

- di Giovanni Viafora

«Forza Italia è in grande VENEZIA ripresa, evviva Forza Italia». Alle 20, cenando, Renato Brunetta (in foto sopra), presidente uscente dei deputati azzurri, trova l’energia di rispondere all’ennesima telefonata della giornata: «Ma quale crisi? In Veneto abbiamo raddoppiat­o i voti rispetto alle Regionali del 2015». L’ottimismo — direbbe qualcuno —, il profumo della vita. Ma come tutte le cose, è questione di punti di vista. Certo: alle Regionali 2015 la Lega prese il 17,8 percento, contro il 6 percento di Forza Italia. Ma alle Politiche del 2013 l’allora Popolo delle Libertà in Veneto toccò quota 18,7, mentre il Carroccio si fermò al 10,5. Insomma, un altro scenario.

«La Costituzio­ne è chiara — dice Brunetta —, Mattarella darà l’incarico alla forza politica che ha più possibilit­à di dar vita ad un governo. E in questo momento ce n’è soltanto una: il centrodest­ra. E d’altronde ora c’è la fila per venire da noi...».

Ma anche in Veneto, tra i berlusconi­ani, la paura è che qualcosa adesso possa fuggire di mano. Ieri tra i candidati — sia quelli sicuri dell’elezioni, sia quelli bocciati — si ripetevano i contatti e le telefonate: confession­i, timori, confronti. «Vedrete — ci diceva una delle forziste in lista —, Salvini cercherà di prendere tempo e poi tra tre settimane, di fronte all’impasse, proverà ad allearsi con i Cinque stelle e noi rimarremo con il cerino in mano». Un governo sovranista, quindi, somma di leghisti e grillini? «Ma va là — sbotta Brunetta —. E allora sommiamo pure i voti di mia nonna! Restiamo alla realtà della politica. Noi siamo persone di parola, per cui ora saremo leali nell’appoggiare una leadership a targa Salvini. Era la regola che ci eravamo dati prima delle elezioni, ed è quella che rispettere­mo».

Ma le perplessit­à sono tante. C’è chi prova ad affidarsi alla ragione. Come Massimo Giorgetti, presidente del gruppo di Fi in Consiglio regionale del Veneto: «Forza Italia è l’anello di congiunzio­ne tra la Lega e il resto del Paese — afferma —. Nessuno è autosuffic­iente a livello nazionale. Per arginare i partiti della protesta fine a sé stessa, e quindi per arginare il M5S, serve un centrodest­ra forte, coeso e capace. I risultati elettorali dicono proprio questo: la coalizione formata da Fi e Lega nel Veneto è al lavoro da oltre 20 anni, è compatta ed è una dimostrazi­one che il buon governo dà buoni frutti, e che la protesta fine a sé stessa è un concetto che nel Veneto non passa come in altre parti d’Italia».

E lo stesso pensa Pierantoni­o Zanettin, che ha vinto la sua sfida uninominal­e (grazie a molti voti del Carroccio): «Salvini con Di Maio? Sarebbe un atto di autolesion­ismo — risponde a tarda sera —. La Lega finirebbe per andare a fare la stampella dei Cinque stelle. Diciamo invece che il risultato non mi ha stupito, non mi sono mai illuso».

Ieri però in casa Forza Italia c’era anche chi continuava a ripetere questa proporzion­e: un terzo. «In Veneto oggi valiamo un terzo del Carroccio», ci diceva uno dei candidati azzurri. Calcolatri­ce alla mano, il conto era il seguente: «In molti collegi, se sommiamo i voti di Lega e Fratelli d’Italia, noi diventiamo ininfluent­i. Cioè, il candidato all’uninominal­e del centrodest­ra vincerebbe lo stesso anche senza Forza Italia. E adesso questo si rifletterà sulle prossime amministra­tive. A Vicenza il candidato sindaco è già stato scelto, ed è di Forza Italia (Fabio Mantovani); ma i rapporti di forza sono destinati a cambiare».

Altri si lamentavan­o: «Abbiamo sbagliato le candidatur­e, la Lega ha puntato tutto su volti nuovi, freschi, puliti. E molto anche sugli amministra­tori, come Massimo Bitonci o come le sindache del Trevigiano. Noi invece abbiamo blindato i parlamenta­ri uscenti, che poi sono sempre gli stessi uomini. Per altro senza far fare loro campagna elettorale».

Insomma, non un clima di

Zanettin Salvini con Di Maio? Sarebbe un atto di autolesion­ismo. Perché fare la stampella dei grillini?

Giorgetti Nessuno è autosuffic­ie nte. Noi siamo l’anello di congiunzio­n e tra Lega e il Paese

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