L’ascesa dell’export per le imprese veronesi «Minaccia dazi in Usa? Problema superabile»
Costantemente in crescita e àncora di salvezza per le aziende veronesi nei momenti più critici. Ma sensibile alle variabili politiche. Su export ed internazionalizzazione il focus dell’incontro che si è tenuto, ieri, all’Università di Verona. Un momento di confronto tra i ricercatori di Banca d’Italia, Unicredit e Confindustria Verona che ha permesso di fare il punto su ciò che le aziende veronesi hanno fatto nei mercati esteri e ciò che, invece, ancora devono fare. «Se osserviamo i dati delle esportazioni – ha analizzato Raffaele Boscaini, vicepresidente di Confindustria Verona con delega all’Internazionalizzazione – possiamo dire che la crisi è alle spalle. Il valore dell’export è in crescita costante e questo rappresenta un segnale molto positivo». Secondo i dati diffusi da Confindustria, e sostanzialmente confermati dalla Camera di Commercio, le esportazioni veronesi nel terzo trimestre 2017 sono cresciute del 7,1%, per un valore che ha superato gli 8,2 miliardi di euro. Aumento replica quelli riscontrati nei trimestri precedenti quando, in alcuni casi, si è sfiorata la doppia cifra di incremento. Verona, quindi, si è confermata la decima provincia italiano per valore dell’export, la terza del Veneto, e ha inanellato una serie e di altre performance. «Siamo i primi – ha sottolineato Boscaini – per export di bevande e di marmo. Secondi per esportazioni di prodotti alimentari, settimi per le calzature, tredicesimi per esportazione di macchinari. Ma attenzione, esportare non significa internazionalizzare, strategia che rimanda a una ristrutturazione complessiva del processo industriale cui le aziende dovrebbero tendere».
Selezionare i mercati, differenziarli, crescere in maniera articolata, infatti, permette di mettersi al riparo dai rischi delle turbolenze internazionali. Il presidente americano Donald Trump, ad esempio, ha minacciato di introdurre dazi anche nel settore agroalimentare, comparto che rappresenta il fiore all’occhiello della nostra economia e oltre il 26% dell’export scaligero. Il rischio di ripercussioni per le nostre aziende c’è, ma Boscaini predica tranquillità: «Credo che ogni epoca debba affrontare le proprie difficoltà di mercato. C’era grande timore anche per l’embargo in Russia, che non è stato tolto, ma che siamo riusciti a contrastare. Sicuramente, l’introduzione di nuovi dazi potrebbe creare qualche problema, in particolare a quelle aziende che hanno come unico sbocco commerciale gli Usa: per questo la nostra raccomandazione è sempre quella di diversificare direzioni e canali distributivi».Paolo Chiades, ricercatore di Banca d’Italia che ha analizzato la curva dell’export fino al 2016, ha sottolineato come il settore agroalimentare abbia permesso di affrontare meglio la crisi. «Minor perdita di quote – ha illustrato Chiades – ma rispetto ad altre province venete, l’upgrade qualitativo dei prodotti è stato meno importante».