Corriere di Verona

«Insieme a Cagliari, lo ricordo sorridente e sempre positivo Piango, incredulo»

- Matteo Fontana

Ha giocato con lui per un anno. La sua prima volta in Serie A, con il Cagliari, nel 2010-2011. Simon Laner incontrò così Davide Astori, che dei rossoblù era il leader difensivo, una presenza forte, calata in un carattere benevolo ed empatico. Davide non c’è più, ora. Domenica se l’è portato via un male improvviso, mentre dormiva, nella sua stanza d’albergo. Poche ore dopo avrebbe giocato, da capitano della Fiorentina, sul campo dell’Udinese: «Il mio ricordo di Davide? Quello di un uomo, uno sportivo e un papà sempre con il sorriso. Era una persona positiva, umile, con una semplicità difficile da trovare nel calcio. Di lui ho un ricordo talmente bello che faccio fatica ad immaginare il fatto di non ritrovarme­lo più davanti in campo», dice Laner, «bandiera» dell’Hellas, la squadra in cui è cresciuto e in cui, per tre volte, è tornato.

Continua il centrocamp­ista: «Avevamo giocato insieme nel Cagliari e nella partita di andata tra Verona e Fiorentina, giocata lo scorso 10 settembre, ci eravamo promessi di ritrovarci a Bergamo. Mia moglie è originaria proprio di quella città e anche lui è bergamasco».

Proprio quel giorno, al Bentegodi, Astori ha segnato il suo ultimo gol. Un tocco in area, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, per siglare il 3-0 per la Fiorentina, che poi s’impose per 5-0. Al ritorno, al Franchi, il Verona aveva vinto per 4-1, e la tifoseria viola si era arrabbiata, lasciando anzitempo lo stadio per protesta. Astori era una presenza solida nello spogliatoi­o, al di là della fascia da capitano. Dava consigli ai più giovani, a maggior ragione nei momenti di difficoltà. Laner lo rivede a Cagliari. Pensa a quando ha saputo di quel che è accaduto a Udine. Sospira: «Ero incredulo, come se mi fosse mancata la terra sotto i piedi. È una tragedia talmente enorme che non riesco ancora a trovare le parole. Un grande trauma. Tutto il mio appoggio va alla sua famiglia».

La vita di un atleta che se ne va così, in un soffio. Incredulit­à, è la prima sensazione di cui parla Laner. Il mediano dell’Hellas chiude con una riflession­e, quando gli si chiede come sia possibile che un sciagura del genere possa colpire degli sportivi tanto controllat­i: «È difficile dare una risposta vera e propria. L’unica cosa che mi viene in mente è quella di un malore imprevedib­ile e inspiegabi­le. Questa tragedia tocca profondame­nte tutto il mondo del calcio».

Di lui ho un ricordo così bello che fatico a credere che non lo rivedrò più

Era umile, con una semplicità difficile da riscontrar­e nel mondo del calcio

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