Sboarina: «Avrò una giunta ancora più forte e legittimata» Ma la Lega può alzare la voce
Fontana a Roma? Se sì, via al rimpasto. Bertacco si tiene il doppio incarico
«Da oggi questa giunta è ancora più forte». Da Palazzo Barbieri, Federico Sboarina esulta per la nettissima affermazione, anche in città, del centrodestra veronese. I tre partiti che sostengono la sua amministrazione sono tutti e tre cresciuti. Anche se in maniera alquanto diversa tra loro. La coalizione è volata al 40,87% alla Camera, rispetto al 20,97 che aveva ottenuto al primo turno delle comunali. Il vero boom è peraltro della Lega, che aveva l’8,86% lo scorso anno, con 9.726 voti che quest’anno sono diventati 32.041. Quasi quadruplicati.
Una deflagrazione. Che inevitabilmente cambierà i rapporti di forza anche all’interno della giunta municipale. Forza Italia aveva il 3,4% per cento e adesso è risalita da 3.767 a 13.322 voti, nonostante alcuni suoi leader municipali non abbiano dato l’impressione di sudare sette camicie in campagna elettorale. Fratelli d’Italia, ossia la formazione politica più vicina al sindaco, aveva 3.010 voti un anno fa, ne ha ottenuti 7.241 adesso. Ma si dovrà studiare bene come si siano suddivisi i 14.998 voti ottenuti nel giugno scorso dal movimento Battiti (ricordando magari che Verona Domani aveva dato indicazione di voto per la Lega).
In ogni caso, il sindaco è soddisfatto e ringrazia «i tre partiti alleati, sia per la bella campagna elettorale che hanno fatto sia per la capacità di intercettare i bisogni dei veronesi senza scendere mai in polemica». Poi si complimenta con «coloro che siedono con me in giunta e in Consiglio comunale che sono stati eletti» e ribadisce che «la giunta e il Consiglio sono oggi ancora più motivati, forti di una bella legittimazione popolare che viaggia in percentuali ben sopra al dato nazionale». Quanto al governo nazionale, Sboarina auspica «di vedere la nostra coalizione a Palazzo Chigi, perché si realizzerebbe così la filiera RomaVenezia-Verona per i tanti progetti ambiziosi che ho per la città». Da Verona Domani arriva la soddisfazione anche di Stefano Casali, che si toglie un sassolino… tosiano dalle scarpe e sottolinea come «il centrodestra ha potenzialità di crescita maggiore se abbandona inutili e dannose alleanze con neocentristi che hanno allontanato una parte di storici elettori di centrodestra, sconfortati dal trovarsi in coalizione gente che ha sostenuto il referendum renziano».
Dai banchi dell’opposizione, esultano i Cinquestelle, volati dal 9,38 al 22,48 per cento, con 12.394 voti, ad uno stratosferico risultato di 30.346 crocette sulle schede elettorali veronesi di domenica. Era previsto un aumento (le elezioni politiche sono sempre più favorevoli ai grillini) ma probabilmente nessuno di loro si aspettava un risultato del genere. Crollo verticale invece per i seguaci di Flavio Tosi, di cui parliamo a parte. In città «tiene botta» il Partito Democratico, pur costretto ad affrontare le elezioni senza segretario (per giochi romani sull’esito del congresso, tenuto tre mesi fa ma mai convalidato) e squassato dalle polemiche (ultima quella su Carla Padovani, a tre giorni dal voto). I dem hanno ottenuto 27.318 voti, contro i 17.435 di un anno fa (anche se allora bisognava tener conto delle civiche alleate, a partire dai 5.603 voti di Verona Civica). Altrove è andata assai peggio. Ma molti dem, in riva all’Adige, parlano subito apertamente della necessità di una «rifondazione» del partito. Chissà se ne coglieremo presto segnali anche a Palazzo Barbieri. La sinistra-sinistra si è infine fermata a 6.420 voti, sommando i suffragi di Potere al Popolo e quelli di Liberi e Uniti. E anche qui, occorrerà vedere quale interpretazione darà a questo «segnale» il leader dello schieramento in Comune, Michele Bertucco. Capitolo a parte, infine, quello delle possibili sostituzioni a Palazzo. Dovrebbe volare a Roma (ma solo se avrà un incarico governativo) il vicesindaco Lorenzo Fontana: molti in corsa per la successione, da Luca Zanotto alla consigliera di Agsm, Francesca Vanzo (sostenuta dal senatore Paolo Tosato) ad altri. Eletto in parlamento anche il capogruppo leghista Vito Comencini: al suo posto aspirerebbero Roberto Simeoni e Mauro Bonato. Il senatore Stefano Bertacco (FdI continuerà quasi certamente a ricoprire i due ruoli (parlamentare e assessore ai Servizi Sociali). Mentre il presidente del consiglio comunale, Ciro Maschio se eletto potrebbe mantenere la carica, oppure rimanere consigliere semplice, oppure lasciare Palazzo Barbieri (a Mimma Perbellini) ma solo se ci fosse anche per lui un incarico… oltre lo scranno di parlamentare semplice.
Il sindaco Auspico di vedere la nostra coalizione a Palazzo Chigi
Casali
Meglio abbandonare dannose alleanze con neocentristi ex renziani