«Io, neo leghista che ha espugnato Roma ladrona»
«Diciamo che sono un buon prodotto da esportazione…». Cinzia Bonfrisco risponde sorridendo alla domanda su che effetto faccia essere una leghista eletta a Roma. La senatrice è in auto, sulla strada tra Pesaro (dov’era candidata all’uninominale, e dove pure ha ottenuto un ottimo risultato, sopravanzando il candidato del Pd e venendo battuta solo dalla candidata grillina) e Roma (dove è invece stata eletta all’interno della quota proporzionale spettante alla Lega). Nata politicamente nel Psi veronese (anzi nella Fgsi) degli anni ‘80, passata poi per molti anni tra i leader veneti di Forza Italia, Bonfrisco è oggi esponente di punta del rinato Partito Liberale. E racconta com’è nata l’intesa con Matteo Salvini. «Fino a pochissimi giorni prima del deposito delle liste – spiega – noi liberali facevamo parte della cosiddetta ”quarta gamba” del centrodestra. Ma proprio in quei giorni vedemmo arrivare accanto a noi diversi personaggi che erano stati legatissimi al centrosinistra e al renzismo: parlo degli ex ministri Costa e Lupi, ma parlo anche di Flavio Tosi, che pure in questo aveva avuto meno responsabilità… Ci pareva insomma di essere diventati una sorta di bad company. E per questo ce ne andammo…» …da Salvini. «Alla Lega abbiamo chiesto un rapporto politico serio. Quando Salvini è venuto ad illustrarci le sue proposte sulla flat tax ha trovato terreno fertile in un mondo che era liberale ma anche liberalsocialista: i liberali rimasti con noi erano infatti quelli riformisti, quelli di Altissimo, per capirci». E quanto ai posti… «…Salvini ci ha offerto 4 posti in lista, con la ”copertura“della quota proporzionale della Lega a Roma. E tutti sapevamo che il Carroccio, nella capitale, avrebbe fatto un grande exploit. L’accordo fu raggiunto con Salvini attraverso Giancarlo Giorgetti». Lei aveva lasciato Forza Italia e poi il gruppo di Raffaele Fitto… «…e avevo dato vita al gruppo Federazione della libertà (Quagliariello capogruppo e io vice). Personalmente ero uscita da Forza Italia in opposizione netta e dichiarata al Patto del Nazareno, e la proposta della Lega diventava quindi logica e conseguente». Che effetto fa essere una leghista eletta in quella che un tempo chiamavano Roma ladrona? «Come a Pesaro, mi sento un buon prodotto d’esportazione: nelle Marche ho puntato sulle tante somiglianze tra la parte nord della regione e il Nordest. E a Roma ho fatto un gran lavoro sui temi dell’autonomia, visto che faccio parte da tempo del comitato civico che chiede l’equiparazione di Roma Capitale alla Provincia Autonoma di Trento». E Verona? Dimenticata? «No, Verona resta nel mio cuore e mi sento una parlamentare espressione della nostra cultura e degli interessi del territorio veronese, per difendere il quale non mi faccio fermare da nessuno, e sottolineo da nessuno…».
Adesso torna a Palazzo Madama: da questo caotico postvoto, che governo può uscire? «Un governo di responsabilità guidato da Matteo Salvini, nuovo leader del centrodestra, magari aiutato da chi non se la sente di lasciare l’Italia nell’ingovernabilità».
Cinzia Bonfrisco Verona resta nel mio cuore e mi sento una senatrice espressione della nostra cultura