Corriere di Verona

«Un ragazzo serio, mai bisticciat­o con lui Siamo tutti scioccati e vicini al club Viola»

- Matteo Sorio

«Sono tragedie che ti fanno tornare coi piedi per terra. Capisci che siamo vulnerabil­i. Come qualsiasi altra cosa su questo pianeta». Capitano del Chievo, Sergio Pellissier, 38 anni, vicino alle 500 gare in gialloblù, parla a nome della squadra. La morte di Davide Astori ha scosso anche Veronello. Ed è difficile, pure il giorno dopo la maledetta domenica, attutire lo choc. «Uno choc, sì, che mi ha lasciato sbigottito», dice Pellissier. «Ho pensato che di punto in bianco potresti non esserci più. Ch’è poi la vita. Succede tutti i giorni. Ma finché non ti succede da vicino, credi che certe tragedie non siano così frequenti». È di Astori, della sua fine, che un calciatore, in queste ore, parla. Al campo. E a casa. «Ne ho parlato con mia moglie, s’è accorta subito ch’ero strano. Pensare che un ragazzo di 31 anni vada a letto e non si svegli più… quante volte si va a letto che non ci si sente bene: poi però la mattina dopo ci sei ancora, Astori invece no. La cosa peggiore è che lui forse non se n’è nemmeno accorto, ma chi gli vuole bene, ed è rimasto, vivrà col ricordo addosso: il che è straziante». Punta contro difensore, era stato marcato tante volte, Pellissier, da Astori (anche due domeniche fa a Firenze, in quella che sarà l’ultima partita di Davide), e il ricordo è vivo. «Vero. Un ragazzo serio, educato. Non ci ho mai bisticciat­o». È vivo, il ricordo, anche in quei giocatori clivensi ex compagni di Astori, come Tomovic in viola e Giaccherin­i in azzurro, o come Dainelli, che da ex viola l’aveva conosciuto di persona: «Tutti scioccati – racconta Pellissier –. Ma anche chi non lo conosceva c’è rimasto malissimo. È un episodio che ti provoca qualcosa dentro. Vedi anche gli altri campionati, tutti hanno ricordato Astori, tutti l’hanno “sentita”. Poi il fatto che si trattasse di un calciatore amplifica». S’è detto, «morti cardiache improvvise». Per Pellissier, invece, è qualcosa di scritto. «Io credo molto nel destino: 31 anni, Astori, controllat­o come tutti noi calciatori a inizio e a metà stagione, analisi del sangue di continuo. E non riscontran­o niente. Vuol dire che doveva succedere». È successo a lui. A lui ch’era allenato da Stefano Pioli, timoniere del Chievo nel 2010/11. «Ho pensato a Pioli, ai compagni, allo staff, al club viola – riflette Pellissier –. Credo sia una cosa veramente pesante. Succede tutto in un attimo e ti accorgi che da domani il tuo capitano, un ragazzo straordina­rio, non ci sarà più. Né in allenament­o, né in partita, né alle feste coi tifosi».

Anche chi non conosceva Davide Astori c’è rimasto malissimo

Io credo nel destino Astori, 31 anni, tanti controlli... Doveva succedere

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