Corriere di Verona

Meggiorini: «Sogno un gol da dedicare a mia mamma»

L’unico veronese atteso in campo: «Sarà match bollente, serve furbizia»

- Matteo Sorio

Battute e sfottò, ma mi vogliono bene anche gli altri tifosi. Noi in difficoltà? Abbiamo tutto per fare una gara perfetta

Il miracolo di Tarmassia. «Al bar o in bottega capita che qualche tifoso dell’Hellas mi dica: Riccardo, se il derby lo decidi tu… sono contento». Quando sei l’unico veronese in campo, il derby è un po’ più tuo. Specie se ti chiami Riccardo Meggiorini, 32 anni, cresciuto tra le mille anime di Tarmassia a Isola della Scala, la maglia dell’Hellas da giovanissi­mo (’97-2000, vivaio) e quella del Chievo da profession­ista (2014-oggi). Il suo derby, allora, «Meggio» lo racconta dalla sede della Paluani, marchio di famiglia del Chievo, era due giorni fa e l’attaccante della Bassa – 235 partite, 22 gol e 26 assist in A – incontrava lì il ct del ciclismo, Davide Cassani, di passaggio a Verona per presentare il 73esimo Trofeo Gino Visentini.

Eccoci di nuovo qui, Meggiorini, a parlare del derby e di lei, unico veronese che lo speaker nominerà sabato sera al Bentegodi…

«È qualcosa di speciale. La partita che ho sempre sognato fin da piccolo, soprattutt­o da quando ho iniziato a giocare, come ricordavam­o in famiglia l’altro giorno. Sarebbe una soddisfazi­one essere determinan­te: un gol nel derby mi manca».

A Tarmassia il nome Meggiorini mette tutti d’accordo…

«Gli amici che tifano Hellas mi fanno spesso qualche battuta. Tanti vogliono che vada di là. Tanti altri sono rassegnati, “vincerete voi senza problemi”, e io mi tocco (ride, ndr)».

È riuscito comunque a garantire una convivenza pacifica...

«Può essere. È che a Tarmassia vogliono tutti il mio bene. Diciamo che ho fatto da paciere, sì».

Un avversario del derby che stima, Meggiorini, o che comunque vorrebbe con sé al fantacalci­o?

«Quello che mi piaceva è andato via. Mi riferisco a Pazzini e alla sua presenza in area, da attaccante vero. Il fatto che non ci sia, per noi, è meglio. Comunque, per il fantacalci­o, mi tengo volentieri tanti dei miei compagni». Diceva che il gol nel derby le manca: se segna?

«Se segno sono contento (ride di nuovo, ndr). Davvero, continuo a rincorrere il gol per tanti motivi. Soprattutt­o per mia mamma: sto ancora aspettando di poterglien­e dedicare uno e il primo pensiero andrebbe a lei (parliamo di mamma Roberta, scomparsa un anno fa, ndr)». È il derby di A più bollente tra Hellas e Chievo?

«Credo di sì. È un momento clou del campionato. Il Verona adesso vede la salvezza, noi invece vediamo la zona calda. Giocano loro in casa, poi. Da una parte è il più delicato. Dall’altra, forse, anche il più bello. Abbiamo voglia di viverlo e di sentire quel tipo di pressione contro».

All’andata 3-2 per voi e tutta un’altra classifica: il Chievo di oggi è in piena lotta-salvezza.

«Noi abbiamo iniziato a un ritmo altissimo. Poi sono subentrati tanti fattori: mentali, fisici, episodici. Ora ci troviamo lì ed è una bella prova pure per noi: non avendo più la tranquilli­tà della salvezza già ottenuta, come negli anni scorsi, possiamo mostrare di avere anche altre qualità». L’Hellas invece, rispetto all’andata, è sempre rimasto lì.

«Sì, loro hanno sempre girato a ritmo basso. Vittorie strane nel senso d’inattese, come con Milan e Fiorentina, e magari qualche partita bucata nonostante sulla carta fosse più abbordabil­e, come il Crotone in casa. Un Verona un po’ altalenant­e. Ma il derby è a sé, si sa». Che tipo di Chievo serve?

«Va messa in campo tutta l’esperienza. Con l’aggiunta di un po’ di furbizia. E di decisione. Veniamo da un periodo non bello, è vero, ma dentro quel periodo abbiamo anche messo sotto un’ottima Udinese e pareggiato con Napoli e Roma. Nel derby abbiamo tutto per poter essere perfetti».

Derby speciale anche per Rolly Maran, che supera Gigi Delneri quanto a panchine in A col Chievo, 135.

«Maran è un pezzo importante della storia del Chievo. Ci allena dal 2014. Tre stagioni bellissime. È solo negli ultimi due, tre mesi che la situazione è andata verso un binario che non ci piace molto. Ma si tratta sempliceme­nte, adesso, di ragionare in maniera diversa da quando, a questo punto del campionato, eravamo già salvi. E in tal senso, tra noi e lui c’è una grande fiducia reciproca che non è mai mancata».

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