Corriere di Verona

«No a Carroccio e Pd noi grillini avanti da soli»

Dopo Salvini, parla il braccio destro di Luigi Di Maio E il M5S potrebbe avere un seggio in più in Veneto

- di Marco Bonet

«Noi il partit0 del Sud? Una sciocchezz­a. Siamo il secondo partito del Nord, e presto diventerem­o il primo anche qui». «Con la Lega non abbiamo nulla in comune». «Con il Pd? Mai». Il leader dei Cinque Stelle in Veneto, Jacopo Berti, risponde all’intervista di Matteo Salvini al Corriere del Veneto.

Hanno preso tanti voti. Talmente tanti che ci sono più poltrone che persone. Quattro solo in Sicilia: ora saranno redistribu­ite in tutta Italia, pure al Nord, una forse qui in Veneto, a Vicenza (ci spera Giacomo Bortolan, che ha mancato di un soffio il treno per Montecitor­io). Si attende solo il verdetto della Cassazione e della Giunta per le elezioni del Senato.

«Ho sentito Luigi, siamo felicissim­i», dice Jacopo Berti, capogruppo M5S in Regione, coordinato­re della campagna elettorale in Veneto, uno degli uomini più vicini a Luigi Di Maio. «Abbiamo centrato un risultato straordina­rio, in Italia e in Veneto. Qui, col 25%, siamo andati meglio che in Lombardia, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Non era scontato, vista la guerra che ci è stata scatenata contro negli ultimi mesi» Rispetto al 2013, però, avete perso il 2%, 80 mila voti.

«Parliamo di un’era geologica fa. La Lega, all’epoca, era al 10%, usciva dagli scandali dei diamanti in Tanzania, dalla defenestra­zione di Bossi. Oggi è al 32%: tutt’altro avversario». I vostri elettori sono sostanzial­mente gli stessi?

«In Veneto c’è un flottante del 25% che si riposizion­a ad ogni elezione: M5S nel 2013, Pd nel 2014, lista Zaia nel 2015. Sono cittadini “de-ideologici­zzati” che chiedono concretezz­a, pragmatism­o, soluzioni credibili e col loro voto determinan­o vittorie e sconfitte. Il nostro lavoro sul territorio sta pagando: nel Veneziano, dove abbiamo governato e governiamo, raggiungia­mo punte del 40%. Segno che nei Comuni stiamo facendo bene. I cittadini vogliono tentare strade nuove, dopo aver capito che quelle vecchie non li hanno portati da nessuna parte». Avete preso Marghera, la

roccaforte rossa.

«Siamo stati gli unici ad affrontare in modo sistematic­o il tema dell’inquinamen­to in quella zona, gli unici ad alzare la voce quando Fanpage ha sollevato lo scandalo rifiuti».

Non tutte le vostre battaglie però hanno pagato. Quella sui Pfas nel Vicentino non ha dato i risultati (elettorali) sperati.

«Manca la controprov­a. A quanto sarebbe lì la Lega oggi, se non fossimo stati in prima linea su quei fronti? Alcuni leghisti giuravano che sarebbero arrivati al 50%. Sono al 30». Siete di destra o sinistra?

«Siamo oltre le categorie dell’Ottocento. Davvero pensiamo che il mondo sia fermo a fascisti-antifascis­ti?».

Il Nord e le imprese Gli imprendito­ri temevano fossimo dei mostri e si sono stupiti delle nostre competenze. Presto ci prenderemo il Nord, abbiamo già superato Forza Italia

Nell’intervista di ieri al nostro giornale, Salvini ha detto dice che siete il partito del Sud, assistenzi­alista?

«Ma come si fa a dire una sciocchezz­a del genere? Siamo il secondo partito del Nord, e presto diventerem­o il primo anche qui. La strada è più complicata, perché il centrodest­ra è molto radicato in questa area del Paese, ma ci arriveremo. In fin dei conti abbiamo già superato Forza Italia». Da uomo del Nord, le piace il reddito di cittadinan­za?

«Vogliamo prendere lezioni dal Berlusconi dei mille euro a tutti, dal Renzi dei bonus a pioggia, da Salvini che promette di abolire le tasse? Il reddito di cittadinan­za, una politica attiva che aiuta a sostene-

re, formare e reinserire nel mercato del lavoro chi è in difficoltà, c’è in tutta Europa». Pronti a governare l’Italia? «Assolutame­nte sì».

Nonostante le aperture di Boccia e Marchionne, gli industrial­i non sembrano crederci più di tanto.

«Con Luigi abbiamo incontrato decine di imprendito­ri veneti. Sa cosa ci dicevano tutti? “Non pensavo foste così”. Temevano di trovarsi davanti il mostro e hanno scoperto le competenze. Non mie, per carità; messe a disposizio­ne del Movimento. È questo il significat­o della lista dei ministri presentata in anticipo». Siete diventati un partito?

«No. Non c’è struttura, organigram­ma, verticismo. I partiti non lo capiscono, continuano a contrastar­ci con vecchi metodi. Per questo spariranno».

Beh, c’è un «capo politico», lo Staff. E ora, forse, dovrete chiudere un’alleanza...

«Ne ho parlato con Di Maio, la linea è chiarissim­a: andiamo dritti per la nostra strada, non abbiamo nulla a che spartire con chi ha distrutto l’Italia. Non ci alleiamo né col Pd né con la Lega, sicuro». Salvini non vi vuole.

«Trovo incedibile che, dopo essere stato doppiato, ora abbia velleità di fare il premier. Con la Lega non abbiamo nulla

in comune, è impossibil­e qualunque convergenz­a. Zaia nemmeno mi saluta quando mi vede, si volta dall’altra parte. E va benissimo così». Quindi vi accomodate all’opposizion­e?

«No. Come un martello, caleremo sul tavolo i provvedime­nti di cui il Paese ha bisogno, quelli che nessuno potrà rifiutarsi di votare. Non ci stanno, vogliono fare l’inciucio? Lo rifacesser­o, vediamo come va a finire alle prossime elezioni. Saremo uno scoglio in mezzo al parlamento». Magari si torna a votare subito.

«Diciamocel­o sinceramen­te, il Rosatellum ha portato a Roma gente che non avrà nessun’altra chance nella vita. Secondo lei saranno disposti a tornare a casa? Magari dopo aver sborsato 50 mila euro per la campagna elettorale?».

Riaccoglie­rete Silvia Benedetti, rieletta deputato dopo il caso dei rimborsi?

«Alcune delle persone coinvolte hanno firmato una rinuncia alla proclamazi­one, consegnata in Corte d’appello. Dubito Benedetti l’abbia fatto. Confido in un atto di dignità: nessun le ha ordinato di fare la parlamenta­re, se sta lì è solo grazie al Movimento e il Movimento non la vuole più».

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In redazione Jacopo Berti, capogruppo del Movimento Cinque Stelle, ha coordinato la campagna elettorale in Veneto

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